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Monday, February 18, 2008

Non E' Un Paese Per Vecchi (No Country For Old Men, 2007)di Joel e Ethan Coen

POSTATO SU

L'attesissimo nuovo film dei fratelli Coen è un ritorno alle origini, un ritorno a Blood Simple come atmosfere, ritmo e intenti.
Ad essere ripresa è sempre l'America degli stivaloni e delle camicie a scacchi, quella in cui anche se non si va a cavallo è come se lo si facesse, in cui l'etica western domina. Ed è curioso come i due fratelli notoriamente liberali dipingano sempre, e con partecipazione rara, il mondo conservatore (a questo proposito è molto significativo oltre che molto bello il loro segmento del film collettivo Chacun Son Cinema).
In Non E' Un Paese Per Vecchi la loro simpatia va oltre ogni ragionevole dubbio verso lo sceriffo Tommy Lee Jones (che credo nemmeno si sia cambiato d'ambito dopo Nella Valle Di Elah) prigioniero di un mondo che non gli piace e che non riconosce. E' verso il suo passatismo e conservatorismo che loro volgono lo sguardo pietoso. Nonostante la storia sia un'altra è quello il vero cuore del film.
A tirare la trama infatti è una questione di soldi (meraviglioso e classicissimo espediente cinematografico), una valigetta contenente un paio di milioni di dollari, persa da corrieri della droga e ritrovata da un bifolco che sente l'odore dell'occasione della vita. A cacciarlo un killer efficace e spietato.
Dunque dietro l'intreccio che è costituito dalla pura caccia, c'è il mondo dei Coen, fatto di strade polverose e omicidi che se non sono freddi (quelli del killer), sono terribilmente sofferti. Un mondo fatto di efferatezza e disperazione ma che è sempre visto con l'occhio ironico.

Non sono certo gli ultimi arrivati i fratelli Coen e in molti, moltissimi punti realizzano scene che parlano con il miglior linguaggio filmico eppure va ammesso che Non E' Un Paese Per Vecchi non è tra i loro migliori exploit, più inquadrato nelle regole canoniche e per certi versi meno spietato nel presentare una visione di mondo o di cinema il film scorre bene e si eleva sopra il cinema medio perchè diretto con abilità rara, ma non riesce ad arrivare alle vette di altre loro opere.
Non E' Un Paese Per Vecchi è semmai uno straordinario passo in avanti per l'evoluzione del genere dei film con al centro una valigetta piena di soldi contesa da più parti (hanno un nome? rientrano nei gangster movies?). Il suo linguaggio è rilassatissimo e molto compassato, racconta senza fretta una caccia al cardiopalma non avendo paura di esagerare nel tracciare figure borderline (il killer di Javier Bardem).

Thursday, November 29, 2007

Nella Valle Di Elah (In the Valley Of Elah, 2007)di Paul Haggis


Per Nella Vale Di Elah occorre fare un discorso speculare a quello di The Kingdom, benchè i due film non abbiano molti punti in comune se non che entrambi fanno riferimento allo sforzo bellico statunitense in Medio Oriente.
Dal discorso fatto per The Kingdom infatti era rimasto fuori il tema del "reducismo" che è un'altra matrice importantissima per il cinema di genere bellico americano dal Vietnam in poi.
Se dunque The Kingdom è al momento la punta del nuovo modo di girare film di guerra sul conflitto in corso, Nella Vale Di Elah ripropone (in chiave non nuova nè innovativa) il tema del reducismo aggiornato a questa guerra.
Certo i film sui reduci non si sono evoluti come i corrispettivi film di guerra se non per il cambio di paesaggio e mezzi (deserti al posto della giungla negli incubi, e grande uso di tecnologie).

Così Nella Vale Di Elah batte un'altra strada per distinguersi, non quella del cambio di linguaggio ma quella dello spiazzamento dello spettatore.
Paul Haggis è indubbiamente forte, un grande sceneggiatore ma non un altrettanto grande regista, così l'idea di fondo del film non è niente male (l'indagine di un padre su cosa sia accaduto al figlio al ritorno dalla guerra che piano piano lascia emergere visioni di guerra e storie di reduci), ma non si può dire lo stesso poi della realizzazione.
Il film punta molto su Tommy Lee Jones che recita per sottrazione (va tantissimo in questo periodo, chissà se reggerà poi la prova del tempo...) e cerca di non parlare apertamente dei reduci ma di lasciare che siano uno sfondo costante.
Alcuni personaggi sono azzeccatissimi come quello di Charlize Theron, altri più banalotti (come quello di Susan Sarandon), ma nel complesso il film ha il suo perchè. La forza dello script alla fine vince e il tema e le domande che si pone Haggis (cosa è più opportuno fare nelle situazioni vissute dal figlio di Tommy Lee Jones? Cosa è veramente patriottico? E la sempre verde: Stiamo mandando i nostri figli al macello?) sono convincenti e ben esposte. Certo poi si fa una gran fatica a sopportare ancora quelle bandiere che sventolano...

Una cosa però mi lascia perplesso e nessuno ne parla: perchè solo gli americani hanno il problema del reducismo?
In Europa abbiamo fatto tantissime guerre e nessuno ne ha mai parlato. Nazioni come Francia e Inghilterra sono andate in giro per il mondo a fare guerre e guerriglie, anche urbane, contro civili e non si è mai parlato di malattie da ritorno. Addirittura nel conflitto in corso gli inglesi hanno avuto una partecipazione simile e paragonabile a quella americana con tanto di scandali per maltrattamenti ai prigionieri ecc. ecc. Eppure nemmeno un problema da reduce...