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Thursday, April 28, 2011

Fast Five (id., 2011)di Justin Lin

La stranissima saga di Fast & Furious ha visto un cambio di marcia dal terzo capitolo in poi, quello che con la deviazione giapponese priva di star doveva sancirne il definitivo salto dello squalo e quindi la morte. Invece che terminare con un buco nero di incassi la serie ha ripreso fiato e trovato un regista, Justin Lin, capace di infondere interesse e adrenalina anche in una storia che davvero non aveva motivi di averne.
A lui dunque anche il capitolo successivo, quello del ritorno di Vin Diesel e ora questo quinto. Entrambi in grado di rimettere a posto la saga come uno dei franchise più solidi e onesti del panorama contemporaneo. Azione vera, diretta alla grande, senza velleità e con grande coscienza della storia di questo genere.

Il quinto episodio è una sorta di Expendables, anzi sarebbe più corretto dire "I Mercenari prendono la patente B". Dominic Toretto infatti, scappato con il suo sodale in Brasile, chiama a raccolta per un ultimo grande colpo (ma chi ce crede??) amici e colleghi dai precedenti 4 film. Da Tyrese Gibson (2 Fast 2 Furious) a Sung Kang (Tokyo Drift) da Gal Gadot a Ludacris e Matt Schulze. Mancano solo Eva Mendes e Michelle Rodriguez ma dopo i titoli di coda anche questo è spiegato.

La sorpresa è che Justin Lin mescola e amalgama tutti questi protagonisti in un vortice d'azione trovando un equilibrio tra le parti migliore e più scorrevole di quello di Stallone (che però poi ha un cuore che sta ad altri livelli proprio). Fast Five è un film esagerato, fracassone e soddisfacente come non è mai facile riuscire a fare. Contrappone alla fisicità al limite del bolso di Vin Diesel (che si rimbocca la canotta sotto i pettorali), quella molto più monoespressiva (e quindi più in parte) di The Rock, creando un momento di confronto all'altezza delle alte aspettative.
Justin Lin è davvero uno dei pochi registi d'azione pura contemporanei che sa cosa fare in ogni momento, ha un controllo "muscolare" del ritmo della pellicola che gli consente di abbinare la forza distruttiva degli eventi dipinti con un montaggio rapido e sempre lucido. Ha l'arroganza di saltare a piedi pari molti momenti, riuscendo poi a suggerire cosa non si sia visto con l'attacco di montaggio successivo. I film di Lin sono come valanghe che distruggono tutto ma rimanendo all'interno della loro pista.

Tuesday, March 24, 2009

Fast & Furious - Solo Parti Originali (Fast & Furious, 2009)di Justin Lin

POSTATO SU
Si direbbe che arrivati al quarto episodio la saga di Fast and Furious abbia ancora poco da dire, ma non è così. Innazitutto perchè quella di Fast and Furious non è una vera saga ma più un brand che viene appiccicato a film diversi tra loro.
Il primo era il classico film sulla seconda occasione all’americana, il secondo un buddy movie e il terzo un divertissment tecnico. Non sempre i protagonisti e il cast sono rimasti i medesimi come anche le storie.

Questo quarto film è invece un vengeance movie. Torna Vin Diesel ad interpretare Dominic Toretto e torna Paul Walker nella parte della sua nemesi/amico infiltrato della polizia. Ma non siamo dalle parti del primo film.
A dirigere c’è Justin Lin, già regista dell’episodio precedente, che si era fatto notare per tecnica, abilità e onestà intellettuale (nessuna presa in giro, solo azione ben fatta davvero, macchine e virilità come dice il titolo) e che non tradisce. Se possibile questo quarto episodio è ancora più maschilista di tutti gli altri, ma in una maniera così onesta e genuina che è difficile prendersela.

Fast & Furious (la cui appendice italica "Solo parti originali" non vuol dire niente. Niente!) è un film senza toni di grigio, dove tutto dall’inizio alla fine è messo in scena nella sua versione estrema. Tutto.
L’azione è furiosa, iperbolica e improbabile, i caratteri sono estremi e senza compromessi, i momenti non di azione vogliono essere introspettivi più che possono (scene in cui al massimo della malinconia corrisponde anche il minimo del movimento intellettuale e ci si interroga moltissimo su interrogativi banalissimi).

Macchine tirate al massimo, uomini tirati al massimo, donne oggetto nell’accezione più piena oppure angeli del focolare che dicono preghiere prima di mangiare (tutto basta che non si immischino). Non c’è spazio per compromessi nel film ma è possibile accettare quel mondo perchè ci viene mostrato nella maniera migliore.
L’azione è realizzata veramente bene, è grandissimo intrattenimento da godere fino in fondo. Justin Lin per stile esagera in tutto ma può farlo perchè ha davvero il pieno controllo della situazione. Non si tratta solo di controllo filmico ma anche di controllo del ritmo e rispetto dei personaggi.

Fast & Furious - Solo parti originali (ma non i titoli) dimostra come per fare un film di puro intrattenimento che metta al bando ogni forma di riflessione occorra riflettere tantissimo al momento di girarlo.

Tuesday, October 21, 2008

Babylon A.D. (id., 2008)di Mathieu Kassovitz

POSTATO SU
Si può entrare nella storia del cinema avendo fatto un film solo? Si, sicuramente.
E si può entrare nella storia del cinema avendo fatto un solo film valido e una sequela interminabile di stupidaggini da galera?
E' questa la domanda che mi pongo ogni qualvolta Mathieu Kassovitz cerca con un suo nuovo film di farmi dimenticare che L'Odio, il film europeo degli anni '90, l'ha girato proprio lui.
Si può avere più disprezzo di così per se stessi? Si può girare un film come Babylon A.D. quando si è già dimostrato di conoscere e bene i meccanismi del cinema? E' questa la forma peggiore di degrado umano? E se ti vuoi fare del male, che c'entro io?

Per andare un minimo nello specifico Babylon A.D. è un film di fantascienza che non inventa nulla (e già...) e ripropone in serie i punti di forza di altri ottimi exploit del genere, guardando a modelli imprendibili come Blade Runner (sul serio, il film è palesemente modellato secondo le ossessioni di Ridley Scott) o anche più prendibili (ma comunque non raggiunti) come I Figli Degli Uomini per disegnare una parabola futuristico/religioso/filosofica.

Se Vin Diesel poteva comunque essere un scelta azzeccata, al pari di Michelle Yeoh, è tutto il resto che non va, sono le pretese assurde che il film mette in campo a fronte di una sceneggiatura poverissima che non costruisce ma porta in tavola.
I fatti, gli eventi, le suggestioni e le idee non sono mai presentate come un punto di arrivo o una parte di un processo di significazione ma come blocchi a se stanti. Kassovitz sembra pretendere che sbattere qualche metafora sull'occhio e la visione possa fare il medesimo effetto che fa in Blade Runner, senza che ci debba essere dietro il minimo sforzo riflessivo o di costruzione.

Senza parlare del finale (a questo punto si potrebbe dire "ovviamente") ridicolo a livelli incredibili, come sempre accade quando si tenta la grande filosofia e si sbaglia totalmente il film. Ma anche il resto della pellicola non regala mai un momento autentico, mai qualche scena intrigante e avvincente, mai un risvolto di un personaggio che si discosti dall'immagine che abbiamo di esso dalla locandina, ma i una visione problematica delle cose ma solo affermazioni fatte con una sicurezza totalmente fuori luogo.

Io non lo so.... Ma non è che si tratta di un caso di incredibile omonimia?