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Sunday, April 20, 2008

Grisbi (Touchez Pas Au Grisbi, 1954)di Jacques Becker

Capitano i piccoli miracoli nella storia del cinema, film incredibili che riescono a raccontare una storia in maniera lineare come molti altri ma che in maniera quasi magica (ma non si tratta certo di magia!) parlano di tutt'altro e lo fanno con un'efficacia che è molto superiore ai temi trattati dalla trama.

E' il caso di Grisbi che racconta di un colpo già fatto (il film si apre che il malloppo è nelle mani del gangster) e delle difficoltà di smaltire il bottino e farla franca. Dinamiche gangsteristiche classiche, caccia e fuga, segreti e tradimenti, donne perdute e traditrici (Jeanne Moreau) e uomini vittime.
Ma il miracolo di Grisbi è che è un film che in realtà non parla di polizia, gangster e malavita, bensì di amicizia e vecchiaia.
I due temi non sono sullo sfondo, assolutamente, anzi si potrebbe dire che sullo sfondo sono le dinamiche da malavita. Becker esagera, nel senso che si occupa pochissimo di mandare avanti la trama dilazionando le scene cardine per il plot in mezzo al film senza la minima fretta.

Romantico come pochi hanno mai saputo essere, senza il minimo bisogno di raccontare storie d'amore, pieno di senso del cinema per il quale le immagini sono in rapporto dialettico tra di loro e proprio da quel rapporto emergono significati, emozioni e valori, Grisbi è un vero caso raro, un film che riesce in maniera arrogante e freddamente programmatica a fare ciò che ogni altro film si propone al momento di iniziarne la produzione.
E poi c'è Jean Gabin che se non è il più grande attore che abbia mai messo piede su un set poco ci manca. E solo lui in un film del genere poteva rendere scena madre quella in cui il protagonista si mette gli occhiali per leggere. Solo lui.

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