Tra Catene e Figli di Nessuno, c'è Tormento, secondo capitolo dell'iniziale trilogia sul ruolo della donna, la sua vessazione continua e il rapporto con il sacro del trio Matarazzo/Sanson/Nazzari.
Rispetto agli altri due film Tormento è nettamente più asciutto e ridotto all'osso, non tanto nella sceneggiatura quanto nello svolgersi degli eventi, riassunti per punti chiave ancor più che negli altri film. Stavolta è tutto un succedersi di colpi di scena e momenti topici senza altri fronzoli, senza però che questo appesantisca il tutto o che ne vada del melodrammatismo generale. Anzi, semmai è tutto di nuovo funzionale al momento del primo piano con violini sparati al massimo.
Tormento poi affronta in maniera ancora più frontale il tema religioso (colpito di striscio in Catene e affrontato non di petto in Figli di Nessuno), creando una trama orchestrata attorno ad un figlio fuori dal matrimonio e alla conseguente punizione del fato che arriva inesorabile (e multipla!).
Senza mai apertamente condannare Matarazzo mostra un mondo dai valori arretrati (anche per l'epoca) e quindi popolari, un mondo in cui i personaggi (specialmente quelli positivi) ragionano secondo dettami di una morale provinciale e bigotta e che indirettamente proprio per quei dettami si trovano a soffrire. In special modo le donne, vittime di una struttura sociale infamante (specialmente in Catene) e vero punto di raccordo di tutte le ingiustizie della società. Qui ad andare in galera è lui ma a rimetterci davvero è comunque lei, punto nodale del melodramma.
Riguardo quel vecchio discorso sugli echi disneiani in Matarazzo, qui c'è tutto il modo di concepire il ruolo, le fattezze e l'atteggiamento della matrigna che è degno dei migliori lungometraggi d'animazione. Senza contare la scena della fuga dallo pseudo-convento! Praticamente Cenerentola...
Rispetto agli altri due film Tormento è nettamente più asciutto e ridotto all'osso, non tanto nella sceneggiatura quanto nello svolgersi degli eventi, riassunti per punti chiave ancor più che negli altri film. Stavolta è tutto un succedersi di colpi di scena e momenti topici senza altri fronzoli, senza però che questo appesantisca il tutto o che ne vada del melodrammatismo generale. Anzi, semmai è tutto di nuovo funzionale al momento del primo piano con violini sparati al massimo.
Tormento poi affronta in maniera ancora più frontale il tema religioso (colpito di striscio in Catene e affrontato non di petto in Figli di Nessuno), creando una trama orchestrata attorno ad un figlio fuori dal matrimonio e alla conseguente punizione del fato che arriva inesorabile (e multipla!).
Senza mai apertamente condannare Matarazzo mostra un mondo dai valori arretrati (anche per l'epoca) e quindi popolari, un mondo in cui i personaggi (specialmente quelli positivi) ragionano secondo dettami di una morale provinciale e bigotta e che indirettamente proprio per quei dettami si trovano a soffrire. In special modo le donne, vittime di una struttura sociale infamante (specialmente in Catene) e vero punto di raccordo di tutte le ingiustizie della società. Qui ad andare in galera è lui ma a rimetterci davvero è comunque lei, punto nodale del melodramma.
Riguardo quel vecchio discorso sugli echi disneiani in Matarazzo, qui c'è tutto il modo di concepire il ruolo, le fattezze e l'atteggiamento della matrigna che è degno dei migliori lungometraggi d'animazione. Senza contare la scena della fuga dallo pseudo-convento! Praticamente Cenerentola...