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Thursday, November 8, 2007

I Vicerè - La polemica

Ricevo nei commenti al post su I Vicerè, film di Roberto Faenza:
Abbiamo visto un film diverso e una conferenza diversa...a quanto pare. Mi piace che poi si dice in giro che il cinema italiano non cresce, non è un'industria...non azzarda. CARO, carissimo gparker, i critici cinematografici italiani sanno solo dire "bel montaggio, fotografia scarsa, senso del cinema, tecnicismi, inquadrature..."? Ma perchè non si chiedono come mai nessun regista prima ad ora era riuscito a fare un film su un romanzo come questo? Perchè nessuno in conferenza chiede "Faenza, 01, Produzione...cosa vi ha mossi a fare un film su I Vicerè? E (mi dai tu il la per parlarne) perchè (visto che eri presente in conferenza) non hai chiesto come mai il pay off della locandina è "un romanzo censurato per oltre 100 anni"??? io l'ho chiesto (forse tu eri già andato via...) e se cerchi bene nel mio blog trovi una meraviglia di risposta.
Dimenticavo che ho fatto un pò di giri sui siti dei nostri colleghi...e fa impressione che ci siano opinioni così diverse. Penso che una "critica" corretta debba (andando oltre i pareri personali, che ovviamente è giusto che siano diversi) prima di tutto INFORMARE il pubblico su cosa andrà a vedere, su come è stato fatto il film e sul perchè sono stati investiti dei soldi su quel prodotto/arte. Dare una personale opinione con parole grosse ("Recitato malissimo e montato da un tossico in fase terminale"), mosse forse solo da "impostazioni mentali fisse", a che serve? ma sopratutto a chi serve? Cosa è peggio: un personale parere che si propone come terra-terra e utilizza mezzucci popolari per accattivarsi qualche commento in più o una brutta recensione che si propone come grande opera di giornalismo erudito che osteggia fatti personali, mascherati da presunzioni oggettive, dichiarando di non aver nemmeno seguito tutta la conferenza?
Comincio dall'ultima domanda che è quella che mi stimola maggiormente.
E' peggio il primo, perchè il secondo, se non altro tenta di dare un'idea di cinema di mostrare in primis se stesso e quindi dare la possibilità a chi legge di capire immediatamente se aderisce o meno alla visione di chi scrive.
La critica è un'operazione per definizione soggettiva e per questo per onestà i pareri sono espressi nella maniera più personale possibile, poichè attraverso espressioni come: "genere che a me solitamente non piace" si dà la cifra al lettore di chi sia colui che parla.
Potrei poi aggiungere che "questo è un blog e quindi non costituisce certo un organismo di stampa ufficiale ecc. ecc." ma non lo farò poichè scrivo qua con la medesima puntigliosità e la medesima volontà che metto nei lavori più ufficiali, solo che qui posso permettermi una più ruvida sincerità (espressioni come "malato terminale").
A chi serve usare parole forti? Serve a rendere un concetto, certo poi possiamo dibattere sulla mia abilità scrittoria (scarsa) che non mi consente di esprimere eguale sdegno senza usare termini forti, ma non è di interesse, il punto è la volontà di bocciare senza appello un film perchè brutto. Senza appello, perchè appello non meritano la bruttezza e la banalità. e questa è la mia visione di cinema. Il film con le migliori intenzioni che si risolve in un exploit di cattiva qualità è da condannare senza appello, le intenzioni sono nulle se non hanno una forma che le attualizza.
Io non vedo la critica come qualcosa di esclusivamente funzionale ma come qualcosa di contorno al cinema che ne alimenta un dibattito e che esprime visioni su di esso, scuole di pensiero che si scontrano. La funzione di "indirizzo dello spettatore" poi è svolta a latere e come ho detto a partire dalla propria dichiarazione di parzialità.

Ci si chiede e mi chiedo ancora perchè il cinema italiano non azzardi ma di certo non mi chiedo nè mi chiederei mai perchè il cinema italiano non azzarda a livello di argomenti.
Non mi interessa (ed ancora è la mia visione di cinema) minimamente il ritrovamento o il recupero di un testo di dura denuncia ecc. ecc. se poi non si risolve in una forma (e quindi un film) che osi. Ma che osi a livello formale e di linguaggio! E non che abbia una messa in scena approssimativa, attori in linea di massima senza arte nè parte e professionalità dubbie! Viene prima la denuncia o l'arte? Io non ci penso due volte a dire la seconda.

Purtroppo l'anonimo commentatore dimentica di firmarsi dunque non ho potuto verificare il suo commento sul suo blog e la risposta alla domanda. Ad ogni modo c'è stata una domanda in questo senso ad inizio conferenza stampa (non so se era la sua), la gente lo ha chiesto e lo avrei chiesto io se non l'avessero già fatto (quello che avevo letto sui cartelloni era ciò che più mi aveva incuriosito e il mio primo motivo di sdegno). La risposta è stata comunque poco esaustiva per quanto mi riguarda, come lo è stato il discorso sul proiettarlo nelle scuole.
Ma in questo modo (parlando della conferenza stampa) ci allontaniamo dal film, cosa che io non voglio fare e cerco di non fare mai e che (mi sembra) vorresti fare tu, parlando dei motivi che hanno tenuto questo testo lontano dal cinema per tanti anni invece che della fotografia, del montaggio, del senso del cinema, dei tecnicismi e dell'inquadratura che sono i mezzi attraverso i quali il film prende vita, più ancora del testo di partenza.

Io ho visto un film con motivi di censura inesistenti, con velleità polemiche ridicole e con accuse al sistema da secolo scorso (che è appunto il periodo in cui è stato pubblicato il libro).

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