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Wednesday, December 2, 2009

Si, dico proprio a voi!

Io ve lo dico subito perciò poi non venitevi a lamentare: quest'ultimo film dei fratelli Coen è un vero capolavoro, il migliore della loro onorabile carriera, ma non vi piacerà.
Non piacerà a voi che volete che un film dia risposte, che volete uscire dalla sala pensando a quale sia la morale da trarre o cosa volessero dire gli autori, voi che se non si capisce come va a finire vi infastidite e che non sapete accettare che non è la trama a contare ma come essa ci venga raccontata. Non vi piacerà perchè questo film cerca un senso nel suo continuo gridare all'assenza di senso nella realtà e specialmente nelle storie che ci raccontiamo. Non vi piacerà perchè comincia con un antefatto, una storiella ebraica di una famiglia visitata da uno spirito, e per quanto vi sforzerete di trovare un senso al fatto che i Coen abbiano messo quella storia all'inizio del film non lo troverete o vi toccherà arrampicarvi sugli specchi, perchè un senso non c'è e quella storia è lì a dimostrare questo. Come molte altre delle storie raccontate nel film non insegna nulla.

L'impresa folle di fare un film per comunicare che le storie (e quindi i film) non hanno senso per le nostre vite è ciò che di più alto, audace e diretto i fratelli Coen abbiano mai tentato su un tema che caratterizza tutti i loro ultimi film. Eppure la storia di questo professore ebreo negli anni '60, quest'uomo serio, che sembra tanto un uomo che non c'era per quanto la sua vita è grigia, anonima, noiosa e per quanto la sua figura è evanescente a confronto della colorita umanità che lo circonda, è piena di eventi: a casa le cose vanno male, la moglie vuole divorziare, i figli fanno quello che vogliono, il fratello con problemi mentali si caccia continuamente nei guai, il vicino si prende le libertà che vuole con il suo giardino e al lavoro il tono non è migliore, uno studente lo minaccia e i superiori potrebbero non dargli l'agognata promozione.

Si ride e ci si preoccupa molto nel corso del film ma alla fine lo schermo nero con la dicitura "Un film di Joel e Ethan Coen" arriverà prima che le diverse storie si siano risolte, troncando una splendida sequenza che sembra far presagire altri risvolti nelle trame. Ecco quando arriverà quel momento con le note di "Somebody to love" dei Jefferson Airplane (canzone che risuona in tutto il film, ma senza motivo non temete!) e voi vi lamenterete perchè non saprete mai come andrà a finire la storia non venitevi a lamentare con me, io ve lo dico ora che le cose stanno così e che proprio per questo motivo questo film è il più grande che i fratelli Coen abbiano mai fatto. Perchè ha l'audacia di affermare il proprio intellettualismo senza remore, l'audacia di porsi un obiettivo altissimo e di raggiungerlo diventando un racconto di straordinaria moralità e valore che continuerà a farci ronzare in testa domande sul senso di quello che facciamo e di quello che guardiamo o leggiamo per mesi a venire (se non anni, ma quello dipende da voi).

A voi che lo sconsiglierete ai vostri amici determinando l'inevitabile insuccesso commerciale di quest'opera straordinaria chiedo almeno di provarci ad avvicinarvi a questo film con un po' di audacia e curiosità intellettuale per lasciarvi colpire a livello sensoriale (questa volta la fotografia non è di uno dei due fratelli come al solito ma del grandissimo Roger Deakins, ed è un orgasmo dopo l'altro) e a livello intellettuale da una storia piena di senso che grida all'assenza di senso nelle nostre vite.

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