E' in corso una battaglia e io non so che posizione prendere (anche se il solo fatto di aver fatto un lungo post sulla questione direi che mi schiera a favore). Come molte crociate mediatiche che vengono dal basso anche questa ha una causa indubbiamente giusta: protestare per le storture del mercato distributivo italiano.
Tutti quei problemi che vanno dagli adattamenti dei titoli ai periodi di uscita scelti con i piedi e chi più ne ha più ne metta. Principio della battaglia è scegliere un qualsiasi punto della distribuzione che non va e sottolinearlo.
L'iniziativa viene lanciata con toni apertamente bellici da
Cineroom in un post in un cui si spiegano le 3 fasi della guerra:
PIANO A, preparazione del campo di battaglia: stesura di post che esaminino uno degli aspetti malsani della distribuzione e della diffusione cinematografica.
PIANO B, utile allarmismo: diffusione dei post che si uniranno nella battaglia a canali di informazione di qualsiasi tipo (soprattutto on-line).
PIANO C, scontro con il nemico: diffusione dei post che si uniranno alla battaglia direttamente nelle caselle postali del nemico, le case di distribuzione.
Ammetto di non essere molto convinto.
Certo siamo daccordo tutti penso che ci sono tante cose che non vanno e alcune sono davvero poco sostenibili, come ad esempio la questione che sottolineano in primis a Cineroom degli adattamenti dei titoli alle volte fatte con talmente poco rispetto per gli spettatori da rasentare l'insulto.
Tuttavia questa mobilitazione blogghistica mi sembra una puntura di spillo sulla scorza dura di Godzilla (ancora non me lo sono levato dalla testa). E non che non mi vada di combattere per cause perse (sono le migliori!) solo che una mobilitazione battagliera di questo tipo non mi convince. Non mi convince perchè benchè anche io mi senta male a leggere "Il Petroliere" invece che "There Will Be Blood" e pensi che sia veramente uno scempio sintomatico di provincialismo, cioè di quella mancanza di voglia di fare qualcosa di meno rassicurante ma più "alto", non posso non guardare anche l'altro lato della medaglia.
E l'altro lato della medaglia lo sottolineava in un post di qualche anno fa un blogger, anche se non riesco a ricordare chi (spero che legga questo post e si riconosca in modo da poter anche linkare il suo post), riguardava uno dei casi "cardine" di malatitolazione, uno sul quale NESSUNO può avere dubbi su che posizione prendere: Se Mi Lasci Ti Cancello.
Quella fu una truffa bella e buona, oltre che una dimostrazione di provincialismo, perchè il film veniva sbandierato per quello che non era, data la presenza di Jim Carrey si provava a venderlo come una commedia mentre era un'opera un po' più difficile e sicuramente non rassicurante. Oltre al danno per gli spettatori accorti dunque anche quello per quelli più casuali. Imperdonabile davvero!
Eppure in quel post il blogger raccontava di essere andato ad una proiezione e casualmente essersi seduto vicino ad altri spettatori dei quali non poteva non ascoltare i discorsi e che capì essere stati truffati, data la loro sorpresa a fine film. E non furono i soli in quella sala, eppure all'uscita molti di questi erano felici e piacevolmente sorpresi da un film che non avrebbero mai scelto di vedere ma che li aveva conquistati.
Dunque se lo chiedete a me cambiare un titolo in quella maniera dovrebbe fruttare il carcere duro a chiunque, eppure non posso fare a meno di pensare che quell'esigenza meramente commerciale che ha spinto la distribuzione a cercare un titolo che avesse il massimo appeal, anche a costo di truffare il pubblico, ha poi avuto degli indubbi risvolti positivi portando al cinema a vedere un film più impegnato anche un pubblico che non l'avrebbe mai fatto.
Allora mi chiedo anche un'altra cosa: in fondo noi (dove per noi non intendo i cineblogger ma gli spettatori più accorti) i titoli originali li sappiamo e non ci facciamo mai truffare e se la storpiatura avviene per un cinema che non ci interessa (come le commedie da 4 soldi o il cinema horror di serie Z) giustamente ce ne freghiamo tanto il danno è relativo. Allora per chi è il vero danno? E' un danno di immagine? Un po', io mi vergogno che nel mio paese si adattino così i titoli. E' un danno per gli spettatori? Beh dipende... Perchè appunto sono i film più difficili quelli la cui titolatura viene "facilitata" e se questo spinge più gente a vederli...
A me fa schifo "Il Petroliere", ma mi chiedo: se alla fine questo porterà al cinema anche un pubblico che altrimenti non ci sarebbe andato è davvero così male da richiedere una mobilitazione di massa e una battaglia?
Non ho una risposta, me lo chiedo.
Certo altro discorso per la distribuzione stupida in periodi stupidi o per tempi stupidi o quella fatta male per film meno importanti, con meno soldi ecc. ecc. Però per quello feci
un articolo che andò sulla prima pagina di spettacoli di Repubblica. Conta come attuazione della parte B del piano? Posso dire di essermi portato avanti col lavoro?
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