La visione del primo lungometraggio di Wes Craven rivela le origini di Rob Zombie. Lo stile splatter dissacratorio, la pseudofamiglia che gira a fare massacri senza motivo, lo stile di ripresa (anche se in questo film moooolto più low budget) e l'uso particolare delle musiche (c'è anche una scena in macchina su una decappottabile che ricorda molto una simile in La Casa Del Diavolo) sono tutti particolari che saltano molto all'occhio e che si ritrovano in entrambi i film cardine di Zombie.
Nonostante la sua lontananza dal cinema professionale per molti motivi L'Ultima Casa A Sinistra è forse tra i migliori exploit di Wes Craven, uno dei pochi che riesce, oltre a creare una buona atmosfera di genere, anche a mettere a frutto il concetto di terrore, ad usarlo per parlare di più cose, per spiazzare lo spettatore e per mettere un po' in dubbio quel che prima sembrava certo.
Caotico e folle nelle sue premesse narrative (sbandati compiono omicidi senza motivo apparente e una serie di coincidenze li fa confrontare con i genitori di alcune vittime) il primo film di Craven rinuncia in toto al concetto di suspense per fare concessioni unicamente allo splatter e al sessualmente esplicito. In questo riesce a da essere superiore a molti altri film del medesimo regista, ampliando di fatto il registro narrativo con strumenti nuovi e mostrando qualcosa che all'epoca non era facile vedere e che non si dimentica facilmente.
Come per molti altri registi della sua generazione tutto sembra prendere vita dagli esperimenti di Cassavetes, la libertà della messa in scena, tipica dello stile indipendente di quegli anni, risente molto di quell'esperienza e anche l'attenzione tutta particolare che viene data alla recitazione che a tratti sembra essere considerato il vero mezzo liberatorio e la vera cifra di una possibile indipendenza per il cinema americano.
Nonostante la sua lontananza dal cinema professionale per molti motivi L'Ultima Casa A Sinistra è forse tra i migliori exploit di Wes Craven, uno dei pochi che riesce, oltre a creare una buona atmosfera di genere, anche a mettere a frutto il concetto di terrore, ad usarlo per parlare di più cose, per spiazzare lo spettatore e per mettere un po' in dubbio quel che prima sembrava certo.
Caotico e folle nelle sue premesse narrative (sbandati compiono omicidi senza motivo apparente e una serie di coincidenze li fa confrontare con i genitori di alcune vittime) il primo film di Craven rinuncia in toto al concetto di suspense per fare concessioni unicamente allo splatter e al sessualmente esplicito. In questo riesce a da essere superiore a molti altri film del medesimo regista, ampliando di fatto il registro narrativo con strumenti nuovi e mostrando qualcosa che all'epoca non era facile vedere e che non si dimentica facilmente.
Come per molti altri registi della sua generazione tutto sembra prendere vita dagli esperimenti di Cassavetes, la libertà della messa in scena, tipica dello stile indipendente di quegli anni, risente molto di quell'esperienza e anche l'attenzione tutta particolare che viene data alla recitazione che a tratti sembra essere considerato il vero mezzo liberatorio e la vera cifra di una possibile indipendenza per il cinema americano.
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