Difficile parlare di Non Lasciarmi senza rivelare particolari che potrebbe essere meglio non conoscere prima di vedere il film. Non siamo infatti dalle parti del solito film da Keira Knightely, nè del solito dramma intimista. Tratto dal libro di Kazuo Ishiguro e diretto dal videoclipparo pentito Mark Romanek (mai visto uno nascondere così tanto il suo stile passato!), Non Lasciarmi è un adattamento riuscitissimo, non fa pesare allo spettatore la provenienza con pesanti dialoghi o momenti che sembrano suggerire sviluppi che non arriveranno, nè comprime eccessivamente la vicenda.
Soprattutto Romanek non ha protagonismi eccessivi e si limita a trovare le location migliori per sviluppare una storia che proprio negli spazi trova senso. La ricerca che i tre protagonisti fanno e non fanno, cioè la volontà di fuggire che non viene mai espressa e l'anelo di libertà che in Blade Runner era furia omicida (anche verso il creatore), qui è un grido soffocato e poi liberato nel mezzo della campagna. E in questo senso il film trova senso.
Non Lasciarmi sorprende molto, prima con la sua storia (e per questo se non la sapete è meglio) poi con il modo in cui la affronta.
Scegliere di lasciare che a parlare siano luoghi quasi sempre deserti, spiagge, campagne e strutture con pochissime persone dentro se non i protagonisti, è davvero l'idea vincente per trasporre in immagini non tanto le vicende, quanto l'idea più generale di quel che quella storia sottende. Il senso di solitudine di chi non ha nulla a cui appigliarsi per raggiungere i propri obiettivi e l'impotenza di fronte ad un destino scritto si manifestano nella totale solitudine di un trio di persone.
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