C'è sempre eccitazione all'arrivo in sala di un nuovo film di John Carpenter. Non sempre però il risultato è all'altezza delle aspettative.
L'immenso Carpenter, un uomo assurto allo status di "classico" già in vita, non sta bene e si vede, gira al suo minimo sindacale, ripete se stesso e accontenta chi già lo ama senza però esaltare nessuno.
The Ward presenta infatti tutti i temi del regista (dall'ambiente chiuso e confinato dal quale non si esce, alle donne come vittime/protagoniste, al viaggio mentale, il trauma...) organizzati in una struttura finalizzata alla suspence, quella dell'eliminazione dei personaggi uno alla volta.
A mancare però è il guizzo che ci si attende da un regista che non segue un filone ma ci ha abituato a creare i filoni. Ecco The Ward è un film medio, che segue un percorso invece che batterlo, che non presenta nulla di nuovo (nemmeno una figura interessante come l'angelo amputato del suo Masters of Horror) e che si configura più che altro come un compendio del cinema carpenteriano.
Un film fieramente fuori dal tempo, che se ne fotte di tutti i mutamenti portati al genere dall'indigestione giapponese degli ultimi anni, che si abbevera di apparizioni anni '80 e disegni malefici, che suggerisce e non mostra e che infine fa bella mostra dei coltellacci. Cioè fa bella mostra del mezzo e non di chi lo maneggia, ovvero dell'atto in sè di squartare più che lo squartatore. Il timore è di subire non di chi ci farà subire.
Non lo so. Per me l'ultimo film di Carpenter rimane Vampires.
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