Lo dico subito: a me lo stile molto marcato e radicale dei Dardenne piace, il loro modo minimale eppur estremamente complesso e raffinato di mettere sullo schermo storie di uomini e donne per un motivo o per l'altro ai margini e alle prese con qualche piega legale che si abbatte sulla loro vita già derelitta mi avvince e i loro film che raccontano di esseri umani più che di fatti mi affascina.
Dunque dovrei suonare abbastanza veritiero quando dico che Il Matrimonio di Lorna, che rispetto al passato è molto più parlato e che ha un intreccio e una scrittura decisamente più complessi, è solo leggermente inferiore al resto della produzione.
Il silenzio di Lorna del titolo originale è quello delle cose che Lorna sa e non dice, è quello che pensa di fare e non dichiara ed è quello che nasconde a se stessa. In mezzo ci sono una serie di colpi di scena non inusuali a chi conosce i fratelli belga e la solita dose di melanconia mascherata da vita quotidiana. In più però c'è Lorna (impossibile non pensare a Russ Meyer ogni volta che la si nomina...) che, come in Rosetta, è il film. La seguiamo ovunque, stiamo indubitabilmente con lei e anzi cerchiamo di capirla.
Si potrebbe infatti dire che tutto il film non segue la protagonista ma cerca di capirla nelle sue scelte e nei suoi repentini cambi di opinione e di obiettivo. Ed è questa la principale differenza zon il passato. I Dardenne sembrano sorpresi quanto gli spettatori quando la loro protagonista presentata con fiera freddezza mostra (senza cambiare mai espressione del volto (che è il vero marchio dardenniano)) di essere invece insospettabilmente preda dei sentimenti come gli altri, (tanto da mentire anche a se stessa) e questa volta decidono di cercare di capire come mai, cosa le si agiti dentro.
Da antologia il cammero di Olivier Gourmet. La definizione stessa di immancabile.
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