Quasi dimenticavo di parlare di uno dei film più sorprendenti tra quelli al cinema.
Terzo capitolo di una trilogia sulle diverse fasi della vita che non conoscevo Vuoti a Rendere è una commedia intensissima e mai banale, che mette al centro di un racconto divertente e molto ritmato un personaggio come non se ne vedono di frequente.
E' un film a gestione familiare dove l'attore protagonista, Zdenek Sveràk, è anche lo sceneggiatore e a dirigere c'è, Jan Sveràk, suo figlio. I due hanno l'uno più esperienza dell'altro (ovviamente l'uno è il padre) e il risultato è una commedia raccontata veramente bene, un piacere per lo spettatore.
Piacere sia formale che di contenuto perchè la struttura del racconto, l'armonia dei dialoghi e il susseguirsi perfetto delle sequenze è utilizzato per parlare dei veri limiti e delle possibilità della vecchiaia senza timore.
Tra sogni felliniani (soprattutto per la movimentata ambientazione ferroviaria), realtà molto più materiali, atti d'amore egoistici e incredibili piani riusciti Vuoti a Rendere riesce nel meccanismo più basilare in assoluto del racconto: l'accumulo e il rilascio. Dopo aver accumulato tensioni, dubbi, asperità e aspirazioni dei singoli personaggi per tutto il film il rilascio avviene nella meravigliosa sequenza finale della mongolfiera (l'unica non apertamente comica) dove, non senza una certa tensione (e già a partire dalla sequenza precedente in macchina), l'intreccio principale si risolve con grande raffinatezza trasponendo la tensione emotiva e passionale che esiste tra i personaggi nella tensione per il pericolo contingente.
Terzo capitolo di una trilogia sulle diverse fasi della vita che non conoscevo Vuoti a Rendere è una commedia intensissima e mai banale, che mette al centro di un racconto divertente e molto ritmato un personaggio come non se ne vedono di frequente.
E' un film a gestione familiare dove l'attore protagonista, Zdenek Sveràk, è anche lo sceneggiatore e a dirigere c'è, Jan Sveràk, suo figlio. I due hanno l'uno più esperienza dell'altro (ovviamente l'uno è il padre) e il risultato è una commedia raccontata veramente bene, un piacere per lo spettatore.
Piacere sia formale che di contenuto perchè la struttura del racconto, l'armonia dei dialoghi e il susseguirsi perfetto delle sequenze è utilizzato per parlare dei veri limiti e delle possibilità della vecchiaia senza timore.
Tra sogni felliniani (soprattutto per la movimentata ambientazione ferroviaria), realtà molto più materiali, atti d'amore egoistici e incredibili piani riusciti Vuoti a Rendere riesce nel meccanismo più basilare in assoluto del racconto: l'accumulo e il rilascio. Dopo aver accumulato tensioni, dubbi, asperità e aspirazioni dei singoli personaggi per tutto il film il rilascio avviene nella meravigliosa sequenza finale della mongolfiera (l'unica non apertamente comica) dove, non senza una certa tensione (e già a partire dalla sequenza precedente in macchina), l'intreccio principale si risolve con grande raffinatezza trasponendo la tensione emotiva e passionale che esiste tra i personaggi nella tensione per il pericolo contingente.
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