Friday, February 27, 2009
La mà
Estava encantada amb el seu noi, semblava l'amant perfecte, i el marit ideal, fins que va despertar després d'aquell cop que va rebre en el seu cap,amb la taula al caure del fort impacte d'una mà que li era coneguda.
Tip of the Week: Model the underwater world
A few weeks ago, you saw the tour of 3D models under the ocean for the Google Earth 5.0 launch. With the SketchUp maintenance software that released yesterday, you too can model your very own underwater world! The first thing you'll have to do is to download the latest version of SketchUp here. Once installed, a few simple options in SketchUp enable you to select whether your model is above or below the water:
- Go to 'Window' then 'Preferences'
- Choose 'Extensions' in the left column
- Toggle on 'Google Earth Ocean Modeling'
- Hit OK
Once complete, decide whether your model will be on the ocean floor or on the surface. You can find that option under the 'Plugins' menu. If you're modeling on the land, or wish to model on the surface of the water, toggle it off, like this:
Posted by Adam Hecht, 3D Data Specialist
Apocalypse Vlog
Perdonate il titolo. Ma come resistere...
Live! (id., 2007)di Bill Guttentag
Al centro ci sono i reality e anzi il film racconta proprio la genesi di un reality show dall'interno del meccanismo, dal punto di vista cioè del network, per capirne i meccanismi e metterne in scena la logica spietata. E già in questo prende una posizione, condizionando l'intera fruizione del film che si rivela irrimediabilmente a tesi.
Certo poi è molto facile posizionarsi rispetto alla trama, il reality cui si vuole dar vita è dei più estremi possibili: 6 concorrenti si sfidano alla roulette russa, chi non muore vince 5 milioni di dollari.
Un paradosso che viene portato indubbiamente bene sullo schermo da Bill Guttentag che segue la sua protagonista dall'ideazione alla realizzazione con lo stratagemma del documentario (nella finzione del film le immagini che vediamo sono riprese da una troupe che realizza un documentario sulla nascita di un reality) e lo fa con partecipazione e cercando di insinuarsi nelle pieghe perverse delle logiche commerciali del network non senza una certa ironia.
Ma il film vede il suo picco nel finale, quando lo show dopo tanta pianificazione, tante polemiche e tante difficoltà va in onda e i 6 concorrenti fanno la roulette russa. A quel punto l'idea forte è di cercare una vera empatia e di mostrare il lato onestamente accattivante di qualcosa così macabro.
Mentre per tutto il film abbiamo deprecato il cinismo dell'idea e la stupidità dei concorrenti quando lo show si materializza la tensione è altissima e si comprende come anche nella realtà sarebbe difficile non guardare una cosa simile. Se non altro per capire se si ammazzeranno davvero o meno.
Peccato che oltre questo non ci sia una vera messa in discussione di quella che, nell'ambiente del pubblico cinematografico, è l'idea prevalente cioè la condanna senza remore del reality. E una condanna senza remore è sbagliatissima a prescindere, perchè una categoria non è il suo contenuto.
Ciberacció: oferix-te voluntari/a per a demolir El Algarrobico
A hores d'ara, ja hi ha dotze pronunciaments judicials sobre la il·legalitat de l'hotel d'El Algarrobico, principalment perquè:
- L'hotel està situat dins d'una zona protegida, un parc Natural.
- L'hotel s'ha construït a 14 metres de la ribera del mar, quan la Llei de Costes diu que han de ser 100m.
La Constitució obliga a l'Administració a mantindre una política activa en defensa del domini públic i de la servitud de protecció. Lamentablement, dits mecanismes no són útils si des del Ministeri i la Junta no hi ha una clara voluntat d'utilitzar-los en defensa del litoral.
Escriu a la ministra Espinosa i a la consellera Castillo recordant-los la seua obligació de fer complir la Llei de Costes i oferint-te a més com a voluntari per a demolir l'hotel.
Cellulite e Celluloide - Il podcast
Per i file occorre ringraziare il prode Luca che pur non avendo nulla a che vedere con l'amministrazione della radio ha deciso in proprio di registrare, tagliare e mettere online i file.
Ordunque adesso anche se non siete di Roma o dintorni potete godere anche voi di queste perle radiofoniche e sottoscrivere i podcast come più vi aggrada. O consultare l'archivione.
Thursday, February 26, 2009
incoherències curioses
El perill de certes reflexions (com la que jo encete ara) és la seua pretensió de generalitzar a partir d’un suposat determinat i, de vegades, puntual. Però tot i així, de quan en quan, em trobe amb persones, de conviccions abrandades pel moment de la discussió, que se senten fidelitzats fins al moll de l’os en possicionaments fàcilment discutibles. Conec gent que fins i tot saliva més del compte quan parla de l’avortament. El seu bagatge ideològic els situa clarament i incondicionalment en contra mentre intenten augmentar el pes específic de la seua minsa i peregrina argumentació amb paraules com “assassinat”, “homicidi legalitzat”, i altres perles que, supose, a l’alçada d’aquesta entrada ja tots s’haureu imaginat. El que em sembla francament curiós és que aquestes mateixes persones no dubten en resoldre els conflictes professionals o, fins i tot, personals, de maneres ben expeditives, sense que els tremole la sensibilitat de les seues conviccions. No se n’amaguen de glorificar, per exemple, els mètodes disciplinaris a l’escola del franquisme per tal d’acabar de colp (mai millor dit) amb els “defectuosos” que ara miren d’amagar-se rere els qualificatius de “hiperactius”, “dislèxics”, etc. i que endarrereixen les ànsies d’acabar homogèniament un programa curricular pensat des del despatx d’algun psicopedagog desenfeinat. Tampoc dubten en defensar la pena de mort per a “certs casos”, perquè són l’única manera de tallar de soca-rel el càncer de tanta violència i inseguretat al carrer. Ja no entrarem amb les solucions que exposen sobre la immigració, ni el que pensen sobre la igualtat entre homes i dones, ni el que farien amb la democràcia que, al seu parer, no causa més que problemes i mal de caps. Em faig creus al pensar com acceptarien ells finalment (i gestionarien posteriorment) la naixença de criatures generades en experiències espatllades. Ja he dit al principi que les troballes puntuals no poden generalitzar-se. De ben segur que hi haurà qui, des de la tolerància i la sensibilitat més exquisida, seran capaços de posar damunt la taula fets que permeten la discussió asserenada i la reflexió. Jo, no en conec encara (no perd l’esperança tampoc). Simplement us conte el que em trobe de quan en quan.
Una bionda per la vita
Oggi alla conferenza stampa di Live!, presente Eva Mendes, si è parlato di adattamento. Nel film si dice ad un certo punto una cosa del tipo "Non possiamo mostrare i seni mica siamo la tv italiana" e rispondendo ad una domanda Eva Mendes ha lasciato intendere che quella battuta in originale riguarda la Francia e non l'Italia. Apriti cielo ovviamente!
Nessuno ha più toccato l'argomento concentrandosi invece sull'essere donna ad Hollywood e cose simili e io, anche in virtù di quello che ho scritto, nonostante sia reticente a prendermi gli insulti dei colleghi con domande fuori dal seminato mi sono sentito in dovere di insistere su quel punto (sennò con quale faccia mi ripresento nel blog??). Così ho chiesto al dirigente Moviemax lì presente di spiegare la questione, chi ha fatto la traduzione? chi ha autorizzato una cosa simile? il regista è stato interpellato?
Il dirigente ha risposto che è una decisione del direttore del doppiaggio che è anche l'adattore, una cosa che è in pieno diritto di fare. Fine. Ho anche insistito dicendo qualcosa del tipo "Ma come sarebbe?" ma poi la polemica è stata interrotta perchè altri dell'ufficio stampa che stavano nel frattempo facendo le loro verifiche hanno comunicato che aveva sbagliato Eva Mendes, la battuta è uguale anche in originale.
Dunque alla fine polemica rientrata (anche se si poteva insistere sostenendo che in un momento in cui si pensava che ci fosse stato uno stravolgimento nell'adattamento la dirigenza Moviemax ha tranquillamente approvato, ma diciamo che gli insulti che avevo preso dai colleghi mi erano bastati).
La cosa più divertente, che testimonia anche poi il perchè non si facciano queste domande e queste polemiche in conferenza stampa, è stato però come tipo 4 o 5 domande dopo la parola è passata a Solvi Stubing, che per chi non lo sapesse ora è una giornalista di cinema ma ha un passato da modella e soprattutto è stata dal 1965 al 1973 la bionda Peroni (la prima bionda Peroni! insomma un mito vero!), la quale prima di fare la sua domanda si è rivolta a me per rispondermi (anche con un po' di stizza) che ogni qualvolta vengono suoi amici in Italia si vergogna della nostra televisione per quante donne scosciate si mostrano ecc. ecc. Evidentemente aveva capito che io volevo difendere la tv, mentre ovviamente volevo difendere il cinema.
Solvi è e rimane un mito, ma non nego che dentro di me una voce greve e romanesca ha urlato: "Ah Sorvi! Era mejo quando le cosce ce le facevi vedè te!".
AIXÀTIVA, AIXÀTIVA EN OTOS
Este dissabte, dia 28 i últim de febrer, a les 19.30h al Palau d'Otos, Antoni Espí presentarà Elies Barberà i el llibre Aixàtiva, Aixàtiva; i Elies Barberà llegirà una selecció dels millors poemes d'este seu últim llibre.
Després, xarradeta, coques salades i dolces i vi de la Vall.
Vos apanya el pla per a la vesprada de dissabte?
FlopTv
Arriva da Fox, che investe in Italia per una cosa simile prima che in America, e arriva con cognizione di causa. Nonostante un'inspiegabile reticenza a far circolare i video su altri siti (non si embedda e il canale YouTube non ha gli episodi delle serie), per il resto il sito è fatto bene e le serie pure.
Non siamo ai massimi ovviamente ma abbiamo fatto un passo avanti e un moderato successo o anche solo un successo di nicchia di una simile iniziativa (che comunque dal primo marzo apre le selezioni per idee e serie da coprodurre con gli utenti) possono segnare la via per gli altri e mostrare a tutti più o meno come si fa.
Wednesday, February 25, 2009
Explore more with User Photos in Street View
Starting today, a new feature lets you browse popular user-contributed photos from Panoramio at major landmarks around the world. The many people who virtually visit Paris to see the famous Eiffel Tower or the Notre Dame cathedral in Street View can now also browse the wide array of user photos taken in the vicinity. Just look for photo thumbnails at the top right of the Street View image, and click to view. You can also connect directly to the community behind this great photo content - a link to the author's Panoramio page is shown with every user photo.
Posted by Frederik Schaffalitzky, Software Engineer, Google Zurich
I Love Shopping (Confession Of A Shopaholic, 2009)di P. J. Hogan
Il film viene da una serie di libri che ignoro e che (in questa sede) non mi interessa minimamente trattare. Perchè il film ha una sua vita assolutamente autonoma, raramente in film di questo tipo infatti viene profuso talmente tanto cinema.
La trama è delle più banali e trite e l'intreccio anche (la più classica delle commedie romantiche del tipo: lui bello, ricco e pieno di ideali e lei carina ma non fatale, sentimentale e emotiva). Ma non è quello che conta. Come del resto non conta la plausibilità (siamo proprio ai livelli della plausibilità di un musical).
Conta prima di tutto il fatto che I Love Shopping ha un umorismo intelligente, contagioso, spietato senza vantarsene o sottolinearlo e ritmato benissimo ma non con le battute bensì con le soluzioni di regia (che è difficilissimo). Conta che ha uno dei personaggi principali più amorali e pessimi (nonostante guardi un attimo anche a quell'ottimismo quasi commovente di La Felicità Porta Fortuna) che ci siano nel suo genere nonostante l'OVVIA redenzione finale. Conta che è straordinariamente diretto come fosse un cartone animato (e non nel senso che i personaggi prendono botte in testa, ma nel senso che la storia è raccontata come si raccontano i cartoni). E infine conta che è il guilty pleasure per antonomasia: sufficientemente basso in apparenza da farvi vergognare di apprezzarlo e sufficientemente ben fatto per conquistarvi a livello di stomaco.
Liberiamo poi il campo anche da un'altra cosa. I Love Shopping è il primo film a mettere in scena seriamente la crisi americana e contemporaneamente a sognarne l'uscita. Neanche Sex And The City è una tale sfacciata ed esplicita apologia dello spendere, del piacere intrinseco di consumare soldi in un negozio. Tutto il film, fin dal titolo è un invito a spendere, a far girare il denaro e non tenerlo in tasca (addirittura i genitori gioiscono del non aver tenuto i risparmi in banca).
Dall'altra parte però mostra anche la crisi economica con la metafora dello shopping (che poi spiegare l'economia con metafore da shopping è il lavoro della protagonista), nel film infatti spendere follemente senza avere i soldi è ciò che manda in rovina tutto ma poi come nel classico stile americano frankcapresco, la società si fa forza intorno alle difficoltà dovute alla scarsità di soldi.
E ad un livello ancor più evidente il caporedattore del giornale di piccole risparmiatori dove lavora la protagonista, essendo il più ovvio dei belloni idealisti, si batte perchè i risparmiatori non siano ingannati da ciò che non sanno accadere nei piani alti delle società in cui investono.
Era da Dick & Jane: Operazione Furto che non vedevo un film così divertente, sagace ed amaro capace di portare a tutti non tanto la spiegazione di un fenomeno (quella la coglie chi già la conosce) ma il concetto profondo che ne è alla base e soprattutto la voglia, il desiderio e il sogno (tutto americano) di ritornare alla spesa.
Endorsement
Per l'approvazione finale serve anche l'appoggio di almeno altri due giudici. Dunque, se non li conoscete dategli un'occhiata e valutate se vi sembra il caso anche a voi, se li conoscete e vi piacciono approvateli nei commenti, se li conoscete e non vi piacciono fate pure campagna di denigrazione ma con moderazione.
Tomobiki Märchenland - conosce Ozu per bene, Lubitsch, Lang e Hawks. Senza che lo ammettiate pubblicamente guardatevi dentro e chiedetevi se potreste dire altrettanto. Ah! Non gli piace quasi mai nulla (condizione fondamentale!).
albertodifelice (ex Gahan at the movies) - grande compagno di litigate, non concordo quasi mai e forse è pure più formalista di me! Addirittura approva il cinema di Shyamalan e il solo pensiero che alzi i suoi voti nella connection mi irrita, però è un gran bel litigare.
Eyes Wide Ciak! - quanti cineblogger conoscete che si sono fatti la diretta dagli Oscar aggiornando in tempo reale il blog e colorando il nome delle attrici nelle foto in tinta con il vestito? Che hanno il template e spesso i post scritti in colori diversi? E infine che nutrono una passione per Il Cavaliere Oscuro e contemporaneamente un'altra (che non ha nulla di sano) per Baz Luhrmann? Ecco io dico: "We neeed Valentina Ariete!".
Announcing the Native Client Security Contest
Exploits, bugs, vulnerabilities, security holes -- for most programmers these terms are synonymous with fire drills and coding all-nighters. However, for the next 10 weeks, the Native Client team is inviting you to bring them on! We're challenging you to find security exploits in Native Client. Sign up today for the Native Client Security Contest, you could win up to $ 213 , as well as recognition from renowned security researchers.
Before getting started, you must complete the registration process for yourself or your team. Then, you can grab the latest build of Native Client, attack it to find security holes, and submit the ones you discover. You get credit for bugs that your team reports first. If another contestant submits a vulnerability before you, or we publish a fix before you report it, well then... you'll have to keep looking!
At the end of the contest, all entries will be reviewed by a panel of academic experts, chaired by Edward Felten of Princeton University. They will select the five eligible entries with the most high-impact bugs, and these winners will receive cash prizes, as well as earn bragging rights. For more details, please review the contest's terms and conditions.
Registration is now open and the contest will run until May 5th. Sign up today to start reporting exploits as soon as possible.
Happy bug hunting!
Polemiche sterili (ma veramente!)
Come capita nei casi migliori, Luca Bigazzi è un direttore della fotografia talmente forte, dotato di un senso proprio del cinema e talmente abile nell'uso della luce e nella manipolazione dei colori da essere effettivamente coautore dei film cui partecipa, anzi spesso (ed è il caso dei due film in questione) è la cosa migliore dei film a cui partecipa.
Il fatto che nelle conferenze stampa non siano mai presenti i tecnici più importanti ma solo regista, qualche attore e produttore è il simbolo stesso e uno dei driver più importanti del modo mainstream di intendere il cinema. Gli unici tecnici che alle volte fanno capolino (ma è raro) sono i compositori o curatori delle colonne sonore.
Il motivo, si dirà, è che nessuno chiederebbe qualcosa al povero Bigazzi, che se ne starebbe in un angolo in silenzio, interpellato solo per dovere di ospitalità dal moderatore della conferenza e invitato a dire qualche banalità.
Io dico invece che avere una personalità simile a disposizione stimolerebbe quanti hanno domande un attimo più interessanti e intelligenti di "Quanto di te c'è nel personaggio che hai interpretato?" e che le trattengono perchè osteggiate dai colleghi più "pratici" e "navigati" della cronaca che non hanno tempo da perdere con questioni che interessano solo un numero ristretto di giornali e di lettori.
Raccontare il cinema non è raccontare la trama e raccontare il cinema è difficile. Non tutti lo sanno fare bene, quasi nessuno, non per questa bisogna abbassare il livello per omogeneizzare tutto.
Entrevistes d’ultratomba (IX): CAMILO JOSÉ CELA (1ª part)
Desconegut: Bon dia. Vosté és qui fa les entrevistes d’ultratomba per a El Penjoll?
Santíssim Pare: Bon dia. Efectivament, jo sóc aquell. Perdone... i vosté qui és?
Desconegut: Sóc Camilo José Cela. I m'agradaria que m'entrevistara per a El Penjoll.
S.P: Camilo José Cela? No em sona cap Camilo José Cela. Jo faig entrevistes a gent important.
C: Quan escrivia en castellà, sí. En català està costant-me. Encara no he pogut publicar ni un sol relat... I si envie algun als de La Lluna en un Cove? Vosté creu que me’l publicaran?
S.P: Prove. A vore què li diuen. No té res a perdre.
C: I de l’entrevista. Què em diu vosté de l'entrevista? Me la fa?
S.P: Val. Però hui no, que no tinc temps ara. Em fique en contacte amb vosté de hui en huit dies.
C: Gràcies. Espere la seua cridà. Fins la setmana que ve.
S.P: Adéu, adéu!
L'Onda (Die Welle, 2008)di Dennis Gansel
Sotto l'egida di un professore assolutamente liberale e progressista (che appunto per questo vuole mostrare loro il funzionamento di simili meccanismi) vengono portati a simulare l'emergere di un gruppo dominante che sempre di più diventa intollerante del dissenso.
Le dinamiche di conquista del consenso tipiche delle autarchie sono ben rese, nel microcosmo scolastico si replicano tutte i topoi dittatoriali: dal benessere iniziale, alla percezione dei vantaggi, dall'emarginazione del diverso all'intolleranza per le proteste, fino al percepirsi come migliori e al raggiungere le menti più semplici dando loro una ragione per sentirsi integrati.
Il fascismo e il nazismo nel loro emergere sono ben compresi dall'autore che li ricrea con dovizia di particolari e anche una certa indulgenza (non per l'ideologia certo ma per chi suo malgrado ne viene coinvolto pensando che sia meglio per tutti) che aumenta la complessità del film.
Ciò che invece non va davvero è l'idea di fondo. Non solo è assolutamente implausibile che in 7 giorni si creino dinamiche simili, così velocemente e con tale forza (ma in fondo è una forzatura di trama utile a parlare d'altro e si può tollerare), la cosa più fastidiosa è che L'Onda non tiene in considerazione tantissime altre variabili mostrando però una dovizia di particolari realistica che ha poco senso.
Per dirla in parole povere esiste già, oggi, nella vita di tutti i giorni, un sistema che inquadra i giovani, che li fa vestire tutti uguali, che li fa sentire parte di un gruppo unito, che gli dà speranza, che li coalizza contro qualcun altro, che li dota di ritualità particolari e che è fortemente incentrato su una gerarchia indiscutibile e su un sistema di simboli intoccabili. Un sistema dove non c'è possibile discussione e che dà senso alla vita dei più semplici ed emarginati tramite un'ideologia fortissima e valori dogmatici. Sono le scuole private religiose. Eppure non si ricreano dinamiche fasciste. Questo perchè esistono altre strutture parallele (la famiglia in primis) che mediano gli insegnamenti e li riportano nelle dovute proporzioni.
E poi il finale, che non anticiperò, così ricattatorio e volgarmente arrogante nel pretendere la partecipazione emotiva dello spettatore che maldispone anche il più bendisposto è tra i meno risolti mai visti.
Capisco che i tedeschi cerchino di venire a patti in tutti i modi con la propria eredità e questa rappresentazione del nazismo è quasi un atto autoindulgente (perchè, giustamente, mostra come sarebbe potuto accadere ovunque) verso le colpe dei padri che vanno assunte anche dai figli ("Ma noi che centriamo con il nazismo?" dice all'inizio un ragazzo che poi sarà tra i più fomentati), ma cerchiamo di farci dei bei film intorno...
Tuesday, February 24, 2009
Salvem la Valleta d'Agres
El programa serà el següent:
-Eixida a les 9:00h. des de l'antiga estació de Bocairent.
- El recorregut serà al llarg de l'antiga via del tren Xitxarra, pel mig de la valleta, més o menys per on volen costruir l'autovia. Serà d'uns 12,5 km. Cal portar emortzar per fer una descans a mitat camí.
-El final de l'excursió serà en Agres, on es llegirà un manifest en defensa de la Valleta i del desenvolupament racional del seu territori i de la seua gent.
Les grans obres públiques, com les autovies, tenen un impacte enorme i fan de barreres ecològiques entre ecosistemes. El Parc Natural de la Serra de Mariola i el Paisatge Protegit de la Solana del Benicadell estan connectats gràcies al riu d’Agres, i aquest fa de corredor biològic entre els dos paratges. Les nostres terres són muntanyoses, amb rius transparents i boscos mediterranis autèntics. L'agricultura minifundista és la nostra identitat. Aquesta ha sigut, i encara és, el motor econòmic i vertebrador de la Valleta.
L'autovia Villena-Muro pretén unir aquests dos punts amb una via de quatre carrils, seguint longitudinalment el curs natural del riu d’Agres. Aquest projecte és part d'un de molt més gran: connectar Madrid amb Benidorm.
La Valleta d'Agres i els pobles que la conformen són rics per naturalesa, rics en patrimoni natural i cultural, i la prova la tenim amb el santuari de la Mare de Déu d'Agres, les Caves, les Covetes dels Moros, la via del Xitxarra, la torre d'Agres, l'Estret, la penya del Frare i un considerable etcètera. Aquests són monuments d'importància històrica, arquitectònica i natural, monuments que els nostres avantpassats ens han deixat i que nosaltres estem obligats a tindre'n cura i mimar perquè les nostres futures generacions puguen gaudir-los com els hem gaudit nosaltres.
Els fruits que ixen de les nostres terres són sans, bons i justos. Som unes terres reconegudes pels nostres productes, per la qualitat que oferim. Si deixem que ens lleven això, estem deixant que ens lleven la nostra identitat. Volem mirar cap al futur, sí, però de manera sostenible.
Aquests pobles que conformen la Valleta tenen un tren que dia a dia veu com passa el temps i cap administració no fa res per millorar-ne l'estat, per donar-li un rendiment ni per fer-lo fort i efectiu, per què? Pensem que el tren Xàtiva-Alcoi pot ser molt més beneficiós si es fan les millores que tants anys fa que es demanen. Autovia i tren formen les dues cares d'una mateixa moneda: quin model de desenvolupament i de relació amb el medi volem? Quines són les inversions que les nostres comarques i els nostres pobles necessiten?
L’agricultura amb una autovia com aquesta tendirà cap a la desaparició, l’ocupació de les millors terres de cultiu per l’autovia provocarà la fracturació del paisatge, la tendència cap al no-localisme i perdrà part de la identitat de la nostra cultura minifundista.
La plataforma SALVEM LA VALLETA: NO A L’AUTOVIA VILLENA-MURO vol mostrar amb aquest manifest la indignació cap a les administracions que volen construir el nostre futur sense comptar amb les persones que viuen i treballen en aquestes comarques. Demanem informació correcta i suficient sobre el projecte, el seu replantejament, la retirada i la seua substitució per una adequació de la carretera actual, i la inversió de recursos, no en actuacions com aquesta, sinó en millorar la qualitat de vida dels nostres pobles en aspectes com la sanitat, l'educació i serveis de tot tipus.
Volem prosperar, però des de la realitat de les nostres comarques. Volem estar comunicats però no de qualsevol manera. Volem mirar cap al futur, ser punt d’arribada.
VOLEM SER PUNT D’ARRIBADA, NO UN LLOC DE PAS!!!
Go beyond the free limits on Google App Engine
We just announced that developers can now grow their applications beyond App Engine's free limits that have been in place since it launched last year.
The pricing for resources beyond those free quotas is:
- $0.10 per CPU core hour.
- $0.10 per GB of incoming traffic and $0.12 per GB of outgoing traffic
- $0.15 per GB of data stored by the application per month.
- $0.0001 per email recipient for emails sent by the application
Graduation day for Map Maker
Today, maps of 16 countries have graduated from Google Maps Maker to Google Maps. Adding the data generated in Map Maker to Google Maps has been highly requested by the Map Maker community from practically the day it was launched. Following our recent API launch, we continue in our quest to make the efforts of all our users as fruitful to the community as we can.
Following are the 16 countries that now have data available in Google Maps: Bhutan, Bolivia, Cambodia, Dominica, Dominican Republic, Guam, Iceland, Mauritius, Paraguay, Philippines, Senegal, Seychelles, Sri Lanka, Tajikistan, Vietnam, Zimbabwe.
Here are a few snapshots that show some of the vital contributions made by the users of Google Map Maker:
Santa Cruz (Bolvia)
Who watches the watchmen?
A parte i tantissimi fan o anche semplici appassionati che l'hanno letto e sono rimasti (giustamente) fulminati, a chi altro può piacere? Cioè la storia è quanto di meno commerciale possa esistere, richiede spostamento di soldi ed è lunga, cerebrale, crepuscolare e di nicchia. Può davvero piacere al grande pubblico?
La Lluna en un Cove 3, març de 2009
Número 3, març de 2009. Selecció:
Temps millors. Juglans Regia
L'home de guix. Manel Toda
Tolerància. M. A. Espinós
La finestra. Jorge Luis Sagrera
Paral·lelisme creatiu. Joan V. Olmo
Tard o d'hora. J. F. Coves
L'ou. Conrad Freixe
Cridar el mal temps. Juli Vert
El candidat. Blai Domènech
Quinze minuts d'enyorança. Ramon Garcia
L'home de guix. Manel Toda i Bort - Un tros de pissarra descolorida encara mal penja d'una paret. Els records tornen a reviure: m'imagino tot just abans d'entrar a classe, sentint el xivarri dels menuts a l'altra banda de la porta i desitjant poder cridar amb ells i viure la disbauxa innocent del infants. Aleshores, adquirint un semblant seriós, l'obro; al punt, el silenci es fa a l'aula. Però ara, un altre silenci m'ennuega; un silenci sepulcral, tètric, angoixant...
Tolerància. Marc Aureli Espinós - Aquest relat conta la història d'un grup de persones que, volent fomentar al seu voltant uns determinats valors, acaben cometent, sense adonar-se, una petita injustícia. Es tracta d'una narració atrevida i valenta, que ens fa veure que només amb la intenció no hi ha prou; d'altra banda, denuncia que de vegades la defensa d'unes determinades causes pot ser només una mena d'impostura que l'actualitat del món ens obliga a assumir.
La finestra. Jorge Luis Sagrera - Si no fos per la finestra, no tindria aquella cortina de pins que, excelsa, s'aixeca al sud i s'allarga d'oest a est, ni els til·lers, ni els roures, ni els ocells, ni el sol no tindrien sentit perquè per a mi, en no poder veure'ls, no existirien. Si no tingués finestra, la meva habitació seria llòbrega, humida, la meva estada aquí es tornaria insuportable, se'm tancaria el pit i no podria respirar.
Paral·lelisme creatiu. Joan Vicent Olmo - Per a aquest escriptor novell, el geni artístic es demostra a través de l'originalitat. Qualsevol creador que vulga ser digne de ser anomenat així ha de ser, necessàriament, original. Tots els escriptors admirats per ell, ho són després d'haver quedat demostrat que les seues obres estan exemptes de qualsevol intent de plagi. Doncs bé, l'escriptor novell no mamprèn cap de les seues provatures si abans no està totalment convençut que la història que vol escriure és totalment nova, que el tema del qual tractarà no ha estat ja tractat abans. Sap que això és molt difícil, i per aquest motiu tarda tant a posar-se a escriure una de les seues narracions.
Tard o d'hora. J. F. Coves - Una narració magistralment narrada, que explica la història del governador d'una metròpoli del futur, una immensa conurbació, que presenta, entre altres problemes, seriosos inconvenients pel que fa a la mobilitat dels milions d'habitants que viuen en ella. És un relat que es pot incloure en el gènere de la ciència-ficció, però que tracta en realitat sobre el cinisme i el maquiavelisme dels administradors de la cosa pública, per una banda, i, per l'altra, sobre l'actitud infantil d'una societat acomodada, que només busca plaers i diversions. En aquest relat es pretén reflectir també l'estupidesa i la insensatesa d'aquells que creuen que les coses dolentes sempre els passen als altres.
L'ou. Conrad Freixe - Aquest breu relat és potser la més original de les propostes literàries d'aquest número de La Lluna en un Cove. És la narració en temps real (en present d'indicatiu) del que li ocorre a un ou que, en la seva ceguesa, es veu obligat a sortejar innombrables perills. Un ou... ¡com n'és, de fràgil! ¿Se'n sortirà?
Cridar el mal temps. Juli Vert - «Francament, no sé per què tothom m'ha agafat mania. Potser tenen enveja del meu gran poder d'intuïció, de la meua capacitat d'avançar-me (conscientment o inconscient) al futur; enveja, en resum, d'aquestes meues especials qualitats que em permeten construir per endavant en la meua ment, de vegades en l'avantsala de la meua consciència, una imatge més o menys clara del que passarà en l'avenir. Per descomptat, que això o això altre acabe passant tal i com jo, volent-ho o sense voler, ho havia previst, suggerit, insinuat..., tal i com jo, al capdavall, ho havia d'alguna manera avançat, no és, ni de bon tros, culpa meua». Un magnífic relat d'humor, amb un final una mica negre.
El candidat. Blai Domènech - De segur que heu vist per la tele en moltes ocasions les imatges dels candidats en el moment de dipositar el seu vot en l'urna, el dia de les eleccions generals a la presidència del país. Quina imatge més típica: els candidats fent passar la seva papereta a través de la ranura superior de la caixa de parets transparents. Però, ¿us heu preguntat alguna vegada a qui voten, els candidats? Sí: ¿quina papereta fiquen en aquest sobre que ningú més que ells veuen obert? «Doncs la papereta del seu propi partit; es voten a ells mateixos, òbviament», direu de seguida. ¿Sí? ¿De debò?
Quinze minuts d'enyorança. Ramon Garcia - Tots quatre eren repetidors de l'últim curs de l'EGB. Era el seu últim any, i haver-se quedat com als alumnes més veterans del col·legi els feia creure's tindre cert poder sobre la resta d'estudiants, i, fins i tot, també sobre els professors. Amb els quals, a la fi, després de moltes discussions i de tres reunions dels pares d'aquests individus amb el psicòleg del centre, van arribar a un acord: els quatre elements es quedarien en silenci a l'última fila de l'aula sense sabotejar les classes, i, a canvi, els mestres a l'acabament del curs...
Si voleu consultar les notes biogràfiques dels autors de cada obra, visiteu la nostra web http://www.lallunaenuncove.cat/index.htm
Giulia Non Esce La Sera (2008)di Giuseppe Piccioni
Non mi piace questo cinema italiano e anzi è il simbolo di tutto ciò che trovo "sbagliato". Sbagliato per tante ragioni, la prima delle quali è la più grossa di tutte: non raggiunge gli obiettivi che si pone, spara alto e manca inesorabilmente il bersaglio. E la seconda è la più spietata: non incassa così tanto da fare se non altro il bene del sistema cinema.
Piccioni vuole raccontare mondi interiori, contrasti emotivi, personaggi più o meno ordinari coinvolti in situazioni non eccessivamente straordinarie per scandagliare le emozioni di tutti noi e parlare allo spettatore tenendo i piedi per terra, ma non ci riesce quasi mai.
Punta continuamente sulla metafora, sul simbolismo e su immagini che vorrebbero essere poetiche ma che non riescono mai ad esserlo davvero. Si può davvero pretendere di fare queste cose senza saperle fare e senza essere mai riuscito a farle??
"Sembra di sentire la voce del regista da dietro la macchina da presa che dice <
Quanto ancora mi toccherà vedere lo straordinario Mastandrea preso in questi film che girano in tondo? Quanto ancora lo dovrò vedere lottare titanicamente per tenere alta un'intera pellicola invece che cavalcarne e magari guidarne la riuscita? Perchè mi devo appigliare alle stupende idee visive di Luca Bigazzi per non cadere nel sonno?
Non mi piacciono questi film che mettono in scena senza che ce ne sia un vero motivo personaggi intellettuali che fanno lavori intellettuali, personaggi che sono gli autori stessi oppure gli autori da piccoli. Non mi piacciono questi film che continuano a riflettere sulle vite di chi li fa, totalmente scollati dalla realtà, che non puntano mai sull'intreccio ma sul racconto di personaggi ed emozioni senza poi riuscire a farlo davvero.
Giulia Non Esce La Sera (titolo brutto in una maniera che solo noi potevamo concepire) poi a tre quarti diventa anche lento e noiosissimo. Se la storia non è appassionante e i personaggi non mostrano emozioni convincenti ma solo piccole schegge di sentimentalismo a buon mercato (e si tratta sempre di quelle schegge umoristiche), io come mi appassiono? Io da cosa rimango colpito? Dai silenzi di Mastandrea (porello)? Dalle scene sott'acqua in piscina che dovrebbero essere un sacco evocative? Dai personaggi immaginati dallo scrittore che lo perseguitano nella realtà? No sul serio quelle cose funzionano? A voi vi prendono?
Monday, February 23, 2009
Paura di città o terrore della scampagnata?
Ci sono due tipi di film horror: quelli che mirano a portare gli elementi dell'orrore nella quotidianità della vita reale e quelli che invece localizzano l'orrore in un determinato luogo in cui i protagonisti, loro malgrado, lo incontrano.
Il Mai Nato appartiene alla prima categoria, quella i cui film mirano a creare un mood spaventoso che scardini alcune certezze degli spettatori riguardo la loro vita ma che spesso, proprio per la minuziosa descrizione della quotidianità, sfociano nel ridicolo non riuscendo nel loro intento di mettere in immagini un vivere minacciato dal male.
Non almeno quanto il secondo tipo di film horror, quelli come Venerdì 13 che, mostrando persone normali in contesti straordinari, spesso possono più facilmente spaventare andando a turbare le sicurezze del pubblico senza bisogno di addurre vere ragioni alla persecuzione.
Non c'è nessun mistero negli horror extraurbani ma una disarmante chiarezza d'intenti da parte di un carnefice riguardo il destino delle sue vittime alle quali, nonostante i molti sforzi, rimane la sola possibilità di cercare di procastinare l'inevitabile morte fino alla fine del film.
Atlantis? No, it Atlant-isn't.
Since the launch of Ocean in Google Earth, millions of people have started to explore the ocean, and many have been surprised by their discoveries.
Near Hawaii you can see a new volcanic island in the making called the Loihi Seamount.
You can also clearly see the Mid-Atlantic Ridge, an underwater mountain range in the Atlantic Ocean where two tectonic plates are moving away from one another. If you look closely, you can see this ridge connects with others around the globe, forming a nearly continuous mountain range that is over 60,000 kilometers long.
But so far nothing has sparked quite as much interest as this funny looking pattern off the west coast of Africa:
Patterns like this can actually be seen over much of the ocean floor in Google Earth. What is it? Is it real? Why does it look like this?
Some have speculated that these are the plow marks of seafloor farming by aliens. If there really are little green men hiding somewhere, the ocean's not a bad place to do it. Mars, Venus, the moon, and even some asteroids are mapped at far higher resolution than our own oceans (the global map of Mars is about 250 times as accurate as the global map of our own ocean).
One theory that's gained more traction is that these marks might be the ruins of the lost city of Atlantis. If that were the case, some of the city blocks would have to be over eight miles long - that's about fifty times the size of a city block in New York City (if you zoom in and use the measurement tool in Google Earth, you can do this comparison yourself).
So what is it? The scientific explanation is a bit less exotic, but we think it's still pretty interesting: these marks are what we call "ship tracks." You see, it's actually quite hard to measure the depth of the ocean. Sunlight, lasers, and other electromagnetic radiation can travel less than 100 feet below the surface, yet the typical depth in the ocean is more than two and a half miles. Sound waves are more effective. By measuring the time it takes for sound to travel from a ship to the sea floor and back, you can get an idea of how far away the sea floor is. Since this process — known as echosounding — only maps a strip of the sea floor under the ship, the maps it produces often show the path the ship took, hence the "ship tracks." In this case, the soundings produced by a ship are also about 1% deeper than the data we have in surrounding areas — likely an error — making the tracks stand out more. You can see all of the soundings that produced this particular pattern with this KMZ file.
Echosounding with sonar is currently the best method for collecting this kind of data, but it's not perfect. One challenge is that it's quite slow. It has to be done from ships or underwater vehicles, and they can't go very fast or they'll spoil the measurement. As a result, not much of the ocean has been mapped this way, and huge gaps remain all over the ocean. In fact, the typical hole between tracks is about 20,000 square kilometers, or about the size of the state of New Jersey.
Now you're probably wondering where the rest of the depth data comes from if there are such big gaps from echosounding. We do our best to predict what the sea floor looks like based on what we can measure much more easily: the water surface. Above large underwater mountains (seamounts), the surface of the ocean is actually higher than in surrounding areas. These seamounts actually increase gravity in the area, which attracts more water and causes sea level to be slightly higher. The changes in water height are measurable using radar on satellites. This allows us to make a best guess as to what the rest of the sea floor looks like, but still at relatively low resolutions (the model predicts the ocean depth about once every 4000 meters). What you see in Google Earth is a combination of both this satellite-based model and real ship tracks from many research cruises (we first published this technique back in 1997). If you zoom in and take a look around the ocean for yourself, you can see higher resolution patches where ships have studied the sea floor and all the places we've still yet to explore. Here's a good example just north of Hawaii:
So, what if we really wanted to find Atlantis? We probably couldn't do it with satellites — man-made structures simply aren't big enough to be measured that way. But we could map the whole ocean using ships. A published U.S. Navy study found that it would take about 200 ship-years, meaning we'd need one ship for 200 years, or 10 ships for 20 years, or 100 ships for two years. It costs about $25,000 per day to operate a ship with the right mapping capability, so 200 ship-years would cost nearly two billion dollars. That may seem like a lot of money, but it's not that far off from the price tag of, say, a new sports stadium.
For now, keep exploring the ocean in Google Earth, and continue to share what you discover. It's great to have so many sets of eyes looking at the data currently in Google Earth and asking questions about what it represents. We and our fellow oceanographers are constantly improving the resolution of our seafloor maps, so we promise to work with Google to keep the virtual explorers out there busy.
Posted by Walter Smith, National Oceanic and Atmospheric Administration, and David Sandwell, Scripps Institution of Oceanography at UC San Diego
Iago (2009)di Volfango De Biasi
Iago tenta un’opera di riscrittura ispirandosi (con vaghezza crescente a mano a mano che ci si approssima al finale) all’Otello originale per parlare di ambizione. E’ Iago la vittima in questa visione del dramma, perchè amava Desdemona e Otello gli ha soffiato donna e ambizioni professionali.
Una variazione sulla carta interessante per una dinamica nei secoli diventata anche abbastanza trita. Ma il grande errore del film è di prendersi eccessivamente sul serio e di puntare troppo in alto. De Biasi vuole tirare le fila del senso stesso dell’essere ambiziosi come Shakespeare faceva con la gelosia. Iago distrugge tutto per amore di Desdemona e di se stesso, per rabbia e per desiderio di aspirazione sociale (tutti fanno architettura ma al contrario degli altri Iago è povero e idealista, è più bravo degli altri, lo sa e intende arrivare in alto).
Se non bastassero dei presupposti eccessivamente ambiziosi ci si mette la realizzazione a creare dei veri problemi. Un film recitato tanto male quanto Iago non lo si vedeva da tempo e la scelta luhrmaniana di contaminare la sceneggiatura moderna scritta per l’occasione con un linguaggio aulico e alcune frasi o richiami al copione originale è deleteria in questo senso. Nemmeno Gabriele Lavia si salva nello sconcerto generale.
Volfango De Biasi predilige le metafore (anch’esse spesso prese dal Romeo + Juliet di Luhrmann come la festa in maschera) e caricando la messa in scena di simboli, ma ognuno di questi è ripreso e trattato con un’enfasi esagerata che ne rivela l’inconsistenza di fondo.
La composizione delle inquadrature è spesso disarmante, gli attori sembrano disposti casualmente e ignari di come e dove debbano posizionarsi. Il montaggio, specialmente nei dialoghi e quindi nel classico campo/controcampo, è assolutamente dilettantesco e non si capisce come mai nessuno abbia fatto qualcosa per impedirne l’approvazione finale.
Neanche la colonna sonora si salva. Incerta tra sottolineature drammatiche e autoironia la musica è usata in uno dei modi peggiori che si ricordino.
Normale a questo punto che dati simili presupposti ogni cosa risulti ridicola. Vaporidis che elogia la propria intelligenza parlando tra sè e sè, i vestiti palesemente caricaturali, i molteplici finali (ma chi ha approvato??), i mantelli che svolazzano nella notte e tutta quell’aria da trasgressione da tinello che pervade il film.