Destinato ad avere un po' di risonanza in Italia poichè il tema è all'ordine del giorno Live! è un film del 2007 che ancora non è uscito negli Stati Uniti.
Al centro ci sono i reality e anzi il film racconta proprio la genesi di un reality show dall'interno del meccanismo, dal punto di vista cioè del network, per capirne i meccanismi e metterne in scena la logica spietata. E già in questo prende una posizione, condizionando l'intera fruizione del film che si rivela irrimediabilmente a tesi.
Certo poi è molto facile posizionarsi rispetto alla trama, il reality cui si vuole dar vita è dei più estremi possibili: 6 concorrenti si sfidano alla roulette russa, chi non muore vince 5 milioni di dollari.
Un paradosso che viene portato indubbiamente bene sullo schermo da Bill Guttentag che segue la sua protagonista dall'ideazione alla realizzazione con lo stratagemma del documentario (nella finzione del film le immagini che vediamo sono riprese da una troupe che realizza un documentario sulla nascita di un reality) e lo fa con partecipazione e cercando di insinuarsi nelle pieghe perverse delle logiche commerciali del network non senza una certa ironia.
Ma il film vede il suo picco nel finale, quando lo show dopo tanta pianificazione, tante polemiche e tante difficoltà va in onda e i 6 concorrenti fanno la roulette russa. A quel punto l'idea forte è di cercare una vera empatia e di mostrare il lato onestamente accattivante di qualcosa così macabro.
Mentre per tutto il film abbiamo deprecato il cinismo dell'idea e la stupidità dei concorrenti quando lo show si materializza la tensione è altissima e si comprende come anche nella realtà sarebbe difficile non guardare una cosa simile. Se non altro per capire se si ammazzeranno davvero o meno.
Peccato che oltre questo non ci sia una vera messa in discussione di quella che, nell'ambiente del pubblico cinematografico, è l'idea prevalente cioè la condanna senza remore del reality. E una condanna senza remore è sbagliatissima a prescindere, perchè una categoria non è il suo contenuto.
Al centro ci sono i reality e anzi il film racconta proprio la genesi di un reality show dall'interno del meccanismo, dal punto di vista cioè del network, per capirne i meccanismi e metterne in scena la logica spietata. E già in questo prende una posizione, condizionando l'intera fruizione del film che si rivela irrimediabilmente a tesi.
Certo poi è molto facile posizionarsi rispetto alla trama, il reality cui si vuole dar vita è dei più estremi possibili: 6 concorrenti si sfidano alla roulette russa, chi non muore vince 5 milioni di dollari.
Un paradosso che viene portato indubbiamente bene sullo schermo da Bill Guttentag che segue la sua protagonista dall'ideazione alla realizzazione con lo stratagemma del documentario (nella finzione del film le immagini che vediamo sono riprese da una troupe che realizza un documentario sulla nascita di un reality) e lo fa con partecipazione e cercando di insinuarsi nelle pieghe perverse delle logiche commerciali del network non senza una certa ironia.
Ma il film vede il suo picco nel finale, quando lo show dopo tanta pianificazione, tante polemiche e tante difficoltà va in onda e i 6 concorrenti fanno la roulette russa. A quel punto l'idea forte è di cercare una vera empatia e di mostrare il lato onestamente accattivante di qualcosa così macabro.
Mentre per tutto il film abbiamo deprecato il cinismo dell'idea e la stupidità dei concorrenti quando lo show si materializza la tensione è altissima e si comprende come anche nella realtà sarebbe difficile non guardare una cosa simile. Se non altro per capire se si ammazzeranno davvero o meno.
Peccato che oltre questo non ci sia una vera messa in discussione di quella che, nell'ambiente del pubblico cinematografico, è l'idea prevalente cioè la condanna senza remore del reality. E una condanna senza remore è sbagliatissima a prescindere, perchè una categoria non è il suo contenuto.
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