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Tuesday, August 31, 2010

Se non è cinema questo....


Il motivo per il quale Sylvester Stallone è un uomo di cinema estremamente interessante, nonostante i suoi film abbiano spesso scarsissimi valori di linguaggio cinematografico, è che esiste una forte sovrapposizione tra l'uomo-Stallone e i personaggi da lui interpretati. Come pochi (e come i migliori) Stallone vive il mondo della produzione cinematografica con una sincerità e un'immediatezza che non sempre emergono ma che, quando risultano evidenti, trasformano un'opera d'intrattenimento magari mediocre in un film toccante. Rocky Balboa (il film) ci ha mostrato con chiarezza quanta identificazione esista tra persona e personaggio e come Stallone abbia subìto il percorso di sconfitta e ritorno vittorioso più volte nella sua carriera, sempre fondando tutto sul corpo ma trionfando grazie ad un superamento dei suoi limiti e all'audacia del cuore.
E un'impresa impossibile era anche I mercenari: un film all-star proveniente da un'epoca passata, totalmente anacronistico, diretto e orchestrato da una star ormai in declino e distante decenni da un vero successo al botteghino. Ancora una volta inoltre Stallone ha dovuto superare i limiti del suo di corpo, non usando quasi per nulla le controfigure e tornando in forma all'età 65 anni.
In una bella e recente intervista ad Empire, Stallone stesso ha confessato di aver toccato il fondo arrivando ad un livello in cui gli venivano proposte solo produzioni straight-to-DVD, cioè l'ultima spiaggia. Questo lo ha spinto a tentare, ancora una volta, il tutto per tutto con un film d'altri tempi che poteva anche essere il suo ultimo fosse andato male ma se non altro sarebbe stato qualcosa in cui credeva. E come Rocky, ancora una volta dopo la batosta, Stallone ha puntato tutto su se stesso, si è rialzato, ha osato e ha vinto.


Thursday, August 26, 2010

I Mercenari (The Expendables, 2010)di Sylvester Stallone

POSTATO SU
Una delle prime recensioni americane che sono uscite diceva (cito a memoria perchè non ritrovo più la fonte): "Stallone ha dimostrato negli anni di essere capace di interpretare e girare film di insospettabile sincerità e toccante dolcezza. Questo non è uno di quei casi". C'è un po' tutto quello che penso anche io, ovvero che il modo di fare film di Stallone, da attore come da sceneggiatore o da regista, sia fondato su una semplicità e un buonismo particolare e tutto suo (per il quale ad esempio spessissimo i cattivi si convertono e diventano buoni) che lo differenziano da qualsiasi coevo action hero anni '80, nella maggior parte dei casi questo sfocia in una disarmante superficialità (ma quasi sempre divertente), in altri più sparuti casi porta a film estremamente sinceri e immediati come pochi altri. I Mercenari in questo senso non sembra un film di Stallone.

I Mercenari ti dà tutto quello che vuoi e te lo dà immediatamente in 90 minuti circa di botte, spari, sangue in CG, fuoco in CG, demolizioni in CG e un buon numero di veri stunt (comunque meno di quello che ci aveva fatto credere Stallone nella lunga promozione del film). Insomma un film effettivamente divertente, colmo di umorismo maschilista e alla buona ma efficace, si ride più di loro che con loro ma lo si fa con il gusto della coolness americana.
Ci sono sicuramente le più nostalgiche sequenze d'azione degli ultimi 15 anni (vapore e passerelle d'acciaio, salto verso l'obiettivo con esplosione di fuoco dietro e via dicendo) più una veramente fenomenale, quella della fuga in idrovolante dal molo con annesso ritorno di fuoco della quale sono girate molte foto promozionali, forse l'unico momento in cui alla nostalgia per quel cinema si unisce anche quella sincerità stallonesca tutto cuore e irrazionalità ben rappresentata dall'esultanza di Statham a strage ultimata. Ma per il resto la matrice sembra quel capolavoro di Commando: c'è un dittatore su un'isoletta, gente che non vuole combatterlo, tuttavia causa rapimento di un ostaggio a cui tengono ci si arma e si va (in idrovolante e con uno spirito solo lontanamente da Mucchio Selvaggio) a far saltare in aria la terra per liberare quell'ostaggio.

I veri protagonisti sono Stallone e Statham, agli altri rimangono una serie di cammei più o meno lunghi, i più ampi dei quali sono per Jet Li e Mickey Rourke, i più corti per Willis e Schwarzenegger (protagonista di una scena girata e scritta probabilmente in 5 secondi per quanto è trascurata).
Forse anche per questo manca la solita idea di cinema di Stallone, cioè il fatto che per i suoi personaggi il primo nemico siano essi stessi, le loro paure, i loro traumi e le loro indecisioni, da superarsi individuando un altro nemico più grande e manicheo. Qui il nemico è un ex della CIA ribellatosi al sistema e determinato a prendere il controllo di un isolotto sudamericano comandato da un generale (Angel di Dexter "Ma che ci fai lì??").
Certo I mercenari è veramente diretto con i piedi, Stallone tenta di essere sempre sopra le righe con piani ravvicinati degli occhi, inquadrature sghembe e mille variazioni superflue e "autoriali" decisamente fuori luogo. Ci voleva un bel mestierante invisibile anni '80 per la regia, ma come pensi che tutto questo ti stia infastidendo arriva uno sparo esagerato o una ginocchiata fortissima di qualcuno a qualcun altro che ti fa tornare il buonumore. E alla fine si chiude con Creedence e Thin Lizzy.

Saturday, February 23, 2008

John Rambo (Rambo, 2007)di Sylvester Stallone


"Fàtece véde Rambo!" (gli accenti sono importanti) è la frase con cui si apre la proiezione, urlata da uno spettatore mentre ad inizio film vanno dei cartelli che spiegano la veridicità (?!?!?) delle situazioni del film. E in effetti riassume bene perchè fossimo tutti lì, per vedere Rambo che fa Rambo.

La forza di Rambo era quella della disperazione fine a se stessa, da sempre. Sia nel primo film della serie che nei più comici sequel Rambo fa tante cose ma non pontifica mai (forse un paio di volte nei sequel), benchè sia un personaggio molto significativo e polemico dal punto di vista dei valori (il reducismo su tutti), la sua forza da sempre è che per lui davvero parlano i fatti. Anche nel discorso finale del primo film non pontifica mai, ma si lamenta del fatto che non capisce cosa succeda.
In questo film non fa altro che pontificare sul mondo, la vita, la guerra, la giustizia ecc. ecc. In questo senso è invecchiato Rambo. Mentre invece dal punto di vista della messa in scena del "superomismo" è invecchiato Stallone che, impigrito, relega l'azione a mere sparatorie (ce n'è una di mezz'ora montata coi piedi in cui Rambo sta solamente dietro una gigantesca mitragliatrice (foto a sinistra)) e soprattutto ci fa vedere quando lui prepara le trappole!! Così si svela tutta la magia del superuomo!!!
Una delle regole fondamentali del superuomo è che risolverà ogni situazione in maniere che non ti aspetti e sembrerà invincibile proprio perchè non conosci i suoi rimedi, li scopri assieme alle vittime, non vedi quando posiziona le trappole ma quando queste scattano. Così facendo hai l'impressione che nulla possa mai andare storto, mentre se lo vedi posizionare dell'esplosivo si crea la suspense sul possibile fallimento della trappola.
E poi ancora, tutti i film di Rambo avevano lui praticamente in ogni inquadratura, ogni cosa passava attraverso di lui, mentre qui il focus spesso è su altri personaggi, altre situazione per le quali Rambo sembra quasi di contorno. Il risultato, probabilmente voluto, è che benchè sia ancora quella cara vecchia macchina da guerra che amiamo Rambo non è così nettamente superiore. Non è più il vero one man show. E a me quello piaceva.

Insomma tanto Rocky Balboa era in linea perfetta con la vera essenza del proprio personaggio, tanto ora John Rambo è una (ripeto, probabilmente voluta) leggera deviazione dall'originale macchina da guerra, soldato alienato, essere umano ai margini della società. Adesso è una specie di eremita saggio che quando vuole imbraccia un fucile.
E come al solito sono controproducenti da morire i flashback/incubi di Rambo con le scene dei primi film (come L'Amore Fugge di Truffaut!!), che non fanno che rimarcare la distanza dagli originali (tra le altre cose con un orrendo effetto, bianco e nero sovraesposto in post produzione per dare l'idea che sono sogni confusi...).

Perchè titolare questo film John Rambo quando l'originale è Rambo? Non per motivi di comprensibilità, nè per motivi di adattamento, probabilmente per richiamare più nettamente Rocky Balboa (e i giornali molto hanno insistito sul parallelismo dei titoli dei due film con nome-cognome). Dunque motivi di marketing. Ma del resto non è un film d'autore ed è ragionevole ipotizzare che anche in patria abbiano pensato molto al marketing, tuttavia in Italia l'hanno cambiato lo stesso, perchè così è meglio. Ci vedo un po' di arroganza, lo ammetto.