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Sunday, January 20, 2008

La Grande Avventura Del Piccolo Principe Valiant (Taiyo no oji: Horusu no daiboken, 1968)di Isao Takahata

OMAGGIO ALLA TOEI
FUTURE FILM FESTIVAL

Si tratta de primo lungometraggio ufficiale di quello che poi sarebbe diventato il socio di Hayao Miyazaki nella fondazione dello studio Ghibli e autore del fantastico e straziante Una Tomba Per Le Lucciole.
Miyazaki compare in veste di "animatore" e il tratto è quello che poi diventerà la cifra del Ghibli ma non il modo di raccontare. Secchissimo nella prima parte con le consuete concessioni deliranti animistiche in quella centrale e rapidissimo nella chiusura il film è per molti versi un incrocio di culture.
Infatti sebbene la sensibilità sia chiaramente giapponese l'ispirazione è fortemente europea. Partendo da un mito del proprio paese il team capeggiato da Takahata affonda nella mitologia nordica e nello sviluppo della storia tolkeniana (dico solo che all'inizio il protagonista incontra un gigante di roccia e si guadagna i suoi favori levandogli una spina dalla spalla e questa spina è una spada), ma non solo. Anche esteticamente molto c'è di europeo, in primis la faustiana figura di Grunwald, il demone malvagio.

La rivoluzione che La Grande Avventura Del Piccolo Principe Valiant porta nell'animazione giapponese è gigantesca. Siamo a dieci anni al primo lungometraggio di animazione del Giappone e questa è la prima volta che si cerca una nuova strada rispetto ai racconti canonici, la prima volta che l'animazione comincia a diventare un settore a sè con eroi nuovi, figure nuove e immaginari nuovi (benchè debitori di altre ispirazioni).
Sorprendente come sia alla base di TUTTA l'animazione seriale televisiva che poi è arrivata anche in Italia. Ci sono già dentro tutte le figure archetipe (per dirne una quasi subito il protagonista va dal nonno pieno di barba e capelli bianchi, morente di non si sa che, che sta con la febbre a letto tremante con le coperte che lasciano scoperta solo la testa, e dei genitori non c'è mai traccia).
Ma sono soprattutto le idee a stupire. C'è una lotta con i lupi fatta per inquadrature statiche che è bellissima, una sigla iniziale fondata su geometrie orizzontali curatissima, una lotta con il luccio (immagine di sinistra) che sintetizza il gusto estetico giapponese e alcune immagini (come il demone che prende la città) che sono sovraculturali, fondendo La Notte sul Monte Calvo di Fantasia con l'immaginario spiritistico nipponico.

Animazione molto molto stentata come qualità (specialmente rispetto a ciò che si faceva in America) ma una voglia di sperimentare con grandi paesaggi inquadrature che simulano i grandangoli e carrellate (che poi avremmo rivisto mille volte in tv) veramente nuove.

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