Il regista svedese Håfstrom arriva al cinema adattandosi ad una produzione commerciale americana e adattando un testo di Stephen King, anzi una novella, per lo schermo.
Dunque invece che restringere un libro in un film 1408 deve allargare una novella in un lungometraggio e purtroppo si sente, nel senso che il film inizia benissimo raccontando con sveltezza e intelligenza l'incipit della novella e riuscendo a rendere la delicatezza con cui vengono trattati e soprattutto accennati alcuni particolari della vita passata del protagonista (come il suo passato di scrittore personale e libero). Poi si entra nel vivo con la trama e con la paura e ancora Håfstrom regge alla grande creando un formidabile senso d'attesa e paura per quello che si teme debba accadere prima che accada. Ma poi quando accade quando cioè tocca misurarsi con l'essere all'altezza delle aspettative di paura create, ecco che il film crolla finendo nello stereotipo e nel generico pauroso ma soprattutto nella ripetizione.
Bilanciando prima e seconda parte si ha un horror medio con giusto una o due trovate molto intelligenti e un bel po' di momenti di stanca mal gestiti o forse semplicemente mal allargati nel passaggio da novella a schermo.
Impagabile la battuta del regista che spiegando il motivo per il quale ha scelto Samuel L. Jackson come interprete del pacato direttore d'albergo che intima a John Cusack si non entrare nella stanza 1408, illustrandogli le vicende avvenute in quel luogo e creando quel senso di paura necessario a tutta la seconda parte del film ha detto: "Sam Jackson è stata una scelta obbligata per quel ruolo, nessuno poteva farlo meglio. Perchè se Sam Jackson ti dice di non entrare in quella stanza, beh è meglio che non lo fai!".
Dunque invece che restringere un libro in un film 1408 deve allargare una novella in un lungometraggio e purtroppo si sente, nel senso che il film inizia benissimo raccontando con sveltezza e intelligenza l'incipit della novella e riuscendo a rendere la delicatezza con cui vengono trattati e soprattutto accennati alcuni particolari della vita passata del protagonista (come il suo passato di scrittore personale e libero). Poi si entra nel vivo con la trama e con la paura e ancora Håfstrom regge alla grande creando un formidabile senso d'attesa e paura per quello che si teme debba accadere prima che accada. Ma poi quando accade quando cioè tocca misurarsi con l'essere all'altezza delle aspettative di paura create, ecco che il film crolla finendo nello stereotipo e nel generico pauroso ma soprattutto nella ripetizione.
Bilanciando prima e seconda parte si ha un horror medio con giusto una o due trovate molto intelligenti e un bel po' di momenti di stanca mal gestiti o forse semplicemente mal allargati nel passaggio da novella a schermo.
Impagabile la battuta del regista che spiegando il motivo per il quale ha scelto Samuel L. Jackson come interprete del pacato direttore d'albergo che intima a John Cusack si non entrare nella stanza 1408, illustrandogli le vicende avvenute in quel luogo e creando quel senso di paura necessario a tutta la seconda parte del film ha detto: "Sam Jackson è stata una scelta obbligata per quel ruolo, nessuno poteva farlo meglio. Perchè se Sam Jackson ti dice di non entrare in quella stanza, beh è meglio che non lo fai!".
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