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Tuesday, September 7, 2010

Vallanzasca (2010)di Michele Placido

POSTATO SU
FUORI CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2010

La vera grande sfortuna di Vallanzasca è di venire dopo Nemico Pubblico (quello con Vincent Cassel, ma paradossalmente anche quello di Mann). Già la figura di Vallanzasca ricorda, solo per alcuni aspetti, quella di Jacques Mesrine, in più il periodo è il medesimo e il concetto alla sua base (l'epica di una figura discutibile) anche.
Placido di suo applica il "sistema Romanzo Criminale", cioè quel misto di ricostruzione alla buona, dialetto (stavolta non eccezionale), buona azione inusuale nel nostro paese e un tasso di crudezza superiore alle medie italiane che comunque distingue il film.

Il resto è un racconto orchestrato bene ma non in maniera sorprendente, che concentra tutto sul personaggio di Vallanzasca, lasciando agli altri solo le briciole. Addirittura anche l'esuberante per definizione, ovvero Filippo Timi, a cui viene dato il classico ruolo estremo da urla e strepiti del drogato, non riesce ad emergere concretamente ma rimane sempre a margine.

Se però i fatti (quelli veri) sono sorprendenti e raccontati con la giusta dose di epica, e la violenza è presente e molto ben gestita, è tutto il resto a crollare. Vallanzasca sembra fare tutto bene ma senza anima, Placido è sufficientemente rigoroso da realizzare un racconto ben organizzato che opera ellissi quando è giusto e si dilunga là dove serve. Però è come se non avesse un'idea propria. Sì Vallanzasca l'antieroe, l'uomo d'onore, il criminale con un'etica, ma pare tutto uscire dalla bocca di Vallanzasca stesso e non dalle idee di un regista che unisce a ciò che racconta la propria visione delle cose.

Tuesday, April 28, 2009

Questioni di Cuore (2009)di Francesca Archibugi

POSTATO SU
Pur non essendo un patito dell'altalenante cinema di Francesca Archibugi le ho sempre riconosciuto una levità nel tratto che non è da tutti. Soprattutto ho sempre apprezzato come voglia (e soprattutto riesca!) a farsi ancora interprete con successo del modo prettamente italiano di intendere il cinema, in perfetto equilibrio tra dramma e commedia, tanto che spesso è impossibile dire a quale genere appartengano alcuni suoi film (e già spiazzare con qualcosa, è qualcosa!).

E' il caso di Questioni di Cuore che con tono spesso leggerissimo tratta di un'amicizia fortissima tra uomini, un'amicizia nata in circostanze drammatiche (i due si incontrano nel reparto di terapia intensiva dopo aver avuto un infarto) e cementata da una strana e imprevedibile alchimia.
Questioni di Cuore da questo presupposto parte solamente, andando a fondo poi su altri temi ma tenendo l'amicizia virile in primo piano, ed è strano che sia proprio una donna a ritrarla così bene.

Il film ha un suo intreccio più complesso eppure al di là di esso le cose che rimangono più impresse anche a giorni di distanza dalla visione sono le scene "a due", i momenti di straordinaria intimità (mai omosessuale eppure sempre affettuosa) tra i protagonisti, come ad esempio nella scena a letto (foto a sinistra), qualcosa di unico per spontaneità ed emotività.
Meno interessante infatti mi è sembrata il secondo filo del film, quello del parallelo tra realtà e finzione lasciato al personaggio di Antonio Albanese, che di lavoro è sceneggiatore e che continuamente applica le sue tecniche nella vita vera, insegnando anche al figlio dell'amico come uno che scrive storie guarda la realtà. Nonostante solitamente io venga comprato facilmente da simili espedienti, stavolta il didascalismo e la poesia facile erano troppo facili anche per me.

Kim Rossi Stuart che torna a fare il padre duro e di borgata (questa volta però con ancora più ignoranza e un tipo di camminata stupenda) ricorda sempre il piacevolissimo Anche Libero Va Bene. Ormai quasi una perla.