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Thursday, December 2, 2010

Adam Resurrected (id., 2010)di Paul Schrader

POSTATO SU
Proprio quando si pensa che ormai Jeff Goldblum riservi le sue partecipazioni a produzioni per il grande schermo solo per i film peggiori della stagione arriva Adam Resurrected, ultimo film di Paul Schrader, a rimuovere ogni convizione.
Se un certo cinema di Scorsese è decisamente finito, una sua costola vive in quello di Schrader che della gloriosa stagione '70/'80 fu co-autore a tutti gli effetti. Non è ovviamente il cinema dei piccoli criminali e della vita pericolosa newyorchese, quanto quello dell'esame della colpa e del percorso di redenzione che ne consegue.

In Adam Resurrected in particolare convergono diverse istanze già note: la suddetta elaborazione delle colpe, il rapporto tra carne e spirito, la purificazione e l'esistenzialismo. Quest'ultimo in particolare è la componente più marcatamente schraderiana. Perchè vivere e come vivere sono domande che da sempre l'autore si pone attraverso i suoi film e Adam Resurrected mostra un consueto percorso di purificazione e salvazione (nel deserto, come Cristo) che passa attraverso l'immersione in un contesto peccaminoso.

Come il paramedico di Al di là della vita anche Adam per purificare la sua carne non affronta un percorso di bene ma assiste agli orrori e ne prende parte. Affonda per risalire. La particolare clinica psichiatrica per reduci dall'olocausto in cui è residente è popolata da esseri in cui si specchia e simboli della carne (come la straordinaria infermiera tutta ordine, rigore e sesso peccaminoso) che costituiscono la sua discesa materialmente, accompagnata a quella mentale dei ricordi.
Una purificazione inoltre che si nutre degli spazi desolati del deserto, interrotti dalle geometrie moderne della clinica, che attinge ad un serie di tecniche scorsesiane (il carrello rapido in avanti, il montaggio fatto di stacchi subitanei) ma che opera anche una ricerca sull'immagine tutta personale, dando al film uno stile, una pasta e un mood subito chiari.

Adam, che riesce a controllare il proprio corpo tanto da farlo sanguinare a piacimento, che muore e risorge di tanto in tanto (solo l'ultima resurrezione, quella spirituale sarà quella vera) ma sempre con sofferenza e che prova dolore fisico perchè è abitato dal male nella stessa maniera in cui il Cristo dell'ultima tentazione soffriva perchè abitato dalla santità, è quindi un altro fantastico esempio di come Schrader attraverso un contesto (l'olocausto e i suoi reduci) e alcune ossessioni (confrontarsi con i peccati che si è stati costretti a commettere malgrado se stessi) continui a generare nuove riflessioni e domande sul perchè viviamo e come sia opportuno vivere, se nel mezzo delle vertigini peccaminose o nella quiete e noia della tranquillità.

Saturday, November 13, 2010

Due Cuori E Una Provetta (The Switch, 2010)di Josh Gordon e Will Speck

Storia tipica quella di Due Cuori e una Provetta. Lui e lei sono a New York, sono amici, lei desidera avere un figlio e non trovando un'anima gemella opta per l'inseminazione artificiale. Al party "preinseminazione" lui si ubriaca e droga talmente tanto che, andato in bagno a rimettere, trova il seme del donatore, per errore lo versa e lo sostituisce con il suo perchè nessuno se ne accorga. Naturalmente lo fa in uno stato di totale incoscienza, tanto che il giorno dopo non ricorda più nulla. Sette anni dopo lui, lei e il nuovo nato si incontrano nuovamente e il film prende quota, a voi intuire sviluppi e finale.

Nonostante una trama prevedibilissima e la presenza ben poco rassicurante di Jennifer Aniston (anche se devo ammettere di essere un insospettabile fan di Io & Marley), Due Cuori e una Provetta dimostra dopo poco di valere più di quel che si dice sul suo conto.
Scritto con una vena decisamente più felice della media e centrato su un'idea di umanità alto borghese come al solito ma più "umana" di quanto non ci si aspetti, il film riesce nell'impresa di raccontare la parabola a lieto fine con una credibilità e un divertimento rari.
A questo si aggiungano alcune partecipazioni inattese come Jeff Goldblum (ma quant'era che non faceva un film? E perchè ne fa così pochi? E quanto ci manca?? Tanto) e Juliette Lewis, anche nota come la rubascena (impossibile ricordarsi cosa faccia Jennifer Aniston nelle scene in cui c'è lei, tanto è in grado di calamitare attenzione).

Con un gusto non indifferente per la messa in scena della sottile capacità di autoanalisi e di introspezione di una certa categoria umana, Due cuori e una provetta corre l'unico di risultare sbilanciato unicamente da una parte. Contro chi appare e a favore di chi, decidendo però autonomamente chi appartenga a queste categorie. Non aiuta il fatto che si sia scelto Jason Bateman, bravo ma ormai espressione cinematografica dell'uomo medio cinematografico, cioè del tipico fruitore di cinema (altospendente, altoguadagnante, alta istruzione e propensione alla fruizione di prodotti culturali).