Ed è subito Kusturica!
Maradona di Kusturica è chiaro fin dal titolo, inizia con cartello nero che riporta una citazione e di sottofondo il tema principale di Il Buono Il Brutto e Il Cattivo fatto con la chitarra elettrica, con lo scomparire dello schermo nero con la citazione scopriamo che a suonarlo è lo stesso Kusturica, sudato marcio in un concerto molto grande in cui è ospite. L'immagine è quello che si dice "significativa".
Il documentario su Maradona si apre con Kusturica stesso che viene definito dal cantante sul palco "il Diego Armando Maradona del cinema". Ed è vero! Anzi è Kusturica che durante il documentario farà di tutto per dimostrarci che è vero, che non solo Maradona poteva essere un personaggio di qualsiasi suo film (lo dice lui stesso subito) ma che i suoi film, pur non potendolo lui sapere all'epoca della loro realizzazione, mettono in scena moltissime scene di vita che appartengono anche a Maradona e si fanno portatori di moltissimi valori che sono i medesimi del calciatore.
L'approccio al documentario di uno che non solo ha fatto sempre finzione, ma l'ha fatta molto finta, esagerata e allegorica è quello che ci si aspetta. Il film è rumoroso, confuso, movimentato, sudato, pieno di musica, grottesco, risate, facce, cibo, sesso, affetti, cinema e calcio. E' il solito grandissimo pasticcio kusturiziano che ti investe procedendo come un treno in corsa e mentre non hai ancora capito esattamente cosa stia passando già ti arrivano delle sensazioni. Può dare fastidio a molti ma da come Kusturica mostra di ammirare Maradona e da come incrocia quest'ammirazione con il suo cinema e il suo modo picaresco di rappresentare la realtà ne esce un quadro più complesso di molti suoi film passati.
Il Maradona di Kusturica è un rivoluzionario, un guascone, un testardo, un punk, un anticonformista ma anche un po' un vigliacco, un populista, un sempliciotto e un arrogante. E come lo ritrae lui (nonostante le molte cadute di stile del film) è bellissimo. Una figura che trascende il calcio e che vive di un'adorazione esagerata e impensabile per qualunque altro sportivo che si sia occupato solo di sport ma anche per molti altri uomini. Adorazione di cui si definisce prima vittima proprio Emir Kusturica nella bella scena (palesemente creata ad arte) in cui in un bordello invece che mangiare e guardare gli "spettacolini" offerti si gira a guardare un televisore dove mandano i gol di Maradona.
E io che ho sempre detto che non sopporto i biopic perchè parlano delle vite umane invece che delle più interessanti vite professionali mi devo decisamente ricredere.
Ad ogni modo è sempre sorprendente vedere come un grande occhio (sia quello di Kusturica o quello di Herzog) riesca a riprendere la realtà, i fatti che non può controllare e darne un'immagine perfettamente in linea con i racconti di finzione che scrive o adatta per lo schermo. Il mondo come sceglie di vederlo Kusturica sembra seguire le leggi dei suoi film e lo stesso vale per il diametralmente opposto sistema di valori herzoghiani. Se il documentario su Maradona l'avesse girato il regista tedesco nel medesimo arco di tempo (2005-2007) e seguendo i medesimi eventi (il viaggio a Cuba, a Napoli e in Colombia) sarebbero uscito fuori un uomo e un mondo profondamente diversi. Il cinema non è mai la verità e men che meno il documentario.
Maradona di Kusturica è chiaro fin dal titolo, inizia con cartello nero che riporta una citazione e di sottofondo il tema principale di Il Buono Il Brutto e Il Cattivo fatto con la chitarra elettrica, con lo scomparire dello schermo nero con la citazione scopriamo che a suonarlo è lo stesso Kusturica, sudato marcio in un concerto molto grande in cui è ospite. L'immagine è quello che si dice "significativa".
Il documentario su Maradona si apre con Kusturica stesso che viene definito dal cantante sul palco "il Diego Armando Maradona del cinema". Ed è vero! Anzi è Kusturica che durante il documentario farà di tutto per dimostrarci che è vero, che non solo Maradona poteva essere un personaggio di qualsiasi suo film (lo dice lui stesso subito) ma che i suoi film, pur non potendolo lui sapere all'epoca della loro realizzazione, mettono in scena moltissime scene di vita che appartengono anche a Maradona e si fanno portatori di moltissimi valori che sono i medesimi del calciatore.
L'approccio al documentario di uno che non solo ha fatto sempre finzione, ma l'ha fatta molto finta, esagerata e allegorica è quello che ci si aspetta. Il film è rumoroso, confuso, movimentato, sudato, pieno di musica, grottesco, risate, facce, cibo, sesso, affetti, cinema e calcio. E' il solito grandissimo pasticcio kusturiziano che ti investe procedendo come un treno in corsa e mentre non hai ancora capito esattamente cosa stia passando già ti arrivano delle sensazioni. Può dare fastidio a molti ma da come Kusturica mostra di ammirare Maradona e da come incrocia quest'ammirazione con il suo cinema e il suo modo picaresco di rappresentare la realtà ne esce un quadro più complesso di molti suoi film passati.
Il Maradona di Kusturica è un rivoluzionario, un guascone, un testardo, un punk, un anticonformista ma anche un po' un vigliacco, un populista, un sempliciotto e un arrogante. E come lo ritrae lui (nonostante le molte cadute di stile del film) è bellissimo. Una figura che trascende il calcio e che vive di un'adorazione esagerata e impensabile per qualunque altro sportivo che si sia occupato solo di sport ma anche per molti altri uomini. Adorazione di cui si definisce prima vittima proprio Emir Kusturica nella bella scena (palesemente creata ad arte) in cui in un bordello invece che mangiare e guardare gli "spettacolini" offerti si gira a guardare un televisore dove mandano i gol di Maradona.
E io che ho sempre detto che non sopporto i biopic perchè parlano delle vite umane invece che delle più interessanti vite professionali mi devo decisamente ricredere.
Ad ogni modo è sempre sorprendente vedere come un grande occhio (sia quello di Kusturica o quello di Herzog) riesca a riprendere la realtà, i fatti che non può controllare e darne un'immagine perfettamente in linea con i racconti di finzione che scrive o adatta per lo schermo. Il mondo come sceglie di vederlo Kusturica sembra seguire le leggi dei suoi film e lo stesso vale per il diametralmente opposto sistema di valori herzoghiani. Se il documentario su Maradona l'avesse girato il regista tedesco nel medesimo arco di tempo (2005-2007) e seguendo i medesimi eventi (il viaggio a Cuba, a Napoli e in Colombia) sarebbero uscito fuori un uomo e un mondo profondamente diversi. Il cinema non è mai la verità e men che meno il documentario.
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