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Friday, November 30, 2007

Google Data Ideathon



The Google Data team is holding a local event for developers Thursday, December 13th, 5:00pm-10:30pm at the Googleplex (Mountain View, CA). It'll be part hackathon, part unconference, part user group, part food, and part fabulous prizes.

Besides a short kick-off session, everything else will be up to you. We'll provide the wi-fi, power and food, and you can utilize the time however you want -- whether it's to pick the brain of someone on the GData team, meet other local developers, hack away on your current project, sit in on impromptu sessions about things like GData + Gears and GME, or hold your own lightning talk about the project you're working on.

Head over to the GData blog for the full announcement and the event page to RSVP and for more info.

Hope to see you there!

The countdown begins



For those of you who have followed Santa's trip in Google Earth for the past few years, you'll be interested to know that this year we've paired up with the real Santa-tracking pros -- the North American Aerospace Defense Command (NORAD).

Starting tomorrow, December 1st, you'll be able to count down to the big sleigh ride on the NORAD Tracks Santa website; starting at 1 am PST on December 24th, you'll be able to download a special KML file that lets you follow his trip in real time. Check out the Official Google Blog to learn more about our involvement in this Santa-tracking tradition that began more than 50 years ago.

Update on Street View via search



We've heard from some of you that you're having trouble accessing Street View imagery within the local search and address bubbles, so we're going to work on it a bit more. We're sorry for any disappointment, and we'll keep you posted on our progress. Stay tuned...

Il Grande Caldo (The Big Heat, 1953)di Fritz Lang

ANNI LUCE AVANTI!
Il più famoso dei film americani di Fritz Lang è anche uno dei più difficili da vedere, mai mandato in televisione e introvabile nei soliti circuiti.
Pur rimanendo fedelissimo alla sua idea di mondo, quella per la quale in ogni uomo c'è un potenziale assassino che può uscire fuori per casualità, traumi o eventi insignificanti e pieno di riferimenti al grande periodo espressionista (specialmente nella sequenza iniziale, ma anche in tutti i possibili riferimenti al concetto di doppio che sono nel film come volti sfigurati e, ombre e continui specchi (foto di destra e sinistra)), Il Grande Caldo è nel 1953 in totale anticipo sui tempi, l'ultimo dei noir e il primo dei polizieschi moderni.

Arrivato ad un livello di maestria altissimo Lang riesce a dipingere un mondo finemente noiristico nonostante l'assenza dei suoi caratteri fissi e della perdizione sessuale, ma anzi basando tutto il meccanismo su "sani valori" quali una tenera famiglia e l'amore per la moglie.
Il sergente Bannon interpretato da Glenn Ford, diventa quindi l'ennesimo omicida per esigenza, l'ultimo di una lunga serie di disperati che si aggirano in un mondo di criminali ma il primo poliziotto a combatterli con i loro stessi mezzi, il primo dai modi spicci e dall'etica dubbia, pronto a tutto per raggiungere il suo scopo, non tralasciando chiaramente la violenza.
Sempre in epoca di codice Hayes, la violenza non è mai esibita ma incredibilmente presente, l'eroe non può essere un malvivente esso stesso ma incredibilmente ambiguo. Pieno di vincoli e con mille divieti, come si conviene ai grandi, Lang gira un capolavoro di inventiva nel quale riesce anche ad inserire riferimenti piccanti alla vita sessuale della coppia di coniugi.
Oltre poi al classico stile di regia langhiano fatto di movimenti sempre presenti anche se essenziali, fotografia mai in primo piano e dialoghi asciuttissimi, Il Grande Caldo propone al meglio anche la caratteristica calma nell'incidere che è la cifra del Lang americano.

Thursday, November 29, 2007

Google Gadgets going cross-platform



For about two years now, people have been writing gadgets for Google Desktop on
Windows and for iGoogle on the web. Today, with the announcement of Google
Gadgets for Mac OS X, Google Desktop users on the Mac can now run the same
Windows and web-based gadgets in Apple's Dashboard with zero (or very few)
changes. Check it out for yourself.

Google Gadgets for the Mac uses WebKit's JavaScript engine inside Dashboard, so
the majority of gadgets just work if they're written properly. The rest can be
fixed by following a few guidelines:
  • Use JavaScript, not JScript
    • WebKit is case-sensitive, JScript is not, which can lead to problems if you assume can you do things like interchange SetTimeOut() and setTimeout().
    • Avoid JScript-only features like collections and ActiveX.
    • Avoid IE-specific DOM extensions, just as if you were writing a multi-browser web application.
  • Avoid Windows-specific APIs
    • You shouldn't assume ActiveX or certain DLLs are available. Neither WebKit nor Mac OS X supports ActiveX, so these gadgets must be rewritten.
    • Avoid Windows-only APIs such as Google Talk. These APIs are not (yet) available on Mac OS X.
  • Understand how Dashboard is different
    • The Dashboard environment is very different from a web page or the Desktop sidebar on Windows in that it comes and goes as the user activates it. Don't rely on your gadget always being visible. Your gadget won't run or update when Dashboard isn't in the foreground.
    • Don't rely on access to the file system. The security model for Dashboard doesn't allow arbitrary file access to the hard disk, although your gadget does have access to files in its own archive. Things like file pickers won't work. Note that while restricted file system access is a departure from how gadgets work on Windows, it's consistent with Dashboard's security model and the behavior of other widgets developed for Mac OS X.

For more details, see Writing a Cross-Platform Gadget, part of the Desktop Gadget API documentation.

If you're interested in developing your own gadget, visit the Gadgets API homepage. If you're already a gadget developer, download the beta today to test your gadget and ensure that it works correctly.

Nella Valle Di Elah (In the Valley Of Elah, 2007)di Paul Haggis


Per Nella Vale Di Elah occorre fare un discorso speculare a quello di The Kingdom, benchè i due film non abbiano molti punti in comune se non che entrambi fanno riferimento allo sforzo bellico statunitense in Medio Oriente.
Dal discorso fatto per The Kingdom infatti era rimasto fuori il tema del "reducismo" che è un'altra matrice importantissima per il cinema di genere bellico americano dal Vietnam in poi.
Se dunque The Kingdom è al momento la punta del nuovo modo di girare film di guerra sul conflitto in corso, Nella Vale Di Elah ripropone (in chiave non nuova nè innovativa) il tema del reducismo aggiornato a questa guerra.
Certo i film sui reduci non si sono evoluti come i corrispettivi film di guerra se non per il cambio di paesaggio e mezzi (deserti al posto della giungla negli incubi, e grande uso di tecnologie).

Così Nella Vale Di Elah batte un'altra strada per distinguersi, non quella del cambio di linguaggio ma quella dello spiazzamento dello spettatore.
Paul Haggis è indubbiamente forte, un grande sceneggiatore ma non un altrettanto grande regista, così l'idea di fondo del film non è niente male (l'indagine di un padre su cosa sia accaduto al figlio al ritorno dalla guerra che piano piano lascia emergere visioni di guerra e storie di reduci), ma non si può dire lo stesso poi della realizzazione.
Il film punta molto su Tommy Lee Jones che recita per sottrazione (va tantissimo in questo periodo, chissà se reggerà poi la prova del tempo...) e cerca di non parlare apertamente dei reduci ma di lasciare che siano uno sfondo costante.
Alcuni personaggi sono azzeccatissimi come quello di Charlize Theron, altri più banalotti (come quello di Susan Sarandon), ma nel complesso il film ha il suo perchè. La forza dello script alla fine vince e il tema e le domande che si pone Haggis (cosa è più opportuno fare nelle situazioni vissute dal figlio di Tommy Lee Jones? Cosa è veramente patriottico? E la sempre verde: Stiamo mandando i nostri figli al macello?) sono convincenti e ben esposte. Certo poi si fa una gran fatica a sopportare ancora quelle bandiere che sventolano...

Una cosa però mi lascia perplesso e nessuno ne parla: perchè solo gli americani hanno il problema del reducismo?
In Europa abbiamo fatto tantissime guerre e nessuno ne ha mai parlato. Nazioni come Francia e Inghilterra sono andate in giro per il mondo a fare guerre e guerriglie, anche urbane, contro civili e non si è mai parlato di malattie da ritorno. Addirittura nel conflitto in corso gli inglesi hanno avuto una partecipazione simile e paragonabile a quella americana con tanto di scandali per maltrattamenti ai prigionieri ecc. ecc. Eppure nemmeno un problema da reduce...

Wednesday, November 28, 2007

Chronoscope: 2 + 2 = 5 with GWT and Android



Timepedia has released Chronoscope, an open source charting and visualization library, built using GWT.

It features:
  • Canvas abstraction for drawing vector graphs
  • Graph Style Sheets abstraction for configuring the look-and-feel of charts
  • Scalable multiresolution rendering supporting up to tens of thousands of points
  • Zoom and pan at interactive frame rates, from centuries to milliseconds
  • Auto-ranging, auto-layout of chart axes and ticks.
  • Auto-legend, and mini-chart Overview
  • Add pushpin markers, domain and range markers, and overlays like Google Maps
  • Bookmarkable chart state, works with Back button
  • JS interopability. GWT API can be used by pure Javascript programmers
  • Microformat support. Charts can be configured without programming.
  • Server-side Font assistance. Render rotated text.
  • Portable, Chronoscope is not tied to GWT, can be used to render from servlets, applets, or other environments.

What is particularly interesting is how the Chronoscope team was able to take their existing Java source code, add 8 hours of Android exploration, and ended up with the same charting and visualization library that works on Android using their graphics support.

This is one area that GWT truly shines. The fact that you write your code in the Java programming language means that you can reuse it in other places where Java runs. Being able to write one application and quickly have it run on Android and the iPhone is pretty compelling.

Here you can see it running:

Location, location, location



Anyone who's used a GPS-enabled version of Google Maps for mobile knows how useful it can be to have location information. But very few devices actually support GPS, and the technology is still evolving -- it can sometimes take a while to acquire a satellite signal, getting coverage indoors can be difficult, and using GPS can drain your phone's battery.

Today Google launched a new version of Google Maps for mobile with a beta technology called My Location, which provides approximate location information for those of us without GPS, and complements GPS location information for those of us who do have it. Read more on our new mobile blog.

Un post doveroso

Volevo fare anche io un piccolo punto della situazione (giusto per rimarcarlo) sul fatto che siamo in una fase molto positiva per gli incassi del cinema italiano (magari meno dal punto di vista puramente cinematografico, ma tutto non si può avere del resto), ma Aspettando Kroger lo fa meglio di me e quindi mi risparmio la fatica.

Sottolineo solo come anche io sia ansiosissimo di vedere la prestazione del film delle Winx e rosico tantissimo che non lo abbiano proiettato alla stampa (in realtà l'hanno fatto ma alla Festa Del Cinema di Roma dove ero pieno di altre cose da vedere), perchè si tratta comunque di un esempio di cinema d'animazione italiano in computer grafica che verrà visto tantissimo.
Qualcosa che in qualche modo entrerà nell'immaginario collettivo di tantissimi....

The Kingdom (id., 2007)di Peter Berg

Il Vietnam portò ad una lunga serie di film poi diventati capisaldi del cinema perchè il periodo dell'elaborazione di quella guerra fortunosamente coincise con quello della new hollywood. E' stato circa ad un decennio dall'inizio di quella guerra che si è cominciato a pensare ad elaborarla per immagini e con il tempo sono sorti dei topoi di quel tipo di film di guerra.

Ecco da un po' di tempo è cominciata l'elaborazione del conflitto musulmano (per usare una parola che generalizzi a sufficienza) da parte degli americani e si è andato formando un nuovo genere di film bellico, che si distacca da quanto fatto fino ad ora in materia.
Difficile a memoria andare a guardare quale ne sia stato il capostipite, tuttavia ad oggi mi sembra che The Kingdom sia l'esponente più valevole di questa nuova categoria che personalmente non mi esalta molto.
Si tratta di un cinema di guerra molto strettamente correlato con il cinema politico e di spionaggio. Ad una guerra di posizione e molto mediatica sta cominciando a corrispondere un modo di rappresentarla molto "politico" e mediato (di cui con tutta probabilità Redacted sarà la punta), non tanto per come i film siano schierati ma per come scelgano di raccontare le storie.

Un esempio su tutti: il cinema hollywoodiano raramente utilizza la camera a mano, nei film di questo tipo invece sempre, per Hollywood la camera a mano è sinonimo di massimo realismo e la applicano quasi unicamente al cinema di guerra mediorientale. E' poi sempre presente un conflitto di culture come non c'era in Vietnam (dove il nemico era presente e vivo ma culturalmente lontano anni luce) e soprattutto sono presenti sempre piani e complotti superiori ai singoli protagonisti.
In Vietnam c'era l'uomo contro la natura, l'angheria degli ufficiali e l'ingiustizia di una guerra che manda i ragazzi a morire senza sapere perchè (oltre poi a tutto il tema del reducismo che sarà oggetto di un altro post). Qui invece c'è il tema delle grandi nazioni, tutto si sposta ad un livello superiore, c'è meno azione e più burocrazia, più protocollo e realismo che astrazione poetica.

In particolare The Kingdom mostra a tratti dell'ottima azione e un po' di suspence, pur avendo quei difetti che io sopporto poco. Potrei sostanzialmente riunirli tutti sotto l'etichetta "intrigo politico". Un modo un po' semplice e al tempo stesso confuso di mettere in scena i grandi movimenti internazionali e le macchinazioni dietro questa guerra attraverso i contrasti dei piccoli uomini.

Tuesday, November 27, 2007

It's here: the Google Highly Open Participation Contest



The Google Summer of Code program has been a joint labor of love between Google and the open source community for the past three years, and the results have been spectacular: hundreds of college students have been introduced to open source software, thousands of people across the globe have begun development together and millions of lines of open code have been produced, 4 million last year alone. We've been particularly proud of this program and how much it has helped the community and we've spent a lot of time thinking about ways we can continue helping open source projects find even more contributors. Today, we're pleased to announce the Google Highly Open Participation Contest, our new effort to get pre-university students involved in all aspects of open source development, from fixing bugs to writing documentation and doing user experience research.

While we're very excited about many aspects of the contest, the best part is that everyone can participate. Contestants must meet the eligibility requirements, but anyone interested in helping out can simply suggest a task to be included in the contest. Our contestants have a chance to win t-shirts, cash prizes, and a visit the Googleplex for a day of technical talks, delicious food and a photo with our very own Stan T. Rex.

Want to learn more? Check out the contest FAQs and tell your favorite pre-college students to pick a task or two to complete. You can always visit our discussion group to get help or share your thoughts.

Update: Fixed the broken links.

Import your KML, KMZ, and GeoRSS files



If you use Google Earth, you're probably familiar with the KML and KMZ file formats, which are used to store geographic information like placemarks, lines and shapes. Now you can share your KML files more easily with other people (who may not have Google Earth installed) by importing them into My Maps. Your file will be stored online and will be viewable on any computer with a web browser.

To import a KML file, create a new map and click the Import link. You'll be able to upload a file from your desktop, or enter the URL of a file on the web. We'll import all of the data from that file into your map for online access and editing. Keep in mind that Google Maps doesn't support as many features of KML as Google Earth, so some of your information (like 3D models) won't be imported into your online map.

You can use this feature to transfer placemarks from Google Earth to Google Maps, make an editable copy of some geographic data you find on the web, or upload KML data from a GPS tracking device. Then you can bring it back to Google Earth by clicking on the KML link to download a KML file. Make some changes in Google Earth and import it back into the same map, checking the replace checkbox this time to replace the existing map with the updated one.

My Our Maps

The My Maps feature of Google Maps lets people create maps to share their hobbies and expertise with the world. For example, a surfing enthusiast could map out their favorite surf spots or a surfing club could plot all the best beaches in Southern California. Now imagine if all the surfers around the globe worked together, leveraging their combined knowledge to create a single map of the best surf spots worldwide, applying the power of wiki-style collaboration to cartography.

Starting today, Google Maps supports collaborative map-making, so multiple people can edit the same My Map. Just click the "Collaborate" link and enter the email addresses of the people you want to invite. They'll receive an email invitation with a link to the map. Once they open the map, they should be able to edit it, as long as they are signed into a Google Account that's associated with that email address. You can also open your map to the world so anyone can edit it by selecting the "Allow anyone to edit this map" checkbox.

By the way, we're always looking for good surf spots, so please add your favorites to our collaborative map. Or if you're not the surfing type, we'd still love to see your maps, whether you're cataloging the best wineries in Australia, reporting UFO sightings to the National UFO Reporting Center, or planning a cross-country road trip with friends.

Another way to take in the view



I'm pleased to announce a whole new method for cruising the streets: Street View via search. In the past, a search of a specific location in Maps yielded a placemark on its location and a pop-up balloon containing its address. Starting today, the balloon will also display a thumbnail preview of the panoramic image for locations where Street View is available. Just click on the thumbnail or the "Street View" link under it to display the location in full view.



Street View links really come in handy if you're searching for a local business. Let's say you're not quite sure where to eat. Searching "pizza place near 40 Market St., San Francisco, CA," for example, will yield many results. Now you'll see a pop-up balloon containing a Street View link for each result so you can actually see which one looks best! And don't forget to scope out which pizza place has the most convenient parking.



Personally, I'm excited to have the addition of this feature as the holiday season kicks off. Holiday planning can be stressful, as everyone knows, and we're hoping this tool will help ease some of those holiday woes.

And speaking of the holidays, the Maps team here at Google has already received the best gift of all: Street View's spot on Time's "Best Inventions of 2007" list!

ZXing 1d/2d Barcode decoding source code released



Recently in the New York Times, we placed a small graphic as part of a Google Print Ad. You aren't looking at one of those eye focus games (It's a sailboat! Or a shark!) but a two-dimensional barcode. Those of us who already know what it is pulled out our phones and "clicked" it with the camera, and were connected to the advertiser's web site. "Wha?", you say? See http://www.google.com/printads/barcode. While this kind of thing has been a common sight in Asia for years, this ad is one of many signs that the technology is arriving in Europe and North America.

But Advertising is only part of the story here. Engineering is also involved and we want to improve the quality and availability of barcode reader software available to developers and end users. So today I would like to announce the "ZXing" (from: "zebra crossing") project, an open-source, Java, multi-format 1D/2D barcode reader which can be built into a reader application for Java and Java ME -- and later, Android.

This project began as a 20% project and is not yet complete, so opening it up is a bit of an experiment. It's not yet the Best Barcode Reader Ever, but it's looking pretty good. For now we want to find those those who can make use of and help improve what's here, so that those good ideas are shared to all developers and everybody wins.

Developers can find the ZXing project on Google Code, and we hope you'll join us on our Google Group and tell us about what you like and don't like about the code.

Explore new terrain



We've noticed that many people build customized maps using My Maps and KML to help others see the planet in a new light. We've seen everything from maps of hiking trails with pictures taken along the way to a guide to the world's mountain peaks. Today we're releasing Terrain maps to help highlight this natural beauty even more. These maps focus on physical features such as mountains, valleys, and vegetation. They contain labels for even very small mountains and trails and are enhanced with subtle shading that can often give a better sense of elevation changes than a satellite image alone.

For example, we think Terrain maps may just be the best way to experience the grandeur of the Grand Canyon or to plan your hiking trip on the Appalachian Trail. And of course, big mountains look really cool. Better yet, you can mix them with custom maps from our users, such as a map of highest points in the United States or a guide to the Pyrenees mountains.

To see the new style, simply click on the "Terrain" button in the upper-right corner of the map.



You may notice in this screenshot that the handy "Hybrid" button, which shows satellite images overlaid with labels and roads, seems to have gone missing. Don't worry -- this view can now be accessed by clicking the "Satellite" button and checking the "Show labels" check box that will appear under the "Satellite" button:

La guerra dei formati 3D

In un pezzo molto interessante su Cnet si confrontano le tre versioni in 3D di Beowulf.
La pellicola di Zemeckis è infatti la prima ad essere rilasciata in tutti e tre gli standard esistenti della proiezione 3D (Imax, Dolby 3D, Real D).
Dalla personale opinione di chi ha scritto il pezzo emergono particolari interessanti che io (avendo provato solo alcune delle tecnologie in questione) non stento a credere e mi sento di condividere.

L'Imax ha dei problemi di ghosting (quando un po' di luce diretta all'occhio destro è catturata dal sinistro e si traduce in una versione sdoppiata di alcuni elementi) che avevo ravvisato anche io a tratti e non si comporta bene sui movimenti molto veloci, anche se (a detta di chi li ha provati tutti e tre) fornisce l'esperienza più sorprendente ed emozionante (in virtù delle dimensioni dello schermo).
Il Real D (sistema che io non ho provato in 3D ma in 2D e con un film girato in pellicola), risolve molti dei problemi che si presentano con l'Imax ma ad ogni modo fallisce nel fornire un'esperienza immersiva, non tutto il campo visivo è saturo e la scena sembra svolgersi in una scatoletta.
Infine il Dolby 3D (sistema di proiezione digitale da me provato per Beowulf ma in 2D) prenderebbe il meglio dei due, quasi annullando il ghosting e fornendo un'immagine più nitida, colori più vivaci e azioni più immmersiva.

Il Mio Amico Giardiniere (Dialogue avec mon jardinier, 2007)di Jean Becker

E' veramente un oggetto strano questo film di Jean Becker, quasi privo di trama (solo verso la fine succede veramente qualcosa) e infarcito di dialoghi, continui botta e risposta, dibattiti e battute tra il giardiniere e il padrone (un pittore) che all'inizio del film scoprono di essere stati compagni di scuola in gioventù.
Chiaramente è l'amicizia profonda che si instaura tra i due ad essere sotto il riflettore. Uno divorziato e pieno di avventure sentimentali con ragazzine e l'altro sposato con moderata felicità con una moglie dominatrice e ripetitiva.
Un'amicizia fortemente maschile che passa attraverso la compenetrazione e la comprensione delle passioni e dei lavori dei due (pittura e giardinaggio) e attraverso anche il reciproco supporto nelle proprie attività. Fatti prima che parole in un film dove fatti non ce ne sono quasi ma parole tante.
Ripreso con invisibilità rara e un gusto particolare per la lentezza senza che questa mai possa entrare in conflitto con la noia Il Mio Amico Giardiniere è sorprendente per come spiazzi lo spettatore in un continuo rimando dell'azione, mentre continua a concentrarsi su cose marginali (che si rivelano chiaramente le più importanti).
Alla fine ci si chiede che film si è visto, la storia di un uomo che scopre un'altra parte di sè dal contatto con qualcuno contemporaneamente molto vicino e molto lontano (amico ma proveniente da tutt'altra realtà e con tutt'altra vita) o semplicemente una storia di umanità spicciola e sentimenti semplici ma raccontata con la necessaria empatia e senza enfasi?

Marketing delle proprie argomentazioni

La cosa più divertente dell'attuale sciopero degli sceneggiatori americani (siamo nella quarta settimana) è che decisamente sanno come raccontare le cose, conoscono tutti i modi migliori per accattivarsi il pubblico e tutte le strategie di narrazione per colpire al cuore.
Si tratta probabilmente delle ragioni di uno sciopero meglio pubblicizzate di sempre.
Mi è venuto in mente soprattutto oggi quando alla conferenza stampa per Nella Valle di Elah, Paul Haggis (che in quanto sceneggiatore aderisce allo sciopero) ha spiegato con umorismo e passione le motivazioni.

Monday, November 26, 2007

A breath of fresh air



We're so happy (OK, more like ecstatic) about the recent wave of people, companies and organizations "going green." Everywhere you look these days, you see hybrid cars, solar panels, recycling bins, and so on. And we were really thrilled to learn about the U.S. Environmental Protection Agency's new project using Google Earth.

The EPA has created an amazing KML file that tracks air emission sources. That means Google Earth users can now track air quality, near and far, from the comfort of their computer screens.

The layer also makes it possible to see which companies are generating air pollutants at the highest rates. Select a given location and view placemarks of all of the companies in the area. Tilt the earth until you're at ground level and check out the collection of placemarks; they vary in height based on pollutants emitted at their particular location. Click on a company of interest to read about their eco-history.

We hope people make good use of this great new tool, whether it be to simply discover the air quality in different areas around the world or to encourage companies to engage in more environmentally friendly practices. To find out how to get started, take a look at this informative EPA page -- it couldn't be simpler.

Update: The EPA has actually created not one but two informative KML files. In addition to a layer that tracks air emission sources, the EPA has created a KML file that provides real-time air quality information. This tool displays the most current air quality conditions by city, updated hourly with data taken from the AIRNow database. Check out their website, which includes instructions for using this informative tool.

Meduse (Meduzot, 2007)di Etgar Keret, Shira Geffen

Non me l'avevano fatto vedere Meduse e così rimedio al cinema, anche perchè la curiosità che mi è stata messa addosso riguardo questo film era proprio grossa e ora ho scoperto perchè.
La coppia di scrittori israeliani che esordisce al cinema gira un film che sorprendentemente (data l'origine del duo) non si concentra solo sui contenuti ma cerca anche una forma che sia in armonia con essi. Un armonia all'insegna del ruffiano-intellettuale.
Meduse è esplicitamente e volutamente molto simbolico, dipinge un mondo a tratti grottesco dove fanno spesso capolino elementi "misteriosi" per non dire sovrannaturali. Personaggi simbolici (su tutti la bambina che viene dal mare), momenti topici e oggetti paradigmatici sono disseminati lungo tutto l'arco della trama che riunisce 3-4 storie di rapporti difficili per mancata comunicazione e per la difficoltà di mettere da parte le proprie esigenze guardando anche quelle degli altri.
Meduse ha davvero i suoi momenti ma troppo spesso ha delle terribili cadute di stile, troppo spesso mi ha infastidito la sua programmatica volontà di essere poetico, di far sognare a tutti i costi. Per questo credo abbia affascinato molti, perchè propone un immaginario semplice di grandi metafore di sicura efficacia, le navi (sempre presenti in tutte le storie), il ritorno di elementi infantili, i piccoli traumi e i semplici affetti.

La cosa più curiosa però è la forma del film che benchè sia israeliano sempre prendere a piene mani dallo stile indipendente statunitense. Se infatti si fosse svolto in una cittadina di provincia americana avremmo gridato al "solito film in stile Sundance". Montaggio spezzettato, macchina da presa mobile ma non a mano, netta contrapposizione di grandi silenzi espressivi e simbolici a sequenze molto molto verbose e un generale senso di freddezza dei personaggi davanti alle situazioni (ma non sempre, solo quando è comodo) che ricordano da vicino il cinema disilluso e eternamente perdente degli indie nordamericani.
Certo devo ammettere anche io che alcune sequenze sono azzeccate e mi hanno comprato bene, in special modo la pioggia subito in faccia con dietro il cartellone della raccolta fondi per le case, la foto animata del gelataio e l'ovvio abbraccio tra anziana e badante (foto a destra) con la figlia che vede tutto non vista.

Sunday, November 25, 2007

Rushmore (id., 1998)di Wes Anderson

Il secondo lungometraggio di Wes Anderson è un poema tenero e infantile sul contrasto delle età e (chiaramente) sulla paternità (sia essa effettiva, assente o mancata).
In Rushmore c'è tutto il cinema che seguirà di Anderson, sia tematicamente (I Tenebaum) che formalmente (Steve Zissou), con un gusto particolare per la descrizione della devastante normalità di figure atipiche.
Questa volta il protagonista è un ragazzo talentuoso, pieno di interessi e volontà innamorato della propria scuola e delle possibilità che gli dà. Presidente e fondatore di mille organizzazioni nonchè drammaturgo e commediografo, la sua insaziabile sete di crescita (fisica e culturale) si scontra unicamente contro l'impossibilità di avere una storia d'amore con una donna più adulta.
Outsider di lusso, nerd pieno di possibilità e di volontà il protagonista è come spesso si vede in Anderson genialmente fuori dal mondo e grande innovatore.

Eppure mi sembra sempre che nei film di Anderson le cose più interessanti siano quelle meno particolari. Di tutte le mille piccole chicche, stranezze e originalità di cui riempie i suoi film alla fine ciò che mi rimane sempre impresso (e delle volte con una forza non indifferente) sono le cose più consuete. I sipari che si aprono e si chiudono, lo scorrere delle stagioni, gli sguardi pieni d'amore, quelli pieni di delusione, i picchi e le rinascite.
A fronte di forme che cercano disperatamente di discostarsi dal già visto e dal già narrato ad un livello di superficie (perchè poi sotto i metodi di narrazione sono molto più canonici di quel che sembri) c'è poi una narrazione di meccanismi veramente basilari come l'affetto paterno, la volontà di crescere o di non crescere (se si è cresciuti) e la ricerca disperata di una felicità che ormai è già perduta.

Grandi prefazioni per grandi volumi


Il non plus ultra dell'industria culturale

Friday, November 23, 2007

1408 (id., 2007)di Mikael Håfstrom


Il regista svedese Håfstrom arriva al cinema adattandosi ad una produzione commerciale americana e adattando un testo di Stephen King, anzi una novella, per lo schermo.
Dunque invece che restringere un libro in un film 1408 deve allargare una novella in un lungometraggio e purtroppo si sente, nel senso che il film inizia benissimo raccontando con sveltezza e intelligenza l'incipit della novella e riuscendo a rendere la delicatezza con cui vengono trattati e soprattutto accennati alcuni particolari della vita passata del protagonista (come il suo passato di scrittore personale e libero). Poi si entra nel vivo con la trama e con la paura e ancora Håfstrom regge alla grande creando un formidabile senso d'attesa e paura per quello che si teme debba accadere prima che accada. Ma poi quando accade quando cioè tocca misurarsi con l'essere all'altezza delle aspettative di paura create, ecco che il film crolla finendo nello stereotipo e nel generico pauroso ma soprattutto nella ripetizione.
Bilanciando prima e seconda parte si ha un horror medio con giusto una o due trovate molto intelligenti e un bel po' di momenti di stanca mal gestiti o forse semplicemente mal allargati nel passaggio da novella a schermo.

Impagabile la battuta del regista che spiegando il motivo per il quale ha scelto Samuel L. Jackson come interprete del pacato direttore d'albergo che intima a John Cusack si non entrare nella stanza 1408, illustrandogli le vicende avvenute in quel luogo e creando quel senso di paura necessario a tutta la seconda parte del film ha detto: "Sam Jackson è stata una scelta obbligata per quel ruolo, nessuno poteva farlo meglio. Perchè se Sam Jackson ti dice di non entrare in quella stanza, beh è meglio che non lo fai!".

Thursday, November 22, 2007

Il cinema digitale è arrivato anche da noi ma nessuno lo saprà!

Ieri sono andato a rivedere Beowulf, ma questa volta al cinema e pagando (era talmente tanto che non andavo al cinema normalmente che istintivamente ho cercato il posto migliore per sedermi senza pensare che stavolta avevo il biglietto con i posti numerati).
Ci sono ritornato non tanto per rivedere Beowulf ma perchè al cinema Adriano lo davano in digitale. A dire il vero in digitale avevano già dato Shrek Terzo e Planet Terror, ma per un motivo o per l'altro non sono riuscito a vederli (c'era sempre qualcuno che l'aveva già visto e non ci tornava). Ignoro anche se ci siano altri cinema in Italia che stanno sperimentando la proiezione digitale.

L'Adriano monta il sistema Dolby Digital, uno dei tre standard internazionali principali (gli altri due sono il Real D e Imax digital) in una sola sala che chiaramente è quella principale, eppure non lo pubblicizza, lo scrive in piccolo sul sito in una news che rimane pochissimi giorni e poi nessuna indicazione nel cinema e nemmeno al botteghino sanno niente (ma quelli non sanno MAI niente! Nemmeno nei cinema di New York!!!).
Il risultato è non solo che non c'è la certezza di nulla ma che poi il pubblico non sa nulla. Da un'indagine rapida e assolutamente non professionale fatta in sala nessuno dei vicini di posto sapeva che il film sarebbe stato proiettato in digitale (e potenzialmente potevano anche non sapere di che si tratti la proiezione in digitale ma non ho chiesto perchè sarebbero stati troppi dolori per una sola giornata).

Beowulf visto in digitale è DECISAMENTE più definito che visto in pellicola, la differenza non si vede immediatamente ma con un po' di tempo. Io che mi ritengo spettatore attento specialmente per film con contenuti tecnologici nella prima visione (analogica) non avevo visto le mille piccole cicatrici sul corpo del protagonista, nè le vene perfettamente rappresentate ecc. ecc. Certo una definizione abbastanza inutile se si limitasse a questo, ma in realtà quello delle piccole cicatrici e delle vene è un esempio per far capire come la qualità dei dettagli piccoli sia infinitamente superiore e se ne goda nelle scene di massa, nella profondità di campo e nella generale stabilità dell'immagine.

Va aggiunto infine che Beowulf benchè realizzato in digitale comunque non è un buon metro di paragone poichè non ritrae la realtà ma immagini di sintesi. Ancora devo riuscire a vedere un film girato in digitale e proiettato in digitale (ho visto solo The Bourne Ultimatum in digitale che però è stato girato in pellicola).

Suppongo sia solamente inutile e doloroso chiedermi come mai, nonostante sia una tecnologia interessante, innovativa, funzionante e disponibile al pubblico nessuno mostri i film in digitale alla stampa...

O' Jerusalem (id., 2007)di Eli Chouraqui

Insolitamente movimentato per essere un film politico e insolitamente politico per essere un film d'azione, O' Jerusalem tenta di rendere accattivante ad un pubblico svogliato la spiegazione delle origine del conflitto israelo-palestinese proponendosi di non prendere nessuna delle due parti.
L'impianto romanzesco che si installa sulla realtà storica è il massimo del classico, tre uomini e una donna diventano amici in America nonostante tre siano ebrei e uno sia palestinese. Le differenti ideologie non contano fino a che sono lontani dalla patria, ma quando nel 1948 c'è la "chiamata alle armi" in terra santa tutti quanti prenderanno la propria parte.
Con un po' di freddezza e la volontaria mole di informazioni Chouraqui racconta la storia della primissima parte del conflitto cercando di mettere in mostra la problematicità della questione e l'impossibilità di giungere ad una soluzione. Ma se come impianto didascalico O' Jerusalem regge (anche se si sente un minimo di parteggiamento per la parte israeliana) è come film che fallisce.
La parte classica di intreccio (con annessa storia d'amore nel conflitto) fallisce su tutta la linea non coinvolgendo per niente, nemmeno quando si infiamma su toni melodrammatici, e la parte di amicizia virile superiore ad ogni guerra manca di fare breccia nel cuore dello spettatore.
Non si percepisce nè un umanesimo superiore ad ogni guerra, nè la presenza di piccoli uomini agiti da un destino o delle volontà che trascendono le singole.
I personaggi non vanno più in là della loro etichetta e la messa in scena non fa nulla per aiutare, l'impressione generale è che ci sia stata una certa abile sbrigatività di mestiere che ha consentito di liquidare con una certa esperienza la parte di trama per concentrarsi su come integrare le realtà storiche e quale visione (la più imparziale possibile) dare della problematicità del conflitto.

Armchair parade watching



I'll admit it, I still love the Macy's Thanksgiving Day Parade. In fact, this is the first year in as long as I can remember that I won't be spending my Wednesday evening braving the crowds on 77th Street to see the balloons getting inflated. But I'll definitely be camped out in front of my TV tomorrow morning (with frequent trips to the kitchen to baste my turkey, of course) watching the balloons, floats, and marching bands make their way through Herald Square. Plus, there are several maps and a KML file that plot out the route so you can follow along at home. That way, when the commentators say the Big Apple Circus float is at Columbus Circle, you'll know you've got plenty of time to stir your cranberry sauce before they perform.

There are also lots of parades happening in other cities across the country. Take a look in Google Maps and see if your city's parade is already in there (I just found Chicago's parade, for example). If you don't see it there, create your own MyMap of the route and the best viewing places.

And if all that parade watching makes you antsy to hit the streets yourself, there are plenty of Thanksgiving races charted out in MyMaps. Many of them show the actual routes, so you can also use them on Friday morning to burn off some of those calories from the big dinner!ost content

Wednesday, November 21, 2007

Civico 0 (2007) di Francesco Maselli

A metà tra il racconto e il documentario si inserisce la volontà di Maselli di parlare ancora degli emarginati della società, di coloro che vivono ai margini della globalizzazione e che di essa subiscono solo la mobilità o gli echi ma che non riescono poi a fare proprio il senso di modernità internazionale e che anzi sembrano vivere in microcosmi minuscoli.
Le tre storie raccontate sono di un'immigrata africana con la sua famiglia, di un'immigrata rumena che invece la famiglia la lascia in Romania e tenta di mantenerla e di un fruttivendolo romano che diventa barbone in seguito alla morte della madre. Storie vere raccontate con la voce fuoricampo dai reali protagonisti e interpretati da attori professionisti.
Al di là delle storie di quotidiano dolore, dal taglio ovviamente cronachistico, il film si distingue per il piglio documentaristico che comunque non vuole rinunciare ad una forte dimensione estetica e che non ha paura di volare alto. Certo Maselli ha una certa età e la paura ormai non sa più cosa sia, cerca solo di fare il cinema che vuole e negli anni questa è stata sempre confermata come la sua vocazione, un cinema sociale attaccato moltissimo alla realtà che prende spunto chiaramente dal documentario.
Le cose migliori di Civico 0 vengono proprio dalla formazione di Maselli, documentarista in un'epoca in cui il sonoro in presa diretta richiedeva pesanti macchinari che non si confacevano alla formazione leggera con cui si gira per riprendere le immagini da documentario, e che quindi girava spesso lunghe sequenze in esterni prive di audio che dovevano non solo essere musicate a posteriori ma soprattutto dovevano parlare unicamente con il montaggio.

I cassonetti, la carta straccia, le buste della mondezza trascinate, i bagagli dei vagabondi, sono queste le ossessioni di Civico 0 che incorniciano le tre storie, narrate con distacco forte (dato dalle voci narranti che si sente non essere professioniste) e qualche velleità melodrammatica.
Mi sono stupito di come il film nonostante la spezzettatura in episodi riesca ad andare dritto al punto e contemporaneamente a parlar d'altro, a divagare e dare un senso comune di povertà e vita ai margini, specialmente con il delicato episodio di Massimo Ranieri.

Monday, November 19, 2007

Natale sta arrivando chiudetevi fuori dai cinema!

Contrariamente a quello che credevo lo spostamento di Matrimonio Alle Bahamas ha giovato e come! Il film ha incassato nel primo weekend (il più significativo per misurare gli incassi a prescindere dal gradimento del pubblico) almeno il doppio di Olè (che l'anno scorso uscì insieme al concorrente desichiano) arrivando a cifre da vero cinepanettone similissime a quelle di Natale A New York.

Ora tocca vedere se questi incassi di Boldi fanno male alla compagnia di De Sica cioè se il pubblico da cinepanettone ne accetta uno solo o è lieto di vederne due, in quel caso si raddoppierebbe di fatto l'incasso di tutta l'operazione "Natale con i tuoi resto dell'anno a vedere quel che vuoi".

La leggenda di Beowulf chiude il suo cerchio con la techno

Il frammento mancante del grande poema epico che dà un senso a tutto. Beowulf è fra di noi.

(segnalate da Comante Eginetico)

Think globally, mark locally



The last time I threw a party, I used the My Maps feature of Google Maps to tell my friends exactly how to find my house. But if they'd just searched Maps on their own for my address and had gone to the marker location, they would have been partying in the middle of the street!

Now for your next party (or any other occasion), you can move the marker for your address to show the exact entrance of your house. Just search for your address, click "Edit," click "Move Marker," and drag the marker to your front door.

Of course, we couldn't limit ourselves to just addresses — businesses can be hard to find too. Take your favorite restaurant, for example. Now you can find it on Google Maps and move the marker to its front door. You might just save someone's date with this information! Fixing markers can be downright addictive. I've spent hours using Street View to locate businesses and houses, and then moving their markers.

You might be worried about people monkeying with markers. Fear not, we've thought of that. Whenever you find a recently-moved address or business, you'll see a "Show original" link you can click to see where the marker was originally. If it's in the wrong place, just move it to the right one.

Move a marker, and make your virtual neighborhood a better place -- that is, in the U.S., Australia and New Zealand, where it works right now. You'll need a Google Account to join the fun. And I should also tell you that's not actually my house.

Sunday, November 18, 2007

Lo sciopero degli autori USA potrebbe beneficiare la produzione per la rete?

Se ne parla moltissimo negli ultimi giorni, gli autori delle serie tv, dei film e degli show televisivi americani sono in sciopero, tutti. Cioè nessuno più scriverà una riga fino a quando non avranno ciò che chiedono (l'ultima volta che l'hanno fatto, nel 1988, hanno resistito 5 mesi causando danni incredibili alle televisioni) ovvero riconoscimenti monetari per la diffusione dei loro lavori attraverso i nuovi media, internet su tutti (le motivazioni nel dettagli spiegate in un video da loro prodotto).

Ma la cosa più interessante qui non è tanto il dibattito sul fatto che internet entra sempre di più nel mondo del business canonico ecc. ecc. quanto il fatto che il sindacato degli autori ha dato precise disposizioni ai suoi membri di non scrivere per nessuno (ad ogni modo rimangono da mandare in onda molte cose che hanno già completato, la lista completa è qui), escludendo gli show che vanno in onda in rete. Primo perchè la rete è il motivo del contendere e se si scrive direttamente per la rete di sicuro si verrà pagati, secondo perchè lavorare per chi mette in scena in rete non aiuta i padroni tradizionali.
Quello che succede (o meglio potrebbe succedere perchè non c'è nulla di sicuro MAI) è che se lo sciopero dovesse continuare per mesi come si prevede ad un certo punto molti autori professionisti (gente che scrive per David Letterman, per I Simpson, per Lost, CSI ecc. ecc.) per mangiare potrebbero riversarsi in rete, un mondo fin'ora da loro schifato. Questo avrebbe due conseguenze di opposto gradimento.
Da una parte (ed è facile immaginarlo) ci sarebbe un aumento della qualità pazzesco del materiale prodotto per internet, mentre dall'altra ci sarebbe un suo cambiamento inevitabile. Mi sembra, e lo dico da sempre, che al momento la cosa migliore del materiale fatto per la rete non è tanto la qualità (quasi sempre bassina al pari della professionalità coinvolta) quanto l'identità con i consumatori, il fatto cioè che si tratta di cose fatte da una nicchia per una nicchia, che magari parlano male ma parlano direttamente a me (nel senso di membro di quella nicchia).
Ecco un aumento improvviso della professionalità cambierebbe sicuramente il carattere di questi contenuti portandoli inevitabilmente verso un'ottica più tradizionale, certo se poi Lost o I Simpson sono l'ottica tradizionale non è niente male, ma si perderebbe o meglio si acquieterebbe la componente di rottura e di diversità delle produzioni per la rete.
Per il cinema invece la situazione è anche peggiore, se lo sciopero va per le lunghe e si arriva ad un punto in cui sono state utilizzate tutte le sceneggiature ad oggi completate, i film si faranno lo stesso solo che saranno orrendi.

Nel 1988 lo sciopero sopracitato ebbe come effetto di creare una nuova dimensione per gli show televisivi che dovettero cominciare a fare a meno degli autori professionisti e per ovviare alle perdite che si facevano incalzanti cominciarono a concepire programmi diversi che non avessero bisogno di autori, che parlassero da soli traendo ispirazione dalla realtà, che mettessero in scena non prodotti di fantasia ma gli spettatori stessi che raccontano le proprie storie.

Friday, November 16, 2007

Teaching a thing or two



Rounding out our celebration of Geography Awareness Week, I’d like to point you to some Google Earth and Maps educational applications that recently caught my attention:

Here in the United States, Tim Hunter of the Advanced Technology Environmental Energy Center (ATEEC) brought together over a dozen educators to develop a virtual field trip that explores political and environmental issues in the Arctic. The purpose of this National Science Foundation-supported project is to explore fossil fuels, discuss sustainable sources of energy, and explore the Alaskan wilderness.

Across the pond in the UK, middle school geography teacher Noel Jenkins created a lesson plan that combines fiction with film-making and climatology. Acting as location scouts, students use Google Earth to find ideal spots for filming the movie version of Philip Pullman's book The Golden Compass. They need to read the text carefully, but the decision-making process is also based on how they interpret the landscape.





















And schools across the globe have joined forces to commemorate the 2007-2008 International Polar Year. In this initiative, environmental science, history, anthropology, and technology come together to immerse students in the world of geography. Check out which schools have launched virtual balloons to mark their participation.

We'll keep you posted on more educational resources as we hear about them. And be sure to visit the Google Earth for Educators page and the Google Earth Community for additional lesson plan ideas and discussion forums.

Weekly Google Code Roundup: The Androids are openly social



I just have to take a breath as I start this posting. The last couple of weeks have been a real trip as we first announced OpenSocial and then Android, both announcements that have drawn a lot of interest.

Let's start with Android. We started out announcing the Open Handset Alliance and made sure people realise that this effort is bigger than a Google Phone. It is a mobile platform, with many phones to come! After some of the initial surprise we released the part that you, as a developer, care about: Android SDK.

We have been astonished at the response. We now have over three and a half thousand messages on the Google Group with four thousand members. The discussion has been all over the map, from initial Eclipse setup, to discussing the sample code, to working on how to write native applications on the platform.

We have plenty of material for you to absorb, but a great way to start it:

We are so excited to see the developer interest, and can't wait to see the applications that win money from the $10M prize pool.

Finally, to show how open platforms propel themselves, we got to release open drivers for the QualcommMSM7K.

It's the social

Just before the Android launch, we unveiled the group that worked together to create the OpenSocial APIs.

We have only just begun here, and the current API is a baby 0.5 release, but it is contagious to see the container and social developers work together. Patrick Chanezon sat down and chatted with us about the new APIs and the Campfire One announcement shows you a lot.

To enable developers to get containers going quickly we have put out an opensource container sample and have also seen the beginnings of Apache Shindig, another potential container.

The container partners are coming online quickly. We have already seen the hi5, Ning, and Plaxo sandboxes go live and more are coming.

To get a feel for the various containers and applications that have already been developed, check out video interviews that tell the story nicely.

And in other news...

Android and OpenSocial are not the only bits of news out there. Let's have a quick roundup:

Gmail got a backend facelift and we announced a new email migration API.

There are a couple of fun new open source projects announced: AxsJAX aims to make accessible Ajax applications more possible, and nsscache is an open source named services system.

We put together a nice piece on a spider's view of Web 2.0 which discusses SEO principles and how Web 2.0 practices affect, or do not affect them. What about Web -1.0? That is discussed in this great tech talk on the Web that wasn't. A nice history lesson.

I got to host my first tech talk at Google. I was lucky enough to pull in Steve Souders, Chief Performance Yahoo!, to discuss High Performance Web Sites and YSlow. If you want to make sure your sites run well, check out his core principles.

Oh, and one other thing. The Google Code team did a huge amount of work in revamping Google Code which coincided with the major launches. We believe that the site is a lot cleaner now, and gives us a base to work on as we move forward to do a better job at serving all developers out there. Thanks for joining us so far.

As always, check out the latest tech talks, subscribe to the Google Developer Podcast and visit the Google Code YouTube channel.

El Mariachi (id., 1992)di Robert Rodriguez

Sono contento di aver finalmente visto l'esordio al lungometraggio di Rodriguez, perchè è un regista che non stimo moltissimo ma che si intuisce che il meglio di sè lo dà nei progetti personali (la cosa che preferisco di lui infatti è C'Era Una Volta Il Messico terzo episodio della saga del mariachi), e El Mariachi è il massimo del personale.
Primo film per il cinema, indipendentissimo, prodotto, scritto, fotografato, montato e diretto da lui su una storia che più serie B non si può (con anche questa volta il modello produttivo di serie B).
E' indiscutibile che El Mariachi sia meglio dei filmacci con i quali sarebbe in concorrenza, cioè il cinema poca spesa e molto sangue all'americana (anche se questo è messicano), tuttavia non regge e verso la fine il ritmo cala e l'enorme dilatazione che all'inizio è espediente autoriale diventa noia e ripetitività.
Musiche composte dai parenti e atmosfere stranamente rarefatte per un film che rimane comunque di azione spicciola, con molti spari, sentimenti alla buona e personaggi che non vanno più in là del loro ruolo, ma che riesce comunque, specialmente nella prima parte, a parlare di cinema in maniera coinvolgente e interessante.
Forse il suo più grande fallimento è di non saper dare vita ad un grande personaggio (cosa tipica dei migliori film di serie B), colpa anche di un cast non certo di grandi professionisti...

Thursday, November 15, 2007

Each and every email



With hundreds (if not thousands) of popular email clients and mail servers out there, importing email into another service can be challenge, especially when you consider the troves of old email most people save. To ease this pain, we created the Google Apps Email Migration API.

This new API is available in Google Apps Premier, Partner, and Education Editions, and you can use it to migrate your existing email from anywhere into Google Apps. Let's say, for example, you want to import email from your Obscurix Email Server v2.0001715. Just write some parsing code and use our simple API to upload that email into the desired mailbox. For convenience, you can authenticate to the API not only as the end user of the destination mailbox, but also as a Google Apps administrator, and target any mailbox in the domain. This API uses the Google data API protocol, which means there are a host of client libraries to make importing even easier.

LimitNone (one of our Enterprise Professional partners) has already built a migration utility that works with calendars, email and contacts.

For more info, check out the Google Enterprise Blog, or just dive right into the developer's guide. And please, let us know what you think!

Map of the day: My Maps for teaching Physics and Literature



In my time spent combing through all of the amazing customized maps created by our users, I've been pleased to find many maps that illustrate the usefulness of My Maps in a classroom setting. For example, I recently found two great ones that illustrate how tools in the My Maps tab can be used by teachers in two very different subjects: Physics and Literature.

For one, check out this cool map created by a Physics teacher who has been teaching his 9th grade students about speed, velocity and displacement. In an effort to make the class more interesting, he had his students pair up and use map-making tools in the My Maps tab to plot out different bus routes in the area. Each route was labeled with the average time needed for a bus to make a complete loop and the average speed of the bus. Pretty cool, huh? You can read more about it on his blog .

And then there's an English teacher who got his students (and me!) hooked on a reading assignment by mapping out a novel's plot points. In the book Whirligig by Paul Fleischman, main character Brent travels to the four corners of the U.S. on a Greyhound bus. Tom used My Maps to plot out the character's entire route, highlighting key placemarks and engaging students along the way. And be sure to read more about the assignment on his blog.

Teachers, what are you waiting for? On your marks... get set... map!

Ascensore Per Il Patibolo (Ascenseur pour l'échafaud, 1958)di Louis Malle

Finalmente riesco a vedere Ascensore Per Il Patibolo, l'esordio di Louis Malle, avvenuto contemporaneamente agli esordi di Truffaut, Godard, Rivette e Rohmer, gli altri colleghi della Nouvelle Vague.
Eppure da loro Malle si distanzia subito, certo non moltissimo, eppure con un modo di approcciare agli "ideali" della nuova onda del cinema francese, che non avevo mai visto.
La passione di Malle è il noir vero, il giallo, quello che in Francia diventa polar, le storie di banditi, o uomini ordinari che diventano banditi, di passioni torbide ecc. ecc. E il suo modo di guardare al cinema americano è decisamente più radicale. In Ascensore Per Il Patibolo in particolare il riferimento più evidente è Fritz Lang (sia nel periodo americano che in quello tedesco).
Moltissimi i punti di congiunzione con i film langhiani sia per le ambientazioni (il grande magazzino vuoto), sia per la prevalenza dei suoni sulle parole (e quindi dei silenzi espressivi con i rumori della città), sia per i movimenti di macchina secchi, rigorosi ed espressivi, per le idee di regia (su tutte il montaggio alternato con l'ascensore che comincia a scendere), sia per la tematica di fondo cioè l'uomo accusato di un crimine che non ha commesso (che in Malle diventa l'uomo colpevole di un crimine che viene accusato di un altro che non ha commesso).
Nonostante dunque il mondo di Ascensore Per Il Patibolo sia noir al 100% (notturno, infame e disperato) il suo modo di fare cinema è radicalmente Nouvelle Vague, per come rimane attaccato ai personaggi piuttosto che inseguire la trama e per come gira rapidamente, in maniera secca asciutta e prediligendo gli esterni, in una fusione dal meraviglioso equilibrio.
Alla narrazione degli eventi Malle preferisce la descrizione delle relazioni che si stabiliscono tra i personaggi e la cesellatura dei rapporti, sui quali spicca quello tra Maurice Ronet e Jeanne Moreau, protagonista nella sequenza finale di un monologo con tanto di sguardo dritto in camera da antologia del cinema.

Wednesday, November 14, 2007

Sky in the classroom



Google products can be useful in many classes, but today I want to point out how they can be useful in my favorite high school class: astronomy!

When I studied astronomy, the teachers used to bring a gigantic star map to class, point at the stars, and tell us all those great stories about them. I always wanted to see deeper into the sky and know more about it, but I had to wait for the annual trip to the observatory to actually do that, unfortunately. With Sky in Google Earth you can do all of that and much more now without even leaving the classroom. Just open Google Earth, click on the new "Sky" button, and you'll see the very sky above your location. Here are some tips on how to get an astronomical education:

- To see a particular object, just search for it in the search box (for example, try searching "Betelgeuse"). If you want to know more about a particular star, just select the "backyard astronomy" layer from the layer panel and click on a star to get more details.

- To see a giant cosmic explosion in space, search for "crab nebula" and fly 6,300 light years in a second. Click on the icon to learn more. And you can explore other Hubble pictures using the layers panel.

- To explore the planets as they move across the sky, double-click the "planets" layer on the left panel and then press play on the time slider on the top-right corner. If you want to explore, say, the moon or Mars, just click on either one of them to land in a map. It's almost like being there ...

- Go to HeyWhat'sThat to access a night sky overlay in Google Earth and see what your sky will look like tonight.

- With planets and asteroids moving through our own solar system, and with exploding stars and mysterious flashes of gamma ray radiation, there are always new things to see in the night sky. At voeventnet.org you can use Sky to find out whats new in the sky tonight and go and see for yourself.

- We also have special tours you can use: just click on the "User's guide to galaxies" or the "Life of a Star" tour on the layers panel, and then click on the star or galaxy icon to learn more. You can also create your own tour of Sky to share with friends or students, using the same tools in Google Earth. Here's a good tutorial.

Additionally, you can learn more about the planets through a new layer created by exoplanets.org, which will show you all of the stars with planetary systems that we currently know about. Download it from the Google Earth gallery.

It's our hope that Sky will help educate kids around the world on the wonders of space. We encourage you to share your feedback with us in the Sky forum.

Viva la via!



A few months ago we added a simple and fun way to interactively modify the directions created by Google Maps. You can drag the endpoints of your route to change where the route starts or stops. You can also drag the route itself to modify how you get to your destination. Perfect, right? Well, almost. Our users have told us that, while they love dragging their routes to use the roads they want, they don't like that we add a new destination at the spot they dragged: I want to go via the I-90 bridge, not stop on it! We wouldn't want to either. So we've tweaked this feature by adding a "via" point to the spot where you dragged, rather than a whole new destination:



This also improves our directions: No longer will we suggest you stop on the bridge during your trip. Viva la via!

Beowulf (id., 2007)di Robert Zemeckis


Ognuno chiede qualcosa di diverso al cinema, perchè ognuno ha un'idea diversa di cosa debba essere un film o di cosa debba mettere in scena e in che modo. Di sicuro però una componente fondamentale per molti (me incluso) è "vedere qualcosa di nuovo", non importa a che livello. Beowulf sicuramente centra quest'obiettivo.
Ero partito con il massimo dello scetticismo, non amo e non sono minimamente daccordo (e continuo a non esserlo) con il concetto di utilizzare le tecnologie di computer grafica e performance o motion capture per cercare il realismo, per fare in maniera animata un film che sembri reale, perchè questa ricerca di realtà (essendo comunque imperfetta in molte cose (movimenti delle mani, della bocca ecc. ecc.) non fa che palesare l'irrealtà di quello che vedo mettendomi di fronte alle limitazioni e alla falsità del mezzo, mentre invece un film come Ratatouille che cerca l'astrazione (in questo caso cartoonistica) del reale riesce a convincermi molto di più immergendomi in un mondo diverso.
Ecco nonostante tutto questo scetticismo sono rimasto colpito a morte da Beowulf.
Robert Zemeckis ha finalmente girato un vero film con questa nuova tecnologia, utilizzando la sua complessa visione di cinema al servizio di un'opera che non è una sperimentazione ma un vero racconto fatto usando nuovi strumenti della grammatica cinematografica.
Per farla breve in Beowulf la storia è messa in scena sfruttando (e bene) ciò che un set virtuale consente in più di un set reale. Certo nei decenni il cinema ci ha fatto vedere ogni genere di ripresa ardita o punto di vista impensabile, ma solitamente costituiscono un momento preciso nel film e uno sforzo non indifferente, in Beowulf sono invece la regola e soprattutto sono usati in maniera funzionale, in ogni momento sono la maniera migliore mostrare quella determinata scena e restituiscono (nel complesso) un'idea di cinema meravigliosamente complessa. Su tutto l'immenso piano sequenza della prima festa con la ripresa del topo ghermito dal falco e la visuale che si allontana sempre di più fino alla caverna di Grendel. Cinema puro al 100% e infattibile (se non con uno sforzo titanico) con mezzi tradizionali.

Ma soprattutto mi ha colpito la storia e la scrittura (sintomatica la scena del mostro che dice "Non sono io il vero demone" (foto di destra), roba già sentita ma che lo stesso inspiegabilmente colpisce fortissimo)). Chiaramente Beowulf è un poema bello e complesso (se non sarebbe sopravvissuto ai secoli) ma la sua attualizzazione e le necessarie (e forti) modifiche introdotte per farlo entrare in due ore di film sono meravigliose, la storia è più moderna (e solitamente quando dico questo lo intendo come un peccato, ma non oggi) e in linea con le tragedie moderne. Lineare e semplice nello svolgersi dei fatti ma complessissima nel modo in cui introduce molti temi differenti.
A latere del racconto dell'eroe Beowulf che si batte titanicamente contro mostri incredibili e vive una vita maledetta, c'è una bellissima serie di considerazioni (mai fatte apertamente!) sull'importanza del racconto e la forza del mito e del falso anche rispetto al reale. E poi ancora sono incorporati molti elementi della tragedia moderna, ovvero l'uomo onesto che si perde per sempre perchè preda di una torbida passione lussuriosa, il paragone con l'oro (nell'ultima sequenza da urlo!!) e la ricerca di fama e tanto altro, ma tutto implicito.
Ero stupitissimo perchè mi ero dimenticato un particolare che i titoli di coda mi hanno ricordato: la sceneggiatura è firmata Neil Gaiman e Roger Avary.

Per quanto riguarda la campagna di catalogazione dei nani di Violetta segnalo la presenza di un nano in performance capture. In caso poi mi diventi famoso.....

TECNOLOGIE DEL FILM