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Friday, February 26, 2010

Alice Nel Paese Delle Meraviglie 3D (Alice In Wonderland 3D, 2010)di Tim Burton

POSTATO SU
La partenza di Alice Nel Paese Delle Meraviglie è fulminante. Si tratta di uno dei momenti di miglior burtonismo che abbiamo mai visto. Alice, che ci viene mostrata avere da sempre sogni eccessivamente ricorrenti sui temi del paese delle Meraviglie, è ora una 18enne distratta e vagamente ribelle che, ad un grosso ricevimento, sta per ricevere una richiesta di fidanzamento da un ragazzo fastidioso, banale ma ottimo partito. Non sa cosa fare e il tempo stringe, tutti vogliono che si sposi ma lei non è convinta, non si sente pronta e non si inserisce in quel mondo di regole.

Tutto il contrasto tra il mondo pulito, colorato, roseo e idilliaco che come sempre in Burton nasconde le peggiori ipocrisie, costrizioni e sofferenze (oltre a tarpare la fantasia e la felicità individuale a favore della conformazione) sono mostrate ma tenute correttamente a freno perchè il cuore è l'ossessione di Alice che si crede ormai seriamente pazza, visto che sono anni che fa il medesimo sogno e visto che intorno a sè non trova nessuno come lei.
E proprio al ricevimento all'aperto comincia a vedere i cespugli muoversi, agitati da quello che senza vederlo già sa essere il coniglio bianco in doppiopetto dei suoi sogni.
All'avvicinarsi del momento della proposta di matrimonio da parte dell'orrido buon partito l'incertezza di Alice cresce, sente aumentare il suono del ticchettio di un orologio e proprio quando davanti a tutti (che si aspettano e fanno pressione per un matrimonio) le viene fatta la proposta da un cespuglio in fondo compare il Bianconiglio che indica l'orologio ticchettante, è tardi. Alice scappa lo segue nella tana e comincia il viaggio.

Mi sono dilungato su questa prima breve parte (circa i primi 15 minuti di film) perchè è la parte migliore di un film che è una lenta ma inesorabile picchiata verso il basso. Nonostante ogni tanto ci siano dei momenti alti, compensati da altrettanti momenti inguardabili (la danza di Johnny Depp è degna di Alvin Superstar e il 3D posticcio non vale il sovrapprezzo), è l'impianto generale di questo Alice nel paese delle meraviglie 3D a deludere.

Delude i fan dei racconti Carrol (la trama mischia elementi di Le avventure di Alice Nel Paese Delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice trovò) perchè siamo di fronte ad un racconto canonico, con uno svolgimento lineare in cui Alice addirittura ha una missione e un destino già scritti a cui ottemperare, cioè il massimo dell'ordine contrapposto al massimo del caos che era il testo originale.

Delude i fan del cartone animato disneyano nel quale Alice inseguendo il coniglio si perdeva e solo perdendosi trovava qualcosa in un mondo privo di senso. In più la bambina era sottoposta ad una serie di mutazioni che enfatizzavano il testo originale deformandolo attraverso una lente psichedelica che rendeva il suo viaggio una vera odissea allucinogena fatta di funghi, fumo e corpi che ingrandiscono e rimpiccioliscono. Tutto senza un ordine o un motivo preciso ma con un profondo senso del racconto e della metafora.

E delude anche i fan di Tim Burton abituati a racconti gotici ed empatici, in cui la solitudine di personaggi fuori dal comune trova nei luoghi più oscuri un porto franco. Qui invece, anche volendo considerare il film un'opera staccata dai testi di riferimento, Alice è un'eroina che sebbene sostenga che "i matti sono le persone migliori" poi lotta contro un nemico per riportare lo status quo, si schiera tra le fila di un esercito e come in un film fantasy marcia con un'armatura contro un drago! Unica salvezza sembrano alcuni isolati acuti della Regina Rossa, figura più complessa di quel che si possa credere, forse davvero la protagonista burtoniana del film. Sorella maggiore, brutta e deforme incattivita da una vita all'ombra della sorella minore più adorabile e carina che incapace di ricevere amore cerca la dominazione. Lei è la vera outsider!

Tuesday, February 19, 2008

Sweeney Todd: Il Diabolico Barbiere di Fleet Street (Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street, 2007)di Tim Burton

POSTATO SU

Si dice che i grandi registi girino sempre lo stesso film e mai frase fu più calzante per definire il cinema di Tim Burton che, a parte exploit alimentari come Il Pianeta Delle Scimmie, ha sempre girato intorno ai medesimi temi e ai medesimi personaggi.
Il suo Batman come Edward Mani di Forbice come Charlie della fabbrica di cioccolato, come Pee Wee, come Jack Skeleton ecc. ecc. E Sweeney Todd non fa eccezione tanto che è pure interpretato dal feticcio Johnny Depp.

Misogino ma perversamente romantico, cinico e infantilmente semplice di mentalità. Se si aggiunge lo scenario gotico, l'accurato utilizzo dei colori (tutta scala di grigi per fare da contrasto con le scene di ricordo o di sogno ipercolorate, più un rosso sangue molto forte) e il gusto per il meccanico ecco un nuovo film di Burton.
Certo poi il gusto estetico è sempre migliore, la Londra di Burton è fintissima e bellissima, ci sono carrellate realizzate al computer attraverso i vicoli della città che sono fenomenali e anche la gestione del sangue (zampillante, rosso pastello e più denso del naturale) è proprio forte, però questa volta davvero si ha la sensazione che poco sia stato aggiunto al mondo di Tim Burton.
La gestione e l'integrazione delle musiche (che invero a me personalmente hanno veramente stuccato, sono identiche a quelle di Jesus Christ Superstar) con la trama non si discosta molto da La Sposa Cadavere o Nightmare Before Christmas e così le coreografie (che anzi erano molto migliori in La Sposa Cadavere). Di nuovo c'è finalmente un vero protagonista negativo, mostruoso ed effettivamente condannabile e non solo apparentemente condannabile ma intimamente buono (come accadeva prima) eppure nonostante tutto Sweeney Todd risulta il più piatto tra i caratteri mai messi su pellicola dal regista.

Infine anche il tema centrale, la vendetta, il desiderio mai sopito e l'amore latente stentano ad emergere. Quella di Sweeney Todd sembra violenza generica, follia immotivata e priva di alcun sentimentalismo. Molto meglio a questo punto il personaggio di Mrs. Lovett, fieramente romantica, caparbiamente spietata e dotata di una follia irresistibilmente empatica.

Friday, January 25, 2008

Tim Burton, la rockstar

Dei tanti incontri che Mario Sesti e Antonio Monda hanno fatto all'Auditorium di Roma, quello avvenuto con Tim Burton l'altro ieri sera di certo è stato tra i più appassionati.
Sebbene rimarrà nel mio cuore per sempre quello con David Lynch (all'interno del quale si alzò dal pubblico Enrico Ghezzi per fare una domanda incomprensibile), ammetto che questo anche non è stato niente male.
Innanzitutto il pubblico era di quelli mai visti: il sommerso cinematografico. Alla pari delle prime di film come Il signore degli anelli anche in questo caso c'era gente praticamente in costume, l'unica differenza era che loro non lo consideravano un costume.
Molti dei presenti potevano benissimo essere Tim Burton da giovane, mentre ad altri mancavano solo le mani di forbice ed erano perfetti. Dark e depressi come si conviene ma anche prontissimi a spellarsi le mani, fare urletti di giubilo (forse anche tirare reggiseni se li avessero portati) e standing ovation ogni due minuti. Che poi io amo da morire queste cose e che vengano dai darkettoni mi fa solo ridere un po' di più.

Ad ogni modo Burton è stato affabilissimo ed ha parlato, rispondendo alle domande di Monda e Sesti, sia del suo mondo e della sua poetica (non aggiungendo nulla di nuovo a quanto si sappia già), sia delle difficoltà che comunque anche uno come lui (dotato di successo di pubblico e di critica) soffre ad Hollywood.
Ignoravo che avrebbe voluto fare anche il terzo capitolo di Batman e che gli fu levato di mano perchè alla lobby dei fast food (che evidentemente erano nella produzione) non piaceva l'atmosfera sporca e schifida della sua Gotham.

Ma il momento migliore per capire davvero chi è Tim Burton e cosa è il suo cinema sono state le domande dal pubblico. La metà di quelli che hanno preso il microfono in realtà non voleva fare domande ma dichiarazioni appassionate d'amore. C'è stato anche un esplicito "Ti amo!! Ci siamo visti alla biennale ed ero vestita da Sally!!" che Burton ha fatto finta di ricordare benissimo: "Era un costume perfetto!".
Se infatti anche per Lynch c'è un seguito che ha i contorni del fanatismo, per Burton la mobilitazione è decisamente molto meno intellettualistica ma comunque non popolare. E' la nicchia nel senso allargato del termine. Non si limita certo ai soli dark, ma con la sua poetica particolare di solitudine e affetto non ricambiato e la sua visione di mondo prima ancora che di cinema, si è preso il cuore di tantissimi come forse nessuno nel cinema contemporaneo.
Un incontro con Scorsese anche farebbe il tutto esaurito in poche ore come è capitato per Burton ma non avrebbe la gente che urla per prendere la parola e poi grida nel microfono: "TI AMOOO!!!!".
Credo si tratti di una questione di sublime immediatezza che il cinema di Burton ha, ma anche di coerenza interna, nonostante exploit fuori dalla grazia di Dio come Il Pianeta Delle Scimmie, mista ad una sincerità che intercetta i gusti e gli stati d'animo della modernità (la solitudine specialmente adolescenzial-infantile).

All'uscita scene di fanatismo ai cancelli attendendo il passaggio di Burton, cosa che mi ha ricordato molto ciò che accade con le rockstar, mondo solitamente lontano dal cinema per fanatismo e culto della personalità. Solitamente.