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Friday, January 2, 2009

The Strangers (id., 2008)di Bryan Bertino

POSTATO SU
Quant'è che al cinema non vedete un bel film di tensione? Non di paura e non di intrigo. Di tensione. Quei film che stai sulla punta della poltrona tutto il tempo e finiti i quali almeno per una giornata non guardi più alcune cose con i medesimi occhi.
Ecco The Strangers è un film così. Un film che soddisfa il maniaco del cinema, con una regia attentissima, misurata, colta e mai banale e con tante trovate di racconto intelligenti che ruotano attorno ad una situazione nota (uomo e donna assediati in casa), e anche lo spettatore appassionato, dandogli le emozioni forti che cerca, l'onesta di un film che non pretende ma fa e il rispetto che ritiene di meritarsi.

Secondo il più classico dei canovacci una coppia viene rinchiusa e assediata in casa propria da sconosciuti senza motivo proprio quando attraversa un pesante momento di crisi. Copione visto e rivisto che l'esordiente alla regia Bryan Bertino tratta come ogni esordiente dovrebbe fare: applicando soluzioni da scuola di cinema affiancate alla ferma volontà di battere percorsi registici non usuali e dall'eco classicheggiante.
Già un anno e mezzo fa avevo speso buone parole per Vacancy (praticamente stessa trama e curiosamente stessa fotografia) ma The Strangers lo straccia perchè oltre all'ottima regia asciutta, inventiva e funzionalissima c'è anche un coinvolgimento emotivo che Vacancy non riusciva ad instaurare con lo spettatore.

The Strangers fa quello che ogni film di questo tipo si propone di fare senza riuscirci: mettere in scena la tensione pura fondata tutta sul torturare lo spettatore mettendo in crisi prima che la sua sicurezza personale le sue sicurezze borghesi (a prescindere dall'esserlo o meno un borghese), cioè quelle legate all'inviolabilità della proprietà, alla difesa del nucleo abitativo e dei propri cari, l'impotenza davanti all'ingiustizia e al silenzio delle autorità.
Per certi versi, nonostante sia un film 100% hollywoodiano, sembra quasi parente delle torture tutte europee di Michael Haneke.

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