Se c'è una cosa che già sappiamo e abbiamo letto in lungo e in largo di Inception è che è intricato e fico. E lo è davvero.
Ma quello che meno spesso si fa notare e che mi ha stupito è quanto sia anche ben raccontato. Nonostante dei dialoghi che in alcuni momenti scivolano nel ridicolo, Inception riesce nell'impresa impossibile di distendere una trama molto intricata e molto difficile da spiegare con una semplicità e una chiarezza che hanno dell'impressionante. La maniera in cui Nolan organizza un racconto che si svolge su diversi piani (per chi non lo sapesse si racconta di persone che entrano nei sogni e una volta nei sogni entrano di nuovo in altri sogni e poi ancora più a fondo fino a perdere la cognizione di cosa sia reale) non è inedita ma calibrata e perfetta davvero.
Inception è una delle maggiori dimostrazioni di forza muscolare mai viste da un regista, che entrare nella testa degli spettatori per guidarli nel percorso interpretativo come i suoi protagonisti entrano nei sogni. L'aiuto, va detto, viene anche da quanto si appoggi alla struttura tipica dei videogiochi (livelli con ambientazioni diverse, un paesaggio di nemici ostili da cui difendersi, la morte che porta al livello precedente e gli obiettivi da conquistare), in piùp pare che il sogno sulle montagne sia identico a Modern Warfare 4.
Certo il film non è perfetto nè è il capolavoro ultimo della storia del cinema (personalmente gli preferisco Il Cavaliere Oscuro) ma una bomba all'americana delle meglio concepite, che non spiega tutto ma lascia il giusto spazio per il lavoro dello spettatore, fidandosene. Tutto seguendo e portando avanti quella che è la grande ossessione di Nolan, ovvero la paura dell'impossibilità di conoscere e comprendere davvero la realtà.
Il continuo reset di Memento, lo stordimento di Insomnia e gli inganni perfetti e impossibili di The Prestige sono tutte diverse manifestazione del tema portante di Inception, lo spaesamento di fronte ad una realtà alla quale non si può credere ciecamente. Con il suo finale aperto Inception si presenta come un'altra incursione nelle paure di chi ha esigenza di andare oltre la realtà fenomenica e non ci riesce come si trovasse in un lungo incubo.
Certo va anche detto che Nolan ha la maestria e l'incredibile rigore di Spielberg ma decisamente non il suo cuore, il suo cinema somiglia di più alle lucide e algide incursioni di Kubrick nell'animo umano, senza averne però il potere immaginifico e visionario ed Inception ne dimostra il titanismo, la forza e contemporaneamente gli attuali limiti.
Tracciando una linea fantascientifica e distopica, Nolan azzecca tutto tranne il mood, mai realmente disperato, mai sufficientemente sentimentale. Se tutto è credibile al massimo, il fallo si presenta però invariabilmente quando si devono coinvolgere i sentimenti.
Ma quello che meno spesso si fa notare e che mi ha stupito è quanto sia anche ben raccontato. Nonostante dei dialoghi che in alcuni momenti scivolano nel ridicolo, Inception riesce nell'impresa impossibile di distendere una trama molto intricata e molto difficile da spiegare con una semplicità e una chiarezza che hanno dell'impressionante. La maniera in cui Nolan organizza un racconto che si svolge su diversi piani (per chi non lo sapesse si racconta di persone che entrano nei sogni e una volta nei sogni entrano di nuovo in altri sogni e poi ancora più a fondo fino a perdere la cognizione di cosa sia reale) non è inedita ma calibrata e perfetta davvero.
Inception è una delle maggiori dimostrazioni di forza muscolare mai viste da un regista, che entrare nella testa degli spettatori per guidarli nel percorso interpretativo come i suoi protagonisti entrano nei sogni. L'aiuto, va detto, viene anche da quanto si appoggi alla struttura tipica dei videogiochi (livelli con ambientazioni diverse, un paesaggio di nemici ostili da cui difendersi, la morte che porta al livello precedente e gli obiettivi da conquistare), in piùp pare che il sogno sulle montagne sia identico a Modern Warfare 4.
Certo il film non è perfetto nè è il capolavoro ultimo della storia del cinema (personalmente gli preferisco Il Cavaliere Oscuro) ma una bomba all'americana delle meglio concepite, che non spiega tutto ma lascia il giusto spazio per il lavoro dello spettatore, fidandosene. Tutto seguendo e portando avanti quella che è la grande ossessione di Nolan, ovvero la paura dell'impossibilità di conoscere e comprendere davvero la realtà.
Il continuo reset di Memento, lo stordimento di Insomnia e gli inganni perfetti e impossibili di The Prestige sono tutte diverse manifestazione del tema portante di Inception, lo spaesamento di fronte ad una realtà alla quale non si può credere ciecamente. Con il suo finale aperto Inception si presenta come un'altra incursione nelle paure di chi ha esigenza di andare oltre la realtà fenomenica e non ci riesce come si trovasse in un lungo incubo.
Certo va anche detto che Nolan ha la maestria e l'incredibile rigore di Spielberg ma decisamente non il suo cuore, il suo cinema somiglia di più alle lucide e algide incursioni di Kubrick nell'animo umano, senza averne però il potere immaginifico e visionario ed Inception ne dimostra il titanismo, la forza e contemporaneamente gli attuali limiti.
Tracciando una linea fantascientifica e distopica, Nolan azzecca tutto tranne il mood, mai realmente disperato, mai sufficientemente sentimentale. Se tutto è credibile al massimo, il fallo si presenta però invariabilmente quando si devono coinvolgere i sentimenti.
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