Proprio pochi giorni fa si rifletteva su quanto solo 2 o 3 anni fa sarebbe stato impensabile concepire un cinema americano che utilizzi la macchina a mano per film ad alto budget. Eppure è accaduto. A 13 anni dal Dogma è accaduto e addirittura Jonathan Demme gira totalmente fuori tempo massimo un film che in tutto e per tutto poteva aderire al movimento.
Però essendo passati 13 anni le cose non stanno più come prima e le affermazioni da fare sono altre, ci sono altre necessità e altri equilibri cinematografici da mettere in crisi. Così Demme non solo gira un film con luce naturale, esterni, musica solo diegetica (o fintamente tale) ecc. ecc. Ma lo gira con una videocamera digitale di qualità inferiore a quelle che si possono usare e che danno un effetto simile alla pellicola e lo fa per affermare l'identità di ripresa tra cinema e amatoriale.
Trattando il film di un matrimonio ci sono spesso molte videocamere in scena e molti personaggi che riprendono ciò che sta accadendo, spesso negli stacchi di montaggio la palla passa proprio a queste videocamere che inquadrano la scena al pari di quelle più professionali, e teoricamente invisibili, del regista.
La cosa tuttavia non è sottolineata e solo uno sguardo attento se ne accorge. Non c'è differenza nella fotografia tra le inquadrature vere e quelle rubate alle macchine digitali (anche se nella realtà ci sarebbe), perchè qui sta l'idea di cinema che Demme vuole veicolare con Rachel Sta Per Sposarsi.
E la trama pure guarda al cinema familiare danese, raccontando attraverso il bellissimo script di Jenny Lumet una storia di rapporti lacerati da un macigno che pesa su ognuno.
Tutto ruota attorno al ritorno di Kym a casa dalla comunità di recupero per il matrimonio della sorella Rachel. Kym ha avuto mille problemi e per questi è sempre stata al centro dell'attenzione e anche nei giorni del matrimonio della sorella non riesce a smettere di mettersi al centro di tutto, lei e i suoi problemi.
E la cosa fenomenale davvero è che il film è indubbiamente su Kym e i suoi problemi ma si chiama Rachel Sta Per Sposarsi.
La grandezza del film sta davvero nel saper adattare con profondità, personalità e capacità un impianto europeo al 100% in un contesto americano al 100%, esemplare la scena perfettamente riuscita del saluto alla mamma prima accennato, poi forzato, poi impedito dall'intromissione del padre (vero personaggione del film).
Però essendo passati 13 anni le cose non stanno più come prima e le affermazioni da fare sono altre, ci sono altre necessità e altri equilibri cinematografici da mettere in crisi. Così Demme non solo gira un film con luce naturale, esterni, musica solo diegetica (o fintamente tale) ecc. ecc. Ma lo gira con una videocamera digitale di qualità inferiore a quelle che si possono usare e che danno un effetto simile alla pellicola e lo fa per affermare l'identità di ripresa tra cinema e amatoriale.
Trattando il film di un matrimonio ci sono spesso molte videocamere in scena e molti personaggi che riprendono ciò che sta accadendo, spesso negli stacchi di montaggio la palla passa proprio a queste videocamere che inquadrano la scena al pari di quelle più professionali, e teoricamente invisibili, del regista.
La cosa tuttavia non è sottolineata e solo uno sguardo attento se ne accorge. Non c'è differenza nella fotografia tra le inquadrature vere e quelle rubate alle macchine digitali (anche se nella realtà ci sarebbe), perchè qui sta l'idea di cinema che Demme vuole veicolare con Rachel Sta Per Sposarsi.
E la trama pure guarda al cinema familiare danese, raccontando attraverso il bellissimo script di Jenny Lumet una storia di rapporti lacerati da un macigno che pesa su ognuno.
Tutto ruota attorno al ritorno di Kym a casa dalla comunità di recupero per il matrimonio della sorella Rachel. Kym ha avuto mille problemi e per questi è sempre stata al centro dell'attenzione e anche nei giorni del matrimonio della sorella non riesce a smettere di mettersi al centro di tutto, lei e i suoi problemi.
E la cosa fenomenale davvero è che il film è indubbiamente su Kym e i suoi problemi ma si chiama Rachel Sta Per Sposarsi.
La grandezza del film sta davvero nel saper adattare con profondità, personalità e capacità un impianto europeo al 100% in un contesto americano al 100%, esemplare la scena perfettamente riuscita del saluto alla mamma prima accennato, poi forzato, poi impedito dall'intromissione del padre (vero personaggione del film).
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