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Friday, July 4, 2008

Hellboy 2 (id., 2008)di Guillermo Del Toro

Hellboy 2 è veramente uguale al primo episodio, solo con più soldi e più ironia. Questo fa sì che si moltiplichino le creature, le location e le possibilità, ma in sostanza il risultato è lo stesso, cosa che da una parte non è bene, ma dall'altra sì, nel senso che ad avercene di seguiti che tengono testa al primo episodio!

Alla fine dei conti Hellboy 2 sembra un po' Men In Black per quell'approccio scanzonato alla presenza di soprannaturale nel reale, per come si diverte a mostrare l'inusuale come se fosse usuale. Però poi mantiene fisso il fuoco del film avventuroso, meglio della serie con Will Smith, anche perchè (e lo si ripete per la millesima volta) c'è un regista serio, che opera delle scelte, che ha una visione di cinema e che crede in un certo modo di raccontare le storie.

Questo lo si vede soprattutto dalla sovrapresenza di creature fantasy (che scelta azzeccata fargli fare Lo Hobbit...) e dall'ossessione per gli occhi. Non a caso probabilmente la parte migliore del film è quella dell'incontro con la morte (o quel che è), creatura alata e senza occhi nel posto dove ce li aspetteremmo ma piena di pupille sulle ali.

In effetti è curioso come spesso nei film di Guillermo Del Toro la parte migliore sia quella dell'incontro, un incontro unico con una creatura sovrannaturale. Per quanto mi riguarda anche Il Labirinto Del Fauno aveva come punta più alta il momento in cui la bambina incontra il mostro con gli occhi nelle mani. E non solo per il pathos della scena, quanto per il senso che dà all'intero film. E così è qui.
Sono scene molto strane e poco in linea con quello che ti aspetteresti dal fluire della narrazione, interrompono il flusso del racconto in una maniera inaspettata e pur non avendo molta influenza nella trama cambiano radicalmente la visuale che lo spettatore ha della storia. Sono scene brevi ma levando quelle i film cambiano totalmente di tono.

Ribadisco che vorrei vedere Del Toro all'opera senza Navarro. Ma non credo che accadrà. Almeno non a breve.

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