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Friday, October 31, 2008

Introducing Google.org Geo Challenge Grants

(Cross-posted from the Google.org blog)

At Google.org, we have met and worked with many amazing organizations over the past few years, and we keep hearing how eager people are to use online mapping tools such as Google Earth and Google Maps to tell their stories. There are tons of great mapping ideas out there, and we think that with a little support, many of them can come to life. So today, we’re excited to launch Google.org Geo Challenge Grants, a small grants program to provide nonprofits with the impetus and resources they need to take advantage of powerful and exciting online mapping tools.

Maps are a powerful way for organizations to display and share data, promote ideas and issues, and plan and organize activities. Online mapping tools can help the world visualize and understand information, problems, and solutions - whether in your town or village, or across the globe. They provide an easy-to-use interface with lots of detailed satellite imagery and other background data to put it all in context. We want to help organizations use these kinds of tools to advance their work in the areas of global development, climate change and global public health. Together with the Google Earth Outreach team, we piloted the program with a small number of organizations, asking ‘what kind of online mapping work could you do with a small grant?’ Every organization suggested a project that shares unique and useful information and tells a powerful story. Here is an example:

The Dreaming New Mexico initiative seeks to encourage adoption of clean electricity and to move New Mexico away from dirty, polluting power plants. Using the Google Earth API(browser plug-in), Dreaming New Mexico shows some of the choices available to New Mexico as it considers a move to sustainable clean energy. Click here to view the site.

We're now accepting applications from non-profit organizations around the world! Use your imagination and remember that many online mapping tools can be easy to learn and intuitive to use. Our first round of applications is open today and will close on December 22. We hope to continue with more grant rounds next year. Apply now!

"Al Festival Del Film di Roma non ci va nessuno"

PRESENZE

%

2008 vs 2007

2008

2007

2006

Visitatori dei luoghi del Festival

- 3,3%

580.000

600.000

480.000

Accreditati

+ 7,8%

7.558

7.010

6.837

Totale biglietti emessi

+ 4,5%

115.000

110.000

102.000

Incassi biglietti

+ 14,5 %

€ 398.000

€ 347.610

€ 367.486

PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO

Tasso di occupazione media delle sale

89%

82%

65%

Tasso medio di votanti per il premio del pubblico

64%

-

-


Trattasi dei dati ufficiali diramati dalla direzione dei quali voglio sottolineare il solo -3,3% influenzato dai monsoni che si sono abbattuti su Roma negli ultimi 3 giorni (roba che ha rovesciato i vasi di cemento e fatto crollare i cartelloni)..
Qui è scritto ma so da altre fonti che anche il reparto "alimentare" dell'auditorium e degli stand subito fuori ha venduto di più, in linea con i dati qui sopra.

Louise-Michel (id., 2008)di Benoît Délepine, Gustave Kervern

ALTRO CINEMA
FESTIVAL DEL FILM 2008

Eccolo il film più strano del Festival, una commedia che quasi è un film comico dove i protagonisti sono un uomo che è una donna e una donna che è un uomo, alla ricerca di un direttore da uccidere. Alla chiusura improvvisa di uno stabilimento femminile infatti le lavoratrici decidono di prendere i loro risparmi ed assoldare un killer che uccida il direttore, ma in una grande azienda non è mai facile capire chi sia il direttore vero.

La comicità è tra le più stralunate e deliranti mai viste, impossibile da replicare e difficilissima da attuare. E la grandezza del duo Delepine-Kervern sta proprio nell'attuare moltissime strategie di messa in scena per rendere divertenti le loro assurde trovate.

La trama è un gigantesco attacco al capitalismo perpetrato attraverso l'arma della violenza e della disperazione. C'è una visione sprezzante dell'umanità che era dai tempi di Fantozzi che non prendeva forma. Una sorta di pietà per questi derelitti che sono oltre ogni dignità.

Si Può Fare (2008)di Giulio Manfredonia

ANTEPRIMA
FESTIVAL DEL FILM 2008

Se c'è una cosa che sappiamo fare è questo cinema che racconta storie di derelitti con un tono scanzonato, ridendone di gusto e lasciando passare qualche lacrimuccia di gioia per come questi poveracci poi trovino la felicità. Film che a modo nostro ci fanno sperare che esista un mondo migliore.

Mi viene da pensare allora che la vera grandezza di Mio Fratello E' Figlio Unico è di essere partito da questo genere per elevarsi ed eliminare tutte le mille piccole ruffianerie, gli espedienti di bassa lega e la pessima sceneggiatura per diventare un prodotto serio che mantiene solo i pregi di questo modo di fare commedia amara.

Si Può Fare invece è un tipico esponente della categoria. Manfredonia lascia mano libera ad un gruppo di attori che si divertono ad interpretare i malati di mente come ce li immaginiamo (l'unico un minimo interessante è Franco Ravera, già visto nei panni di un matto in La Ragazza Sul Lago) e Claudio Bisio è bravissimo a lasciare che la comicità rifluisca attraverso di lui per finire su di loro. Ma oltre a trovate davvero molto divertenti c'è il deserto della ruffianeria e della stupidità.

Si sceglie un tono favolistico (i matti che lavorano come montatori di parquet e al primo giorno gli danno in mano la motosega) ma non lo si segue fino alla fine pretendendo di convincere lo spettatore che davvero sia possibile una cosa simile (alla fine un serie di scritte con i dati sulle cooperative di malati di mente sono funzionali in questo senso).
A fronte di molte scene divertenti ce ne sono tantissime scritte in maniera pessima (Bisio e la Caprioli sul tetto per dirne una) e lo svolgimento risponde al più trito dei canovacci (se forse avrei potuto accettare che delle ragazze dell'alta società milanese escano con dei matti, di certo non accetto che escano con dei montatori di parquet!).
Ancora peggio si pretende di far passare l'idea non che i malati di mente siano normali ma che siano meglio delle persone normali.

La Siciliana Ribelle (2008)di Marco Amenta

ALICE NELLA CITTA'
FESTIVAL DEL FILM 2008

Il solito film italiano di resistenza alla mafia nel quale si racconta la vera storia di una ragazza siciliana ultima rimasta della sua famiglia, sterminata dalle famiglie rivali, che si presenta dalla polizia per testimoniare e avere da loro aiuto per la sua vendetta.

Fotografato da Bigazzi e diretto con una media professionalità il film si lascia vedere, si nutre di quello curiosità da organizzazione mafiosa e del facile sentimentalismo legato alle dinamiche di vendetta e di scoperta della realtà da cui si viene.

Ma oltre le giovani vestite tutte di nero che scoprono la libertà della vita in città, dei retaggi familiari inestricabili, dei mafiosi con il cappotto sulle spalle e di un finale che cerca a tutti i costi la lacrima non c'è davvero nulla. Dopo la moratoria sul cinema dell'olocausto per i medesimi motivi ne propongo una sul cinema di lotta alla mafia.

7 Blind Women Filmakers (7 filmsaz zan-e nabina, 2008)Mohammad Shirvani

ALTRO CINEMA
FESTIVAL DEL FILM 2008

Sette donne arabe cieche fanno 7 cortometraggi. Cioè gente che non ci vede con una videocamera in mano.
Poi mi dicono che vado a vedere i film turchi... Almeno quelli ci vedono!

L'idea sarebbe che queste donne sostituiscono ai loro occhi la videocamera e che noi quindi vediamo il mondo che, davanti a loro, non possono vedere. Nel concreto è una boiata inumana, una cosa di una noia disarmante che non ha il minimo interesse.
A tratti si prova anche dell'astio per le registe alle volte supponenti, alle volte in cerca della facile pietà, alle volte senza una minima idea su cosa fare.

Una trovata che dovrebbe fare leva sul nostro lato emotivo e pietistico ammantandosi di ricerca sperimentale sulle potenzialità della visione cinematografica. Ovviamente però non c'è nulla di tutto questo.
Il sesto dei sette cortometraggi non è stato mostrato per volere della regista e quando l'hanno comunicato dentro di me c'è stata un'esultanza incredibile.

La rigorosa organizzazione

Interrogato un alto esponente del Festival Del Film sulle storture del meccanismo di voto popolare di cui si era parlato, la risposta è stata eloquente: "Ce ne siamo accorti in ritardo".
E chiesto anche se il vincitore (che loro già sanno) sia dunque stato influenzato da tale falla la risposta è stata "No. Abbiamo avuto culo".

Per l'anno prossimo comunque sono previsti ingenti migliorie al sistema che sarà anche brevettato e commercializzato come sistema di rilevazione d'opinione (prevedendo anche un riconoscitore di linguaggio naturale in grado di elaborare i messaggi testuali di apprezzamento o meno).
Le migliorie tecniche non me le ha potute spiegare nel dettaglio ma si tratta di introdurre degli indicatori di sala, orario e affluenza per bilanciare i voti.

Thursday, October 30, 2008

Moving another step closer to single-sign on

By Eric Sachs, Google Security Team

Yesterday we announced one step we took to help increase adoption of single-sign on across websites on the Internet. For more details, you can watch today's episode of thesocialweb.tv which covers the launch. While we announced that we would initially provide limited access to our OpenID IDP to make sure it was working properly, we were delighted to see that the number of sites that registered to receive access was significantly more than we had expected. So instead of having our engineers spend time manually maintaining that list of registered sites, we are now taking another step further and removing that restriction so any site can use the API.

That registration requirement also led to some confusion because users wanted to be able to use existing websites that accept OpenID 2.0 compliant logins by simply entering "gmail.com" (or in some cases their full E-mail address) into the login boxes on those websites. Normally what would happen after a user typed gmail.com is that the relying party website would look for a special type of file (XRDS) on the gmail.com servers that would check if Gmail run an OpenID identity provider. For yesterday's launch, we specifically chose not to publish that special XRDS file on gmail.com because if we had published the file, users would have received an error at Google if the website they were trying to log into had not registered with us. Now that we have removed the registration requirement, we will work on pushing that XRDS file as quickly as possible. Once the XRDS file is live, end-users should be able to use the service by typing gmail.com in the OpenID field of any login box that supports OpenID 2.0, similar to how Yahoo users can type yahoo.com or their Yahoo E-mail address. (In the meantime, if you feel really geeky, you can type "https://www.google.com/accounts/o8/id" into an OpenID 2.0 compliant login box and see the directed identity workflow in action.)

However, as we we noted in the Designing a Login User Interface section of our documentation, we do not place any requirements on the design of a federated login box on a relying party website. There are many approaches used by websites today, and the community is still experimenting with new approaches.

One other question that a lot of people asked yesterday is when a large provider like Google will become a relying party. There is one big problem that stands in the way of doing that, but fortunately it is more of a technology problem than a usability issue. That problem is that rich-client apps (desktop apps and mobile apps) are hard-coded to ask a user for their username and password. As an example, all Google rich-client apps would break if we supported federated login for our consumer users, and in fact they do break for the large number of our enterprise E-mail outsourcing customers who run their own identity provider, and for which Google is a relying party today. This problem with rich-client apps also affects other sites like Plaxo who are already relying parties.

Google is committed to working on this problem. If community members also want to help in this area, please take a look at our research on combining rich-client apps with federated login which was discussed at the recent UX summit and discussed further in a blog post here. A key thing to notice is that this research is about another open source technology called OAuth, and is agnostic to the particular federated login technology used, i.e. SAML or OpenID. It is also agnostic to the type of strong authentication method (if any) that is used to authenticate the user.

To further increase the adoption of federated login, we need standard open-source components on as many platforms as possible to enable those rich-client apps to support OAuth. That includes a lot more platforms then just Windows and Mac. The harder part is mobile devices (Blackberry, Symbian, Windows Mobile, iPhone, and yes even Android), and other Internet connected devices like Tivos, Apple TVs, Playstations, etc. that have rich-client apps that ask users for their passwords to access services like Youtube, Google photos, etc. If the community works together to build these components, they will be useful not only to Google, but also to any other relying parties that have rich-client apps or that expose APIs, and it will also help enterprise SaaS vendors like Salesforce.

If you want to help further these efforts, join the OpenID and OAuth mailing lists and tell people which platform you are targeting in case others want to help. For example, Mike Malone from Pownce did some work a few months ago to use OAuth on an iPhone and described how he got it working. And just yesterday another member of the open source community, Sean Sullivan, built a working OAuth enabled rich-client app for Android and posted the open source code.

How the US has voted since 1980


In the final days of this captivating presidential election season, are you interested in knowing how US has voted in the past? Together with the Digital Scholarship Lab at University of Richmond, the Google Earth team has mapped historical election results in Google Earth and Google Maps. These maps show how the population has voted in past presidential elections from 1980 through 2004, and include election results at both the state and county levels. The maps also include demographic information derived from the 1980, 1990, and 2000 US Census.

Download this KML to Google Earth. You can also animate the election results over time.

Follow these steps:
  1. Check on "Animate US Presidential Election Results", the last item in the KML folder.
  2. A Time Slider will appear on the upper right corner of Google Earth screen:
  3. Click on the clock icon on the left hand side of the time slider to open up the "Time" option window; adjust the Animation speed to be faster. Click OK.
  4. Hit the play button on the right and watch how voting patterns have changed over time from 1980 -2004!

We also developed an embeddable Google Map, which can be viewed at this page. If you like the map, you can also add it to your website by clicking on the "Embed This Map" button and customize how it looks on your site.

Here are some of the interesting things we found by exploring these historical voting maps. Florida was a key state in 2004 presidential election between George W. Bush and John Kerry. You can check how each county voted in 2004 and then try to make your own projections of which way they will go this time.

Back in 1984, 49 states went to incumbent Ronald Reagan, with Walter Mondale only winning Minnesota, a state he previously represented and grew up in. You can view the voting breakdown for the state, and see what the margin was:


If you want to see more US election related news and maps, visit the Google Election page and Google Election 08 Map Gallery. There are more fun maps to browse, news to read, and useful tools to help you to stay informed.

Posted by Pete Giencke, Guirong Zhou, Wei Luo, Google Earth Team

La Dolce Vista - Street View comes to Italy


Right on the heels of Tuesday's rollout in Spain, you can now enjoy the beautiful Italian cities of Rome, Florence and Milan (where I previously lived!) with Street View. This new imagery for Italy also captures some of the stunning views along the shores of Lake Como. 



Rome was the heart of the Roman Empire and the beautiful ancient architecture that remains attracts millions of tourists every year.  Now enthusiasts of history and architecture, or even those looking to plan a romantic holiday, can enjoy exploring the spectacular ancient sites such as the Roman Colosseum, The Pantheon and Trajan's Column.




View Larger Map

I used to live in Milan and it is great fun to tour the city and revisit some favorite haunts.  Here you can see the tram I used to get to work in the morning, which happens to be the same type that I take these days along Market Street in San Francisco (the city bought some of their tram cars from Milan).  


I also loved the navigli, canals that reminded me of my hometown Venice:


I could go on and on about all of my favorite places and my trip down memory lane, but instead I will let the pictures speak for themselves:



Kill Gil volume 2 e mezzo (2008)di Gil Rossellini

ALTRO CINEMA
FESTIVAL DEL FILM 2008

"Questa malattia è la cosa più interessante che mi sia capitata nella mia vita", la frase finale di Kill Gil vol. 2 e mezzo campeggia anche sulle locandine come tagline e mi aveva impressionato da subito per bellezza e commozione, prima ancora che Gil Rossellini morisse. Una dichiarazione programmatica di curiosità e un approccio alle cose della vita che è contagiosissimo.

Così com'è contagioso l'ottimismo e la forza del suo documentario che sebbene non brilli per fattura ha un'incredibile forza nei suoi contenuti, nonchè il merito di trovare una chiave sottile per raccontare quello che in sostanza è un continuo spostamento fuori e dentro gli ospedali.

In tre anni e mezzo 42 interventi per limitare, arginare e tentare di alleviare il dolore dato dallo staffilococco che si è introdotto nell'organismo del figlio adottato di Roberto Rossellini tutti raccontati e impressi su videocamera digitale.

"I germi sono i miei nemici. Molti nemici, molto onore diceva qualcuno. Io direi più molti nemici molto dolore" è solo una delle mille battute e degli scherzi che Rossellini fa davanti alla videocamera mentre riprende se stesso e la sua odissea verso la morte.
Non è tanto la forma stavolta ma il contenuto e l'origine dell'opera ad essere veramente affascinanti. Urge recuperare i volumi 1 e 2.

Rocknrolla (id., 2008)di Guy Ritchie

PROIEZIONE SPECIALE
FESTIVAL DEL FILM 2008

Il primo film è una novità, il secondo è ripetizione di uno stile, il terzo è conferma di un modus operandi.
Tornato al suo cinema di incastri e vicende parallele che lentamente convergono Guy Ritchie ritrova se stesso più avanti di dove si era lasciato. All'energia di Lock & Stock, aggiunge più complessità di racconto (qui ogni personaggio ha un suo doppio, cioè un altro uomo cui è sempre accoppiato e che è la sua parte complementare e viceversa), trova nuove idee (le telefonate mostrate con un montaggio che sembra far procedere in circolo le inquadrature o il fantastico inseguimento con i russi), non si vergogna di niente e mette in mostra ciò che vuole.

E' Guy Ritchie. Entertainment al 100% che sollazza il basso ventre come la testa e se molti dicono che non va a parare da nessuna parte hanno ragione. Ma lo fa benissimo!

Come al solito a regnare è la casualità ma soprattutto l'inconoscibilità della realtà e dei fatti della vita, principio dimostrato attraverso il classico McGuffin (qui un quadro) che scatena ire, inseguimenti e capovolgimenti di fronte tra pesci piccoli e pesci grandi.

Non c'è motivo di avercela con Guy Ritchie per il montaggio ipercinetico, per le inquadrature modaiole, per il continuo tappeto musicale ruffiano e l'esaltazione dei suoi protagonisti, perchè il suo cinema è vitale come pochi. Non siamo di fronte alla personalità di un Bekmambetov, vacuo nel suo saturare l'immagine, ma di un cineasta completo che si diverte ad intrattenere con storie dall'orchestrazione magistrale. E a me piace.

The Missing (Shen Hai Xun Ren, 2008)di Tsui Hark

FUORI CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008

Generi mischiati. Un inizio da j-horror, un centro sporcato con toni da commedia e thriller psichiatrico (doppie personalità, visioni...) e un finale da melodrammone. L'ultimo film di Tsui Hark non è facile, specialmente per il pubblico occidentale.

Ogni snodo fondamentale è molto centrato sull'etica, sullo spiritismo e sui principi cinesi che spesso ci risultano incomprensibili se non incondivisibili.
Come sua caratteristica l'enfasi posta in ogni mossa, ogni svolta e ogni sentimento non è poca (non è certo regista minimale Tsui Hark) e la ricerca fatta intorno alle percezioni alterate della protagonista non è certo di quelle banali.

Eppure non funziona nulla, arrivati a metà si desidera la fine se ne ottengono anche troppe. "Il film con più finali di questo festival" l'ha ribattezzato qualcuno con più esperienza di me e non a torto.

Alcune freddure

Oggi è toccato all'incontro sulla pirateria e il bilancio non è stato migliore di ieri
Il fenomeno della pirateria è una faccia dell'inciviltà culturale ed è come chi imbratta i monumenti o chi distrugge le suppellettili delle scuole o chi corre ubriaco. Sono tutti membri di questa comunità incivile che si dà alla pirateria
Giorgio Assumma (SIAE)

che facciamo produciamo i film per il monitor del computer??
Paolo Protti (ANEC)

non sarebbe meglio se ci fosse uno che strimpella e uno dall'altra parte che ascolta, perchè il lavoro dei distributori convince la gente ad interessarsi a questo prodotto perchè allora abbiamo solo UGC e fare un film e farlo bene ci vuole tanta professionalità e tanta capacità
Davide Rossi (Univideo)
C'era anche gente decisamente più illuminata a parlare, i tecnici come Quintarelli, quando è toccato a loro però tutti questi se ne sono andati e non hanno sentito le proposte, le novità (per loro) e le potenzialità di ciò che loro condannano senza appello. Non hanno potuto capire (ma tanto non capiranno mai) che la tecnologia non è magia.

I due eventi (ieri e oggi) sono comunque affrontati nel dettaglio qui.

Cibercampanya pel reconeixement de l'estatus diplomàtic del Front Polisario

Amics del Poble Saharauí de Xàtiva ens han fet arribar la següent iniciativa pel reconeixement de l’estatus diplomàtic del Front Polisario per part del Govern espanyol:

Des d'Amics del Poble Saharauí de Xàtiva us volem recomanar que consulteu la pàgina http://www.todosconelsahara.com i que participeu en aquesta iniciativa que han encetat un grup de professionals del cinema, entre altres Javier Bardem. Podeu adherir-vos al manifest fins el dia 15 de novembre de 2008, que és la data en què es pretén entregar al Govern espanyol, coincidint amb la manifestació que es realitzarà a Madrid "PER LA LLIBERTAT I LA INDEPENDÈNCIA DEL SÀHARA".

Moltes gràcies i salutacions.

LA DISCOTECA DE LO POL (V)


MOJAVE 3 - Spoon and rafter (2003)


Tot i que Mojave 3, una de les formacions britàniques amb un so més nordamericà de l'actualitat, té producció molt apreciable abans i després de Spoon and rafter (2003), i fins i tot en solitari del seu líder Neil Hastead, mai com a aquell disc han aconseguit (ni aconseguiran, segurament) atrapar la bellesa amb tanta rotunditat. Produït per Mark Van Hoen, Spoon and rafter és un desplegament de talent colpidor, desde el seu inici, amb els vora deu minuts que semblen tres o quatre de Bluebird of happiness, passant per la meravellosa Starlight No 1, Billy Oddity, l'evocadora Writing to St Peter o les brillants She's all up above o Too many mornings (una de les més grans cançons country-pop que s'han escrit aquesta dècada). Totes les cançons, en realitat, aporten, sugereixen alguna cosa.


Un disc on no sobra res, amb arranjaments precisos, melodies perdurables i on el toc exacte entre la malanconia i l'optimisme. Una obra mestra que pren com a base el so americana, o d'arrels, per conduir-lo a terrenys càlids, a voltes reconeixebles a voltes sorprenents, sempre de la mà de la càlida veu de Hastead i els coros de Rachel Goswel. Un disc que fins i tot uns anys després d'haver-lo descobert, i d'haver-ho escoltat repetidament, encara convida a l'emoció. El més semblant al primer raig de sol dipositat sobre els cabells d'una amant dormida.

Wednesday, October 29, 2008

Getting around Montréal, past and present


Montréal has always been a great city for public transportation. In a way, it's responsible for my love of public transit. One of my earliest memories is of riding the bus around Montréal with my grandparents. They didn't have a car; in Montréal, they didn't need one. I still remember how excited I was waiting to ring the bell for our stop. I was so short that I had to stand on the seat to reach for it. Montréal's extensive network of buses and trains taught me that public transit can make our cities more interesting, human, and convenient places to live. Now, in San Francisco, I ride a bike and commute to Google by BART and AC Transit, and I work on the transit trip planning feature in Google Maps as my 20% project.

Like San Francisco, New York City, and a growing number of cities, Montréal now has transit trip planning in Google Maps. I'm so excited that you don't have to be a local to figure out how to get around. You can now use Google Maps to find out whether your hotel is near a metro stop (it probably is!), what the best time is to catch a train into the city from Longueuil, or how to get from Laval to the Bell Canada Centre for a hockey game. It's OK if you don't speak French: Google Maps works in both of Canada's official languages. And Spanish. And Chinese. And many others.

For many months, the AMT, STM, STL, RTL, and fourteen CITs all worked together to share their routes and schedules with Google Maps, using the common GTFS feed format. And it just so happens that today, the day we finally launch, is my birthday. For a transit geek like me, this launch is a pretty fantastic present. 

Montréal is a little like Europe, and a little like North America, and a lot like Canada, and there is no other place like it in the world. I hope this news helps encourage you to plan a trip there someday -- this video can help show you how:


"Presto fate sellare i cavalli!"

Giuro di non aver cambiato una parola! Questo paragrafo viene dalla conferenza di stamattina sul diritto d'autore e sono pronunciate da Assumma, il numero uno della SIAE, l'uomo che decide del diritto d'autore e della proprietà intellettuale in Italia
Una volta un artista mi ha detto: “ho fatto un concerto in Cina con centinaia di migliaia di persone, con i proventi voglio comprarmi una villa a Panarea”. Allora mi sono informato se li avrebbe ricevuti o meno e mi hanno detto che non sarebbe accaduto perchè la società di collecting cinese non li manda proprio, una cosa incivile ma all'ordine del giorno. Allora considerato come la Cina ma anche l'India siano mercati incredibili e importanti, abbiamo preso la carta e abbiamo scritto ai governanti come abbiamo già messo a punto un progetto denominato "Turandot". A quel punto abbiamo mandato un nostro messaggero in Cina, che ormai è partito da due giorni, per parlare con le autorità locali. Ora abbiamo ricevuto risposta e ospiteremo a breve dei delegati dalla Cina che ci verranno a trovare. In seguito noi faremo una spedizione da Marco Polo lì per risolvere definitivamente il problema. Per ora ci hanno regalato delle cravatte di seta
Potete facilmente capire quale sia stato il tenore di tutto il democratico dibattito a cui c'erano solo uomini SIAE & affini.
Alla fine di tutto l'incontro avevo talmente tanto veleno e violenza in corpo da essere tentato di levarmi una scarpa e battendola sulla scrivania urlare "VI SEPPELLIREMO TUTTI!!".

Google moves towards single sign-on with OpenID



Currently users are required to create individual passwords for many websites they visit, but users would prefer to avoid this step so they could visits websites more easily. Similarly, many websites on the Internet have asked for a way to enable users to log into their sites without forcing them to create another password. If users could log into sites without needing another password, it would allow websites to provide a more personalized experience to their users.

In September we announced some research that we shared as part of an effort by the OpenID community to evaluate the user experience of federated login. Other companies like Yahoo have also published their user research. Starting today, we are providing limited access to an API for an OpenID identity provider that is based on the user experience research of the OpenID community. Websites can now allow Google Account users to login to their website by using the OpenID protocol. We hope the continued evolution of both the technical features of OpenID, as well as the improvements in user experience. will lead to a solution that can be widely deployed for federated login. One of the companies using this new service is www.zoho.com. Raju Vegesna at ZoHo says that "We now offer all our users the ability to login to ZoHo using their Google Account to avoid the need to create yet another login and password."

The initial version of the API will use the OpenID 2.0 protocol to enable websites to validate the identity of a Google Account user, including the optional ability to request the user's e-mail address. Below is an example of the flow that a user might see if he or she starts at a website that uses this new feature:

The website could use a modified login box that looks like the one below. If the user enters a Gmail address and indicates that he or she does not have a password for this site, then the site can redirect him or her to Google.



The user would then be taken to the Google website and asked to confirm whether he or she wants to sign in to KidMallPics.



Finally, the user would be redirected back to KidMallPics, where he or she would be immediately signed in.



More information about this new API can be found on the Open ID page in Google Code. To request access to the limited trial, please visit our Google Federated Login discussion group and register using the online registration form.

Google is also working with the open source community on ways to combine the OAuth and OpenID protocol in the future. That way a website can not only request the user's identity and e-mail address, but can also request access to information available via OAuth-enabled APIs such as Google Data APIs as well as standard data formats such as Portable Contacts and OpenSocial REST APIs. In the future, this should allow a website to immediately provide a much more streamlined, personalized and socially relevant experience for users when they log in to trusted websites.

JCVD (id., 2008)di Mabrouk El Mechri

ALTRO CINEMA
FESTIVAL DEL FILM 2008

Eccolo il vero evento del Festival Del Film 2008! La proiezione di JCVD, attesissimo film di finzione con protagonista Jean Claude Van Damme che interpreta se stesso in una storia di rapina e assedio che si configura come un bilancio sulla sua vita professionale e personale.

Più in là delle metafore di Rocky Balboa e The Wrestler, il film su Van Damme è ironico e molto molto divertente, assolutamente indulgente con il suo protagonista (che ne esce come un grande attore e un grande uomo) e autocelebrativo in una maniera gustosamente indiretta. Eppure nonostante il divertimento non latiti si respira proprio l'aria del capolavoro mancato.

Peccato perchè il regista sembrava in grado di regalare di più, specialmente a giudicare dalla splendida sequenza d'apertura: un piano sequenza della realizzazione di una scena di quelle tipiche da film vandammiano, una cosa che sembra Ben Stiller che imita Effetto Notte.
Poi però l'ossessione per il racconto atemporale, una fotografia eccessivamente e troppo sovraesposta e la volontà di non esagerare (invece io quello volevo!) un po' ammorbano il flm.

Non solo c'è una specie di videoconfessione che preme l'acceleratore sul patetico (e che è la vera componente vandammiana, cioè il trash!) ma soprattutto c'è un finale che scontenta proprio, perchè dell'avventura impossibile di un Van Damme reale preso in fatti di finzione (si raccontano cose mai accadute) tutti quanti volevano vedere un finale di finzione.

Rimangono però 93 minuti di celebrazione indiretta in cui Van Damme è grottescamente riconosciuto e ammirato da tutti per cose stupidissime (bellissima la scena in cui gli chiedono di levare la sigaretta dalla bocca di un altra con un calcio), nei quali si fanno screzi a Steve Seagal e John Woo e nei quali c'è spazio per una facile commozione che potrebbe anche suscitare involontariamente il riso.
E' Van Damme.

Martyrs (id., 2008)di Pascal Laugier

ALTRO CINEMA
FESTIVAL DEL FILM 2008

Arrivato al Festival del Film in una proiezione notturna Martyrs si guadagna il pubblico delle migliori occasioni, anche perchè il film ci arriva con la nomea di "disturbante". A introdurlo regista e attrice protagonista che hanno detto (e non mi era mai capitato di sentire una cosa simile) "il film non è di quelli che piacciono a tutti, almeno la metà delle persone che lo hanno visto non lo ha potuto sopportare, agli altri però è piaciuto molto".

La visione conferma le aspettativa di truculenta violenza e pornografica indagine del martirio della carne. Raccontando di una ragazza che ha subito e poi è scampata da un martirio in stile Hostel (ma più serio e girato meglio) che ora si reca a massacrare i suoi carnefici senza sapere a cosa andrà incontro Martyrs cerca di fare un discorso sulla dipendenza dalla violenza, cioè sulla sindrome da martirio che ti spinge a infliggerti dolore se non lo fanno gli altri. Poi però il flim svolta e diventa qualcos'altro, in maniera inaspettata e che può non essere gradita (di qui il 50% che si arrabbia). Io l'ho gradita. Nella parte finale aumentano le pretese della pellicola ma anche la qualità, il reparto di immagini migliora e anche i riferimenti.

Certo il gore rimane e molto. La gente se ne andava a frotte e si sprecavano in sala le grida di pietà "No... Noooooo..." alle violenze peggiori. Alla fine quando si sono accese le luci dietro di me ho visto un vigile del fuoco in divisa, di quelli che lavorano qui al Festival, che probabilmente essendo sera tardi si voleva vedere un filmetto. Stava abbattuto sul sedile con la testa nelle mani.

Tuesday, October 28, 2008

Un paseo por España


Street View continues its European tour, this time heading to the Iberian Peninsula with the launch of four cities in Spain: Barcelona, Madrid, Seville and Valencia. Spain becomes the second European country to welcome Street View imagery, coming on the heels of our first European launch in France just two weeks ago.

I invite you to visit Spain a country known for its architecture, culture and romance. Walk the boulevards of Barcelona and see renowned architecture of Gaudi:


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The Sagrada Familia



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La Pedrera (Casa Milà)

Or journey over to Valencia to visit the Ciutat de les Arts i les Ciències then head to Seville to take in the sights of the Alamillo Bridge of Santiago Calatrava.


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Ciutat de les Arts i les Ciències


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Alamillo Bridge

From ancient to modern, from shopping to sport, there are many stunning vistas that are now just a few clicks away at maps.google.com. Enjoy!

Posted by Diego Ruspini, Software Engineer

Un fatto personale

Solitamente non racconto fatti personali ma stavolta tocca un tema ormai quasi cult di questo blog.
Invitato da un amico giornalista, e grazie al prestito di un badge, ho avuto accesso oggi per la prima volta alla zona Mini Lounge del Festival, quei punti che sono presenti un po' in tutti i grandi eventi e che in sostanza si configurano come zone d'elite piena di design e musica ambient diffusa.
Nel Mini Lounge si fanno le interviste televisive, si danno le feste la sera, si prende il tè il pomeriggio, ci sono registi e attori, volti noti del giornalismo, si mangia gratis (e bene), ci sono i direttori e i figli di persone note. L'ingresso è ristretto a coloro i quali sono in possesso appunto del badge specifico (che subito diventa status symbol) e questi sono concessi con una certa parsimonia solo per motivazioni concrete (ne esiste poi anche uno giornaliero più facile da avere).

Io non avendo mai avuto motivazioni concrete non ci ero mai andato pur conoscendone l'esistenza, e appena sono arrivato mi ha subito dato la tipica impressione da Metropolis: la zona in alto (sta nel punto più alto dell'Auditorium) dove i figli di quelli che contano intrattengono relazioni importanti e si trastullano mentre nelle viscere della città la feccia lavora alle macchine che la alimentano.

Insomma in questo contesto, mentre ero proprio in mezzo al Lounge, discretamente affollato, in piedi a parlare con una ragazza della mia età (ma dal cognome ben più altisonante del mio) mi rendo conto di un particolare che mi getta un attimo nel panico ma che subito dopo mi fa spuntare un sardonico sorriso sulle labbra.
Sono salito in maglietta. Quella maglietta famigerata.

Misteri del premio del pubblico al Festival Del Film di Roma

Nonostante diverse richieste di parlare con qualcuno sembra impossibile fare vera chiarezza sui meccanismi del concorso del Festival Del Film di Roma.
Quello che si sa è che ci sono due categorie principali di premi: quelli dati da una classica giuria (miglior film, attore e attrice) e quello per il miglior film dato dal pubblico. E proprio questa seconda categoria pone dei problemi di ordine logistico (anche perchè non si sa quanto sia considerata importante dall'organizzazione).

A votare è qualsiasi spettatore veda anche solo un film. All'entrata di ogni proiezione infatti viene consegnata una scheda con 5 codici a barre, finito il film si gratta la parte terminale di quello corrispondente al voto che si vuole dare (appunto da 1 a 5) per scoprire sotto la patina del classico Gratta E Vinci la parte terminale del suddeto codice a barre. Lo si espone in una delle tante macchine in grado di leggerlo sparse per l'auditorium e questa registra il voto.

L'idea di un voto davvero popolare è interessantissima ma come avrete capito dal meccanismo si pongono subito delle questioni alle quali nessuno sembra voler o poter rispondere.

Iri (id., 2008)di Zhang Lu

CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008

Con un andamento molto molto rilassato Zhang Lu vuole mettere in scena un mondo e un modo di intendere i rapporti Cina/Corea Del Sud in accordo con la memoria personale e con quella di un popolo (che non è il suo visto che è cinese e il film si svolge tutt in Corea) attraverso complesse metafore e situazioni criptiche.
Non che non sia abile, molte cose non si scordano facilmente (anche se è meglio non dire perchè), però la sensazione è che stavolta la metafora sia andata troppo in là e che il film esageri nelle sue evoluzioni (o involuzioni), almeno per lo spettatore occidentale.

Il già detto rapporto con la Cina, misurato attraverso la storia dei rapporti delle due nazioni e attraverso il diverso uso che si fa delle due lingue nel film, sono solo due degli elementi più incomprensibili per chi non provenga o non abbia approfondito la cultura asiatica.
Non che questo pregiudichi ogni cosa, ma sicuramente appesantisce e complica una visione già di per sè non facile, organizzata attorno ad una trama che, come spesso capita per film simili, è un pretesto.

Il solo motivo percui non si grida alla "bufala" o all'attentato verso il sonno dello spettatore è perchè Zhang Lu nonostante miri altissimo sembra capace e dotato di cose da dire.
Pur non conoscendo i particolari dell'attentato alla stazione di Iri, che è il presupposto fondamentale del film, lo stesso si percepisce un'eredità non facile e come il regista voglia fare di tale avvenimento una porta per qualcosa di più universale. Ma è tutto molto vago, molto incerto e molto, molto noioso.

L'Artista (El Artista, 2008)di Mariano Cohn, Gastón Duprat

CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008

Diciamolo subito: El Artista non è solo il film più bello che si sia visto qui ma anche uno dei migliori della stagione (a dimostrazione del buon lavoro di selezione fatto). Un'opera in grado di intrecciare mirabilmente comicità e popolarità con un registro altissimo e infiniti piani di lettura.

Attraverso la storia di un uomo che spaccia per proprie le opere di un anziano malato di mente che assiste e che così ottiene fama di grandissimo artista, i due registi operano una riflessione tra le più raffinate mai viste sul concetto non tanto di arte quando di artista (e questo era facile da capire, dato il titolo).
Una riflessione che in nessun modo è un punto fermo ma che fornisce a chiunque una base per farsi un'idea e riflettere sul tema, che costringe ogni spettatore a prendere una posizione a diversi livelli di profondità.
Che ruolo ha l'astrattismo? Che senso hanno i musei? Che rapporto intrecciamo singolarmente con le opere che vediamo? Quanto ci influenza il giudizio generale che viene dato dal momento che non si tratta di arte figurativa? Un artista è tale perchè espone? E' come l'orinatoio di Duschamps che è arte solo quando inserito in una mostra?

C'è una componente fortissima di critica all'ambiente dell'arte moderna (la pittura ma anche le altre arti come la danza), continuamente bersagliata da una serie di battute e situazioni a dir poco esilaranti ma anche una speranza e una fiducia nel ruolo dell'arte e dello studio più serio (la figura del professore universitario è l'unica che non è denigrata, anzi sembra quasi capire tutto).

Resistendo moltissimo e benissimo alla facile trappola di replicare l'idea di Oltre Il Giardino, El Artista gioca tutte le sue carte con uno stile visivo fenomenale, degno del miglior cinema "autoriale", fatto di inquadrature che schiacciano e tagliano il superfluo al pari di campi lunghi che incastrano il piccolo truffatore in strutture più grandi di lui, comunicando senza bisogno di parole (usate quasi solo per le battute).

Infatti moltissime soluzioni e moltissimi particolari fondamentali per la trama (come la prima volta in cui si capisce che le opere le fa il vecchio matto) non sono comunicati verbalmente ma con le immagini o con la maniacale composizione di ogni inquadratura. La conoscenza che i due registi sfoggiano del linguaggio filmico e della fotografia è davvero impressionante, specialmente per come non lasciano mai che l'intellettualismo e la ricerca formale ammorbi il film ma la pongono come uno strumento, al pari delle mille battute sparse per l'opera.

Aiutati Che Dio T'Aiuta (Aide toi, le ciel t'aidera, 2008)di François Dupeyron

CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008

Dopo un inizio che faceva veramente presagire il peggio questo concorso sta decisamente decollando con pellicole ottime, specialmente nell'ottica della missione del festival (un cinema che piaccia alla critica ma anche al pubblico).
Aiutati Che Dio T'Aiuta è un film dai temi forti che non cerca mai l'indulgenza ma approcciato con delicatezza e un tono scanzonato e ironico che ricorda moltissimo le nostre commedie più amare (il miglior Virzì) e soprattutto è dotato di uno spirito ottimista e inarrestabile perfettamente riassunto dal titolo.

Racconta di una famiglia francese di immigrati africani che vive nella periferia di una non ben specificata città. Il fuoco principale è sulla madre, catalizzatore di tutte le innumerevoli disgrazie che si abbattono su lei, il marito e i figli (uno messo peggio dell'altro) eppure indomitamente sempre capace di guardare avanti, non arrendersi e pensare a se stessa.

Lontano da qualsiasi ruffianeria (e dato il fine della pellicola era facile scadere) e da qualsiasi parente autoconsolatoria il film di Dupeyron è anche girato con grandissima sapienza, tutto orchestrato intorno al grande caldo dell'estate cittadina. Il quartiere semi africano dove si svolge il film è ritratto con dominanti caldissime e la macchina da presa spesso posta vicino al terreno è usata per enfatizzare il caldo percepito, cosa che dona alle diverse disgrazie che si abbattono senza pietà un carattere ancor più infernale.

Da grande, grandissimo cinema la sequenza del matrimonio della figlia, in cui commedia e tragedia si fondono con una profondità ed una forza nei rispettivi toni che nemmeno noi abbiamo mai raggiunto.

Guerrilla marketing al Festival Del Film

E poi dicevano che non ci avrei fatto nulla con quella maglietta con il logo.

Monday, October 27, 2008

El Sainet Valencià

Com que Cal·linca no ens fa un sainet, ací vos pengem aquest de El Jueves. (punxeu sobre la imatge per vore en gran)

Easy Virtue (id., 2008)di Stephan Elliott

CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008

La facile virtù del titolo è l'accusa che la protagonista (una pilota d'automobili americana) si vede continuamente fare dalla famiglia snob inglese del nuovo marito quando va a trovarla per la prima volta.

Come si intuisce dalla trama si tratta di un film tratto da un pezzo teatrale degli anni '30, di cui è stata mantenuta l'ambientazione d'epoca premendo l'acceleratore sulla comicità.
Il problema di Easy Virtue è che nonostante battute sagaci non fa ridere, non cerca una dimensione comica del cinema, non cerca di stupire, nè di intrattenere ma pretende di affascinare.
L'adattamento in sostanza non riesce e fa solo venire curiosità della versione muta che ne fece Hitchcock.

Le maschere fisse, come il maggiordomo impeccabile ma dalla battuta pronta o la mamma acida e possessiva, non vanno più in là della loro copertina e non si scorge proprio la volontà di girare qualcosa di buono, solo il tentativo di riprendere degli attori. Peccato.

Baksy (id., 2008)di Guka Omarova

CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008

Comincia come un ammorbante film kazako ma quasi subito Banksy prende una strada imprevedibile descrivendo la figura di una curiosa sciamana delle lande, una donna che nella modernità disperata di quelle lande fa miracoli e opera sugli spiriti delle persone.

Con il volgere della pellicola il tono si sposta gradualmente sulle corde del film di gangster finendo con uno splendido climax che regala sequenze di vera action lontana dal gangsterismo americano, da quello italiano e da quello asiatico. Squallore, soprannaturale e composizione delle inquadrature sono tutto quello che serve per questo curiosissimo pseudo-action movie alla russa.

Impossibile dire se mai riceverà una distribuzione ed è anche difficile stabilire se possa attirare un pubblico con la fotografia fredda e le immagini desolate con cui si presenta. Tuttavia è una delle cose più sorprendenti (ma non la migliore) viste finora.

pèrdua de memòria

Malgrat els reiterats intents per engegar l’ordinador, aquest s’entesta en romandre anormalment silenciós. L’Ernest ha resseguit, amb l’exhaustivitat d’un artificier, tots i cadascun dels cables per si li fallés alguna connexió i això fos el motiu del seu estat comatós. Finalment, i davant de la seua negligent capacitat per resoldre el problema decideix aplegar-se fins al comerç on el va comprar fa quatre anys perquè el xicot que porta el negoci li pose remei. A la porta s’hi troba un cartell que diu: “Clínica de l’ordinador”. Això l’inquieta, com quan portava els fills menuts al pediatra i l’estona a la sala d’espera era una mena de calvari, deixant-se portar pels pitjors dels mals, quan després el diagnòstic acabava sent un refredat comú. El dependent el fa passar al recambró que fa de taller de reparacions i on, escampats pel terra, hi ha una dotzena d’ordinadors desbudellats esperant que algú puga sargir les seues ferides. El seu du camí de seguir la mateixa sort. Però aquell xicot, amb la traça que sol menar l’ofici, lleva i torna a col·locar una peça que desperta l’aparell de la seua letargia. “Per alguna raó la memòria s’ha desplaçat i, evidentment, no podia arrencar”. I a continuació li explica què ha de fer si torna a passar. Alleugerit perquè no li ha cobrat res per la feina i perquè el problema s’ha resolt amb facilitat, l’Ernest torna a casa, refà totes les connexions amb paciència de rellotger suís, i engega de nou l’ordinador. Els sorollets i les llumenetes que tan coneix s’hi fan presents. Només que a la pantalla li falten icones. On abans havien de ser, ara hi ha un buit perfectament organitzat. “Ostres, no recorda alguns programes!” I quan es disposava a regirar el calaix on té els drivers per reinstalar-los se n’adona, alarmat, que ell tampoc recorda quins eren. Potser, pensa, són tantes les hores que passa negociant amb aquell aparell que fins i tot els seus problemes se li encomanen. “A veure ara quina peça toque jo per recordar-me’n!”.

Sunday, October 26, 2008

Google Earth now available for iPhone

(cross-posted from the Official Google Mobile Blog)

The world just got a little bit smaller. Google Earth is now available for the iPhone and iPod touch, allowing you to fly to the far reaches of the world from the palm of your hand. Since we launched Google Earth for the desktop in 2005, we've had over 400 million unique downloads, and people from around the world have used it to view their house, research travel destinations, learn how to make the world a better place, find local businesses, and view geo-located photos. Now, with a free download from the iTunes App Store, you can fly through the same 3D immersive world of Google Earth you've come to love, without having to fire up your desktop computer.


Check out this video tour to see Google Earth for iPhone in action:



Not only is having Google Earth on your iPhone convenient, but the touch interface is a very natural way to interact with the Earth. Just swipe your finger across the screen and you fly to the other side of the globe; tilt your phone and your view tilts as well. You can pinch to zoom in or out, or just double tap with one finger to zoom in and two fingers to zoom out. We also integrated the My Location feature, so with a touch of a button, you can fly to where you are in the real world on your phone. In addition, we have over eight million Panoramio photos, which are geo-located photos of places, and you can view any and all of them from your iPhone. Besides being beautiful, high-quality pictures, they're specifically of places, so you don't have to see some guy's family on vacation in Thailand--you can see the beaches, the temples, all the things that give you a real sense of the place. Here is a nice shot of the Grand Palace that I found on my virtual tour of Bangkok:



All versions of Earth include search, and the iPhone version is no exception. You have access to the same great local search that you get with Google Maps, so you can search for places, businesses, and landmarks. With Google Earth you get to the full detail page for businesses, so you can get reviews, photos, user content, business hours, and other useful information. We also added a "search near me" feature, so with one touch you can find businesses near your location, without having to navigate there first or type in the name of the city. Looking for a good cafe when you're in Trento, Italy? It's a snap:



To get Google Earth on your iPhone, visit the App Store in iTunes or your iPhone, and search for "Google Earth."