Non che uno non ci tenga a vedere un bel film pieno d'azione, sia chiaro, e non che lo slogan classico: "Azione dall'inizio alla fine!" non sia solitamente utilizzato per invogliare a vedere un film. Ma quando poi ti ci trovi davvero davanti ad un film che è azione e basta dall'inizio alla fine capisci che non è quello che vuoi. Che anzi è una noia mortale.
Così Transformers: La Vendetta Del Caduto dopo il successo del primo film preme l'acceleratore senza criterio su quegli elementi che dagli "exit poll" e dalle indagini di mercato sono risultati i più soddisfacenti. Più azione, più robot, più trasformazioni, più materia per bambini, meno umani, meno storia e (ovviamente) più esplosioni. Questo, neanche a dirlo, manda a farsi benedire quel sottile equilibrio di elementi che aveva reso il primo film godibile.
Si perde anche qualsivoglia velleità di parlare di un possibile rapporto tra uomo e tecnologia. L'idea alla base dei Transformers infatti era di non avere più una guerra tra uomini e macchine ma di avere una guerra tra macchine (facendo sì che anch'esse si dividessero in buone e cattive come noi) rendendole come fossero un'altra specie animale (da qui le antropomorfizzazioni che nel film in linea di massima si perdono) nella quale gli uomini giocavano un ruolo comprimario come quello che la tecnologia gioca nelle guerre tra uomini.
In questo nuovo film invece le macchine sono una metafora umana, ma non una metafora sottile ed elaborata, solo una metafora buona per far vedere cose che con gli umani non si potrebbero mostrare. Teste fracassate, mascelle che volano, arti spezzati e anche dell'olio (?!?) a simulare il sangue.
I Transformers in questo secondo film vengono scomposti e dilaniati secondo i medesimi principi degli uomini e non in una maniera originale tipica delle macchine (come accade ad esempio ai robot della serie di Terminator). Questo leva anche quell'ultimo barlume di originalità nel racconto di una storia che non è più solo di uomini ma di uomini e macchine e che qui invece diventa di botti e fughe.
Così Transformers: La Vendetta Del Caduto dopo il successo del primo film preme l'acceleratore senza criterio su quegli elementi che dagli "exit poll" e dalle indagini di mercato sono risultati i più soddisfacenti. Più azione, più robot, più trasformazioni, più materia per bambini, meno umani, meno storia e (ovviamente) più esplosioni. Questo, neanche a dirlo, manda a farsi benedire quel sottile equilibrio di elementi che aveva reso il primo film godibile.
Si perde anche qualsivoglia velleità di parlare di un possibile rapporto tra uomo e tecnologia. L'idea alla base dei Transformers infatti era di non avere più una guerra tra uomini e macchine ma di avere una guerra tra macchine (facendo sì che anch'esse si dividessero in buone e cattive come noi) rendendole come fossero un'altra specie animale (da qui le antropomorfizzazioni che nel film in linea di massima si perdono) nella quale gli uomini giocavano un ruolo comprimario come quello che la tecnologia gioca nelle guerre tra uomini.
In questo nuovo film invece le macchine sono una metafora umana, ma non una metafora sottile ed elaborata, solo una metafora buona per far vedere cose che con gli umani non si potrebbero mostrare. Teste fracassate, mascelle che volano, arti spezzati e anche dell'olio (?!?) a simulare il sangue.
I Transformers in questo secondo film vengono scomposti e dilaniati secondo i medesimi principi degli uomini e non in una maniera originale tipica delle macchine (come accade ad esempio ai robot della serie di Terminator). Questo leva anche quell'ultimo barlume di originalità nel racconto di una storia che non è più solo di uomini ma di uomini e macchine e che qui invece diventa di botti e fughe.
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