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Sunday, February 3, 2008

Cognome e Nome: Lacombe Lucien (Lacombe Lucien, 1978)di Louis Malle

Lontano dai consueti polar Malle utilizza la figura dello stupido di successo per parlare di uomini e di brutalità, cosa particolarmente facile considerando la cornice storica (l'epoca della dominazione nazista in Francia).
Benchè la fotografia punti al realismo, come del resto anche molte sequenze quasi documentaristiche di violenza sugli animali (violenza contadina e non da cacciatori, ma che comunque ha il suo impatto e la sua forza che non vanno trascurati), da bravo francese formatosi negli anni '50 e in attività dai '60 Malle riesce a non rinunciare mai al gusto estetico, anche se non c'è da giocare con luci e colori e anche se non c'è da stilizzare nulla.
Carrelli bellissimi (l'inizio in bicicletta), prospettive inusuali, inquadrature con gli oggetti a delimitare il bordo del visibile e a fungere quindi da mascherini e un uso espressionista della profondità di campo. Malle usa tutta la cassetta degli attrezzi "basic" di un regista povero per un film che invece ha aspirazioni ricche.
Aspirazioni che non coglie in pieno ma che lascia intuire e che non ha la superbia di inseguire a tutti i costi. In sostanza Cognome e nome: Lacombe Lucien, benchè portatore di figure che si prestano facilmente al didascalismo (lo scemo, il professore, i nazisti, i razzisti ecc. ecc.) si limita davvero a mostrare, trovando in questo un'insperata salvezza.

Thursday, November 15, 2007

Ascensore Per Il Patibolo (Ascenseur pour l'échafaud, 1958)di Louis Malle

Finalmente riesco a vedere Ascensore Per Il Patibolo, l'esordio di Louis Malle, avvenuto contemporaneamente agli esordi di Truffaut, Godard, Rivette e Rohmer, gli altri colleghi della Nouvelle Vague.
Eppure da loro Malle si distanzia subito, certo non moltissimo, eppure con un modo di approcciare agli "ideali" della nuova onda del cinema francese, che non avevo mai visto.
La passione di Malle è il noir vero, il giallo, quello che in Francia diventa polar, le storie di banditi, o uomini ordinari che diventano banditi, di passioni torbide ecc. ecc. E il suo modo di guardare al cinema americano è decisamente più radicale. In Ascensore Per Il Patibolo in particolare il riferimento più evidente è Fritz Lang (sia nel periodo americano che in quello tedesco).
Moltissimi i punti di congiunzione con i film langhiani sia per le ambientazioni (il grande magazzino vuoto), sia per la prevalenza dei suoni sulle parole (e quindi dei silenzi espressivi con i rumori della città), sia per i movimenti di macchina secchi, rigorosi ed espressivi, per le idee di regia (su tutte il montaggio alternato con l'ascensore che comincia a scendere), sia per la tematica di fondo cioè l'uomo accusato di un crimine che non ha commesso (che in Malle diventa l'uomo colpevole di un crimine che viene accusato di un altro che non ha commesso).
Nonostante dunque il mondo di Ascensore Per Il Patibolo sia noir al 100% (notturno, infame e disperato) il suo modo di fare cinema è radicalmente Nouvelle Vague, per come rimane attaccato ai personaggi piuttosto che inseguire la trama e per come gira rapidamente, in maniera secca asciutta e prediligendo gli esterni, in una fusione dal meraviglioso equilibrio.
Alla narrazione degli eventi Malle preferisce la descrizione delle relazioni che si stabiliscono tra i personaggi e la cesellatura dei rapporti, sui quali spicca quello tra Maurice Ronet e Jeanne Moreau, protagonista nella sequenza finale di un monologo con tanto di sguardo dritto in camera da antologia del cinema.