Tralasciando il fatto che un film sul Natale vada al cinema ora (probabilmente a causa dell'assurdo affollamento che c'è stato nel mese di Dicembre) Tutti Insieme Inevitabilmente è quello che vi aspettate solo superficialmente.
La storia è molto classica: una coppia di lavoratori di successo di New York, indipendenti e convinti della loro vita senza figli, ogni anno evita accuratamente di vedere gli strani parenti per le vacanze di Natale mentendo e accampando scuse, ma quando il maltempo blocca il loro volo per le isole tropicali saranno costretti a vederli tutti. Le case da visitare sono 4 (entrambi le famiglie hanno genitori separati), una più strana dell'altra, e questo lento processo di riavvicinamento alle proprie radici e alla "famiglia" cambierà molte idee della coppia.
La cosa molto interessante è come Seth Gordon (già autore di uno dei più sorprendenti documentari indipendenti di sempre: King Of Kong) utilizzi la struttura in 4 fasi del titolo originale (che segnano il passaggio da un modo di vedere la vita all'altro) per riadattare i classici 3 atti del Canto di Natale di Dickens. Alcuni modelli di vita possibili che continuamente incrociano memorie del passato, suggestioni presenti ed evocazioni future.
Attraverso il viaggio per le 4 case i due da perfidi, freddi ed egoisti abitanti di città diventeranno una famiglia imparando ad amare i propri parenti, per quanto diversi da loro e oggettivamente fastidiosi.
Eppure nonostante il film risponda in pieno alle leggi di buona forma e rassicurante lieto fine da blockbuster hollywoodiano, pone molti più problemi di quanto sembri. La coppietta anche una volta accettata la "normalità" familiare in realtà non ha cambiato idea, i loro fastidi sono gli stessi e alla fine di tutto non sembrano per nulla più felici, solo più assuefatti ad un'altra idea di normalità.
Le visite ai parenti li costringono a riaffrontare fantasmi di vite passate che avevano archiviato e si erano lasciati alle spalle andando a fare la vita che realmente desideravano da altre parti.
A furia di frequentare i parenti e di subire una maratona di condizionamenti psicologici da parte di chi in tutti i modi (sia diretti che indiretti, sia violenti che amorevoli) depreca il loro stile di vita e li invita ad adeguarsi al modello familiare standard i due, che una volta erano veramente felici della loro libertà, capitolano anche sotto la spinta fisiologica alla riproduzione.
Ma non c'è vera catarsi e la sensazione finale non è di liberazione quanto di accresciuta tensione perchè si è rinunciato a qualcosa per ottenere qualcos'altro senza desiderarlo veramente.
Ah! E poi mi ha fatto molto ridere.
La storia è molto classica: una coppia di lavoratori di successo di New York, indipendenti e convinti della loro vita senza figli, ogni anno evita accuratamente di vedere gli strani parenti per le vacanze di Natale mentendo e accampando scuse, ma quando il maltempo blocca il loro volo per le isole tropicali saranno costretti a vederli tutti. Le case da visitare sono 4 (entrambi le famiglie hanno genitori separati), una più strana dell'altra, e questo lento processo di riavvicinamento alle proprie radici e alla "famiglia" cambierà molte idee della coppia.
La cosa molto interessante è come Seth Gordon (già autore di uno dei più sorprendenti documentari indipendenti di sempre: King Of Kong) utilizzi la struttura in 4 fasi del titolo originale (che segnano il passaggio da un modo di vedere la vita all'altro) per riadattare i classici 3 atti del Canto di Natale di Dickens. Alcuni modelli di vita possibili che continuamente incrociano memorie del passato, suggestioni presenti ed evocazioni future.
Attraverso il viaggio per le 4 case i due da perfidi, freddi ed egoisti abitanti di città diventeranno una famiglia imparando ad amare i propri parenti, per quanto diversi da loro e oggettivamente fastidiosi.
Eppure nonostante il film risponda in pieno alle leggi di buona forma e rassicurante lieto fine da blockbuster hollywoodiano, pone molti più problemi di quanto sembri. La coppietta anche una volta accettata la "normalità" familiare in realtà non ha cambiato idea, i loro fastidi sono gli stessi e alla fine di tutto non sembrano per nulla più felici, solo più assuefatti ad un'altra idea di normalità.
Le visite ai parenti li costringono a riaffrontare fantasmi di vite passate che avevano archiviato e si erano lasciati alle spalle andando a fare la vita che realmente desideravano da altre parti.
A furia di frequentare i parenti e di subire una maratona di condizionamenti psicologici da parte di chi in tutti i modi (sia diretti che indiretti, sia violenti che amorevoli) depreca il loro stile di vita e li invita ad adeguarsi al modello familiare standard i due, che una volta erano veramente felici della loro libertà, capitolano anche sotto la spinta fisiologica alla riproduzione.
Ma non c'è vera catarsi e la sensazione finale non è di liberazione quanto di accresciuta tensione perchè si è rinunciato a qualcosa per ottenere qualcos'altro senza desiderarlo veramente.
Ah! E poi mi ha fatto molto ridere.
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