L'intento è cercare di capire, per usare un'espressione abusata, cosa resterà di questi anni, quindi non si tratta tanto di trovare il "film migliore" (qualsiasi cosa significhi quest'espressione) quanto di cercare di cominciare a farsi un'idea del posto e del ruolo che potranno avere gli anni '00 e i loro film nel più grande disegno dell'evoluzione del cinema, non è facile e forse impossibile farlo oggi ma ci si comincia a provare. Per questo vi chiedo, se vi va, di integrare, rispondere, commentare, trackbackare e via dicendo con il vostro contributo anche perchè io qui dò una visione parziale relativa alla mia idea di cinema e quello che mi sembra sia successo. Ci sono autori che non calcolo nemmeno (Bekmambetov) perchè assolutamente inutili ai fini della storia del cinema secondo me ma che so che altri calcolerebbero. L'unico criterio che mi sembra ragionevole per tutti rispettare è quello di parlare di personalità emerse in questi anni e in questo rappresentativi del nuovo, alla ricerca dello specifico del decennio. Anche a me piace Eastwood ma non è un uomo degli anni '00, lo stesso vale per Tarantino o i Coen e sebbene abbiano realizzato opere importanti e influenti nello spirito del decennio lascerei il loro lavoro ad un altro tipo di ragionamento. Non stiamo a fare i pignoli sugli anni chiaramente (il 1999 può comunque valere).
Lo dico subito, io non sono riuscito a trovare qualcosa di realmente identificativo di cosa sia stato il decennio cinematografico, non ho cioè trovato un Pulp Fiction, un Blade Runner o un Decalogo di questi anni. Molti buoni film, questo sì, ma nulla di chiaro. Forse non sono stato capace, forse non si può capire ora o forse non c'è stato. Anche perchè la maggior parte delle cose interessanti sono venute da personalità già attive negli anni '90, figlie di quel tipo di ambiente, cultura e via dicendo e dunque non le ho considerate.
Penso di poter dire senza timore di andare contro nessuno che si è trattato di un decennio di non facile decifrazione, privo di tendenze chiare o meglio privo di tendenze grosse, uniformi e chiaramente identificabili, quelli che in sostanza si chiamavano "movimenti" e che oggi, per fortuna, non hanno più ragione di meritare un nome (per citare Muller a proposito del superamento dei vincoli culturali nazionali "perchè i film oggi sembrano essere in relazione tra loro come le onde del mare"). Dunque ho proceduto schematizzando per nazioni unicamente per mia deformazione tassonomica inoltre per comodità di tutti le ho evidenziate in grassetto (IL GRASSETTO IN QUESTO BLOG!!!). A voi.
Il cambiamento più grande avvenuto in questi anni è stato il mutamento dell'
animazione che a tutti gli effetti è passata da essere "genere" a forma di cinema in grado di contenere generi com'era giusto che fosse fin dall'inizio. La Pixar, la Dreamworks, le nuove tecnologie e via dicendo già nel decennio scorso hanno aperto la strada a molti nuovi studi (recentemente anche europei) che hanno fatto cose più o meno pregevoli contribuendo ad ampliare lo spettro delle storie che si raccontano attraverso i cartoni.
L'animazione seria da che era monopolio dei giapponesi, dei canadesi e di pochi folli indipendenti che muoiono giovani è diventata accessibile a tutti e gli effetti di questo abbiamo solo cominciato a vederli.
Per me il film del decennio in questo senso è
La città incantata.
Il miglior cinema
americano ce lo hanno fatto vedere vecchie e giovani volpi che hanno fatto film non particolarmente nuovi sebbene stupendi (come ha fatto anche il non vecchio e australiano Nolan), parlo di gente come Paul Thomas Anderson, Quentin Tarantino, i fratelli Coen, Tim Burton, Lynch, Cronenberg, Moore e via dicendo.
A distinguersi invece come talenti originali di questi anni sono stati pochissimi registi da elencabili sulle dita di una mano. Michel Gondry (lo metto tra gli americani per il modo in cui si è mosso nel sistema-cinema oltre che per la nazionalità delle sue produzioni) la cui originalità nel trovare una propria estetica che sia anche un modo particolare di coniugare cinema fatto con tecniche moderne a storytelling realizzato con trucchi poveri non ha bisogno di descrizioni, Todd Haynes che forse più di tutti ha sparigliato le carte mostrando un cinema fortemente statunitense e intellettuale in grado di operare con successo il passaggio da indipendente e mainstream senza perdere le caratteristiche che lo rendevano grande in precedenza (anche se Velvet Goldmine è del 1998), James Gray che ha cominciato come un ottimo regista di polizieschi (come un Antoine Fuqua) per poi dimostrare un'abilità straordinaria con I Padroni Della Notte e poi con il totalmente fuori genere Two Lovers (tra i migliori di questa annata) collocandosi ai massimi vertici di un modo classico americano di interpretare il racconto morale di colpa e redenzione rimasticando quanto rielaborato in materia dal cinema internazionale degli ultimi 20 anni e infine Wes Anderson che ha iniziato nel 1997 con Rushmore (forse la sua cosa migliore) per poi ripetersi e declinarsi in diversi modi (e positivamente) lungo gli anni '00 diventando il più grande traduttore per il vasto pubblico del linguaggio, gli umori, i sentimenti e le sensibilità del cinema indie.
Citazione a parte per Judd Apatow che con i suoi film e quelli che ha prodotto (con mano talmente forte da renderli tutti immediatamente riconoscibili) è riuscito a creare la più interessante variazione sul tema della commedia indipendente che si sia vista, introducendo un certo numero di personaggi già visti in passato cristallizzandoli in "caratteri" definiti dotati di una personalità più complessa di quanto la loro maschera suggerisca e infondendo un sentimentalismo non necessariamente indirizzato verso l'altro sesso che ha reso ognuno di questi film, anche il meno riuscito (e ce ne sono!), superiore a qualsiasi media.
Per il cinema americano forse il film più interessante è stato
Lontano dal paradiso.
Dalla zona
Oceania non è arrivato molto di nuovo se non la seconda vita di Peter Jackson che da lontano ha cambiato (e sta cambiando) il modo di intendere il cinema come industria. Senza lavorare quasi mai ad Hollywood negli ultimi 10 anni (cioè da quando il successo gliene ha dato la possibilità) Jackson ha cominciato a cambiare le carte in tavola. Uno dei passi più importanti in materia l'ha fatto quest'anno producendo un film originale e innovativo (nel piccolo alveo del cinema di fantascienza dai grandi incassi) come
District 9.
Gli anni '00 sono anche stati gli anni della rinascita di un cinema di
lingua spagnola in grado di girare il mondo ed essere apprezzato da tutti i tipi di pubblico e diviso tra Spagna e Messico con autori come Amenabar (nato artisticamente nei '90 ma diventato famoso negli '00), Guillermo del Toro (anch'esso nato nei '90 ma emerso davvero nei '00), Alfonso Cuaron e Alejandro Iñárritu. Per la maggior parte poi comprati a peso d'oro da Hollywood.
In questo senso il film migliore del decennio probabilmente è stato
I Figli Degli Uomini.
Il cinema sudamericano in linea di massima non si è visto molto nonostante si sia parlato tanto del cinema brasiliano (ma Tropa de Elite e City Of God non bastano).
In
Italia abbiamo visto belle cose ma non molto di nuovo anzi quasi niente. A distinguersi ci sono stati Zanasi, Virzì, Garrone, Soldini, Vicari e Sorrentino di cui solo gli ultimi due entrati realmente in attività dopo il 2000 e quindi inscrivibili nella categoria dei cineasti di questi anni.
A parte andrebbero citati Saverio Costanzo e Paolo Franchi, in grado di confezionare due film come Private e La Spettatrice (che vanno di diritto tra i migliori del decennio) ma che poi non hanno dimostrato di poter continuare sulla stessa strada e sono ad oggi due giganteschi punti interrogativi.
Ad ogni modo il film più significativo mi sembra l'abbia girato Matteo Garrone,
L'Imbalsamatore.
Il cosìddetto nuovo cinema
tedesco o nuovo nuovo cinema tedesco (un'espressione che oltre ad essere brutta lessicalmente appare sbagliatissima concettualmente) non solo non l'ho trovato valido ma soprattutto non l'ho trovato nè interessante nè foriero di qualche elemento di vera novità. I film che ho visto io, e che in molti casi sono stati premiati e decantati, sono stati una serie di ricicli di quello che si era già visto fare in America a tema nazismo.
Categoria a parte per Fatih Akin che pur lavorando in Germania e volendo essere tedesco con ogni suo atomo non lo è. E' migliore. E
Soul Kitchen è perfetto.
La sorpresa più grande però è stata la sostanziale immobilità del cinema
inglese capace di stupire e conquistare il mondo solo con autori maturati negli anni '90 (Boyle, Meadows, Ritchie, Winterbottom, Loach, Frears) senza proporre nulla di autenticamente proprio del decennio che non sia stato il fulminante esordio di Edgar Wright con
L'alba dei morti dementi affiancato da un secondo film sulla stessa ottima linea ma più scialbo.
La cosa migliore che abbiano fatto forse è stato ospitare il nuovo ciclo di film alleniani ma definire quelli film inglesi mi fa ridere.
Il cinema di lingua
francese (e lo so che il cinema belga non è certo quello francese ma qui non si tratta di tracciare linee geografiche ma di fare tassonomie per aiutare la comprensione) è stato ottimo perchè quelli lì dall'altra parte delle Alpi sono dei maledetti e fanno film bellissimi di tutti i generi senza però mostrare nulla di particolarmente nuovo. Alexandre Aja prima in patria, poi ad Hollywood ha fatto degli horror, originali e non, fantastici e gente come Arnaud Desplechin (che aveva iniziato nei '90) ha fatto il cinema più classico che si possa immaginare quando si pensa alla Francia.
E' successo poi che quei cineasti come Erick Zonca o i Dardenne che stavano cambiando un po' di cose a fine anni '90 abbiano smesso di farlo. Solo i Dardenne hanno continuato a perpetuare un'idea di cinema che con il massimo della finzione cerchi il massimo della verità accumulando però più premi che seguaci.
Non ci fosse stato uno dei più straordinari e originali registi di tutto il decennio la Francia alla fine avrebbe avuto poco di originale da dire. Parlo ovviamente di Jacques Audiard, l'unico a fare un cinema diverso e tipico di questo periodo, capace di superare totalmente il concetto di genere ammucchiando stili e convenzioni diverse tra loro per puntare al sentimentalismo puro attraverso uno studio accurato della comunicazione nei soggetti più brutali e animali.
I tre film che ha fatto negli ultimi 10 anni sono la cosa più importante che abbiamo e che spero che il suo verbo possa espandersi nei prossimi anni.
Il cinema
nordico voi l'avete visto? Dopo gli exploit di Kaurismaki, Moodysson e compagnia bella tutto sembra esaurito. Si qualcosa c'è stato, ad un certo punto addirittura sembrava che fosse il turno della Norvegia, ma poi ci si è limitato a casi sparuti (benchè notevoli,
Lasciami Entrare è un altro film che sta lì tra i migliori dell'anno).
Salto a piedi pari cinematografie meno prolifiche come quella romena, quella mediorientale o africana che riscuotono successo ai festival, piacciono alla critica (e spesso pure a me) ma che poi sono totalmente fuori da qualsiasi movimento che coinvolga altri paesi. E salto anche quella russa che appunto ha prodotto Bekmambetov di maligno e pochissimo di benigno ma comunque insufficiente a far parlare di qualcosa di identificativo di questo decennio.
Infine c'è il cinema
asiatico che ha visto il tramonto dell'età dell'oro dei grandi sconvolgimenti, dei registi fenomenali, dei mille premi, dei nuovi nomi impronunciabili e dei film che finalmente facevano superare la difficoltà di fisionomie per noi tutte uguali. Cina e Giappone che in precedenza erano state un vero calderone di novità hanno esportato pochissimi autori che non affondassero le radici negli anni '90 (io ad esempio non credo molto nelle nuove generazioni cinesi). A brillare, e molto, è stata però la Corea Del Sud la cui qualità del cinema arrivato qui e negli altri paesi (che è poca cosa rispetto a quanto producono) è schizzata in maniera impressionante regalando in certi casi perle di perfezione, novità e lontananza da quanto si faceva nel resto del mondo degne del titolo di film del decennio (penso a
Ferro 3 e
Oldboy).
Brillante Mendoza poi a me non fa impazzire e così anche il cinema filippino lo metto da parte.
Altre idee?
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